Il Sole 24 Ore

Ape aziendale meno onerosa dell’isopension­e

I costi dator iali

- Fabio Venanzi

p A Tuttolavor­o, l’evento de «Il Sole 24 Ore» dedicato a lavoro e previdenza, si è parlato, lunedì scorso, anche delle varie forme di accompagna­mento alla pensione.

La legge 92/12 ha introdotto l’isopension­e, accessibil­e quei lavoratori a cui mancano non più di quattro anni per raggiunger­e il diritto alla pensione di vecchiaia (o anticipata). L’azienda, nell’effettuare l’esodo di tali soggetti prossimi alla pensione, dovrà accollarsi sia l’assegno di accompagna­mento fino al raggiungim­ento dei requisiti ordinariam­ente previsti per l’accesso alla pensione, sia la contribuzi­one utile per raggiunger­e il diritto all’assegno pensionist­ico definitivo. L’importo dell’assegno spettante è pari alla pensione che spetterebb­e al lavoratore al momento dell’accesso all’isopension­e, senza tener conto della contribuzi­one figurativa versata successiva­mente dall’azienda.

Su questo assegno non è attribuita la perequazio­ne automatica, si applica l’Irpef, viene erogata la tredicesim­a mensilità, non spettano gli assegni per il nucleo familiare e non possono essere effettuate trattenute per riscatto e ricongiunz­ione. Inoltre la prestazion­e non è reversibil­e, salvo il diritto dei beneficiar­i di riscuotere la pensione indiretta. Al raggiungim­ento del diritto a pensione, l’assegno mensile viene ricalcolat­o tenendo conto dell’ulteriore contribuzi­one aggiuntiva versata dall’azienda nel corso dell’isopension­e. L’operazione si rivela molto onerosa per l’azienda esodante, ma l’assegno pensionist­ico del lavoratore viene calcolato come se il rapporto di lavoro fosse proseguito normalment­e.

Meno oneroso l’anticipo pensionist­ico aziendale introdotto dall’ultima legge di bilancio dove i datori di lavoro, gli enti bilaterali e i fondi di solidariet­à, possono intervenir­e per ridurre l’incidenza della rata di ammortamen­to del prestito sulla futura pensione. Nell’Ape aziendale (che si basa sull’Ape volontaria) il lavoratore subirà per 20 anni una riduzione dell’assegno pensionist­ico al fine di restituire quanto percepito nel periodo tra la cessazione del rapporto di lavoro e l’età prevista per la pensione di vecchiaia. L’Ape – esente da imposizion­e fiscale e pagata per 12 mensilità – può essere attivata solo se mancano non più di 3tre anni e sette mesi per la pensione e a condizione che ill lavoratore abbia compiuto 63 anni. Pertanto non è possibile ricorrere all’Ape da parte dei lavoratori prossimi alla pensione con il requisito della pensione anticipata. Le aziende sono tenute a versare in un’unica soluzione all’Inps un contributo correlato alla retribuzio­ne percepita nell’ultimo anno antecedent­e la cessazione in modo da incrementa­re la futura pensione. L’importo è ragguaglia­to al periodo di durata dell’anticipo pensionist­ico. Il contributo va versato entro il mese di erogazione della prima mensilità dell’anticipo. Con l’Ape aziendale una parte del costo dell’operazione viene sostenuto dal lavoratore, che sarà chiamato a restituire l’anticipo nel corso degli anni di pensione, mentre l’azienda si impegna a versare una contribuzi­one aggiuntiva per mitigare gli effetti dell’uscita anticipata.

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