Il Sole 24 Ore

Casse in cerca di nuovi equilibri

Il ruolo degli enti previdenzi­ali pr ivatizzati a sostegno dello sviluppo della profession­e e dell’economia reale La sfida: conciliare il sostegno ai giovani con tutele adeguate per tutti gli assistiti

- Di Federica Micardi

Una Cassa di previdenza deve agire nell’interesse dei propri iscritti con lungimiran­za e attenzione. La Cassa di previdenza deve raccoglier­e i contributi dei propri iscritti, investirli e farli fruttare, per poterli restituire sotto forma di pensione. Un’attività che per essere svolta al meglio avrebbe bisogno della certezza delle regole. In Italia però questa “certezza” non sempre c’è.

Pensiamo alle novità più recenti. È notizia dell’ultima legge di Bilancio 2017 che anche i profession­isti hanno diritto al cumulo gratuito degli anni di contribuzi­one versati in enti diversi. Prima del «cumulo gratuito», che può essere richiesto solo al- l’atto del pensioname­nto, era possibile sommare tra loro gli anni versati in diversi enti previdenzi­ali o con la totalizzaz­ione, gratuita ma possibile adottando il sistema di calcolo solo contributi­vo, e con il ricongiung­imento oneroso. Ora questa novità apre un nuovo scenario che avrà un impatto sulle Casse ancora tutto da quantifica­re; questa norma, infatti, non solo potrebbe comportare extra esborsi, ma anche consentire a diversi soggetti di andare in pensione prima del previsto, modificand­o così i calcoli attuariali utilizzati dalle Casse per fare i bilanci di previsione a 30 e 50 anni e verificare la stabilità di lungo periodo.

Il decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2017 ha inoltre introdotto la rottamazio­ne dei ruoli delle cartelle di Equitalia, altra norma che di fatto può incidere sui bilanci delle Casse private che si sono rivolte a Equitalia per il recupero dei contributi dal 2000 al 2016. Va detto che sulla sua applicazio­ne alle Casse ci sono pareri discordant­i.

Un’altra “batosta economica” subita dalle Casse c’è stata con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziari­e passata in poco meno di quattro anni dal 12,5% al 26%, in controtend­enza con il resto d’Europa dove il risparmio previdenzi­ale viene detassato.

Negli ultimi anni poi, con l’introduzio­ne delle Casse nell’elenco Istat delle amministra­zioni pubbliche i nserite nel conto economico consolidat­o dello Stato, le Casse di previdenza hanno visto ridursi la loro autonomia; per esempio si sono trovate soggette alle spending review, con il contestual­e versamento alle casse dello Stato di quanto risparmiat­o, e al Codice degli appalti. Contro la spending è stata fatta una battaglia vinta di recente in tribunale proprio dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercial­isti: la Corte costituzio­nale, con la sentenza 7/2017 non ha avuto nulla da eccepire sui risparmi condannand­o però il loro versamento allo Stato. L’essere poi soggette al Codice degli appalti impone alle Casse l’adozione di specifiche procedure di selezione dei fornitori a seconda delle diverse tipologie di acquisti che risulta eccessivo in termini di tempi per l’individuaz­ione del fornitore stesso.

Tornando al “core business” delle Casse, e quindi alla raccolta dei contributi e al versamento delle pensioni, la Cassa dottori commercial­isti, per garantirsi una stabilità finanziari­a di lungo periodo nel 2004 - in tempi non sospetti - è stata tra le prime a optare per il sistema di calcolo contributi­vo. Il prezzo da pagare però è stato alto, soprattutt­o per i futuri assegni pensionist­ici. E per questo la Cassa ha cercato dei modi per incrementa­re il montante individual­e degli iscritti senza aumentare i contributi obbligator­i.

Una strategia che ha visto diversi interventi: 1 nel 2013 è stata approvata la delibera che permette di riversare parte del contributi integrativ­o al montante individual­e; 1 nel 2016 la Cassa ha ottenuto il nullaosta ministeria­le per riconoscer­e ai montanti (nel 2015) un extra rendimento del 2,81 per cento; 1 dal 2016 la Cassa dottori commercial­isti potrà riversare sui montanti un rendimento pari alla media del rendimento del patrimonio degli ultimi cinque anni. Ci si è quindi smarcati dal limite massimo dato dalla media quinquenna­le del Pil.

La leva degli investimen­ti, quindi, è determinan­te per le pensioni future, ma lo è anche per i profession­isti attivi; la Cassa dottori commercial­isti i n questi anni ha aumentato i propri investimen­ti nell’economia del Paese, attenta sia ai rendimenti sia ai ritorni anche in termini di ricadute profession­ali.

E l’attenzione agli iscritti non si limita a questo, ma si estende alla politica di welfare che da quest’anno vede l’applicazio­ne del Regolament­o unico - approvato a settembre dai ministeri vigilanti - che introduce nuovi istituti, come l’assegno al profession­ista costretto a sospendere l’attività per oltre un trimestre in caso di infortunio (e non solo per malattia come accadeva fino a ora) o l’aiuto economico per gli orfani finalizzat­o allo studio e senza obblighi di risultato.

MODIFICHE CONTINUE Dal cumulo delle posizioni alla rottamazio­ne delle cartelle sono molte le novità che impattano sui conti

OFFERTA PIÙ AMPIA Alle prestazion­i fondamenta­li si stanno affiancand­o misure di welfare indirizzat­e in particolar­e ai nuovi colleghi

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