Gentiloni: l’Italia aumenterà la spesa di difesa nella Nato
Missione di “institution building” dell’Alleanza in Libia - Il premier su Brexit: non dobbiamo essere punitivi
L’Italia ha preso l’impegno ad aumentare la spesa nella Nato, e lo rispetterà: lo ha ribadito il premier Gentiloni in una conferenza stampa con il segretario generale dell’organizzazione, Stoltenberg.
Gentiloni conferma l’impegno al segretario generale Stoltenberg
L’Italia sigilla l’impegno di aumentare la spesa per la difesa nell’ambito della Nato, e lo fa il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Con una novità: l’invio a breve da parte dell’alleanza atlantica di un gruppo di esperti di “institution building” in Libia. «L’Italia ha assunto degli impegni nel 2014 al vertice Nato nel Galles, di puntare verso un certo traguardo in un arco di tempo di 10 anni. Su questi impegni l’Italia si sta muovendo e confermarli è nostro dovere» ha detto il premier Paolo Gentiloni in una dichiarazione congiunta a Palazzo Chigi, «la quota d’investimenti l’abbiamo già raggiunta, sull’aspetto delle spese il percorso sarà più graduale perché dobbiamo tenere conto delle nostre condizioni economiche». Stoltenberg ha aggiunto: «L’Italia ha aumentato la sua spesa nella difesa grazie a una promessa congiunta fatta nel 2014 di arrivare al 2% del Pil». E poi l’annuncio del norvegese sulla Libia: «La Nato è pronta a sostenere la Libia, un gruppo di esperti si recherà nelle prossime settimane per discutere con le autorità libiche su come creare le istituzioni. L’Italia è un alleato di estremo valore, lì ha dato un contribuito a risolvere i problemi in Libia». In sostanza, dietro richiesta del governo riconosciuto di Tripoli, la Nato manderà in Libia degli esperti di “institution building” in particolare per il ministero della difesa, lo stato maggiore delle forze armate e l’intelligence.
«L’impegno nell’Alleanza non è solo finanziario, l’Italia è orgogliosa dell’impegno in Iraq, Afghanistan, nelle regioni baltiche e in tanti settori in cui i nostri militari sono impegnati. L’Italia partecipa all’Alleanza a testa alta non solo è il quinto maggiore contributore ma al di là risorse economiche ci mette la professionalità, l’impegno, la dedizione dei nostri militari perchè siamo convinti che sia un’alleanza strategica», ha aggiunto Gentiloni.
Prima dell’incontro sulla difesa Gentiloni, nella mattina, aveva parlato alla Camera in vista del Consiglio Europeo straordinario di domani sulla Brexit: la risoluzione di maggioranza è stata approvata dai due rami del Parlamento. «Noi ci muoviamo nei negoziati su Brexit con alcuni principi ispiratori: siamo e restiamo amici e alleati del Regno Unito, non confondiamo le dinamiche che si sono aperte con Brexit, con un negoziato che tutti sanno molto complicato» con «un punto che deve essere fuori discussione: sarebbe un errore trascurare e rinnegare la radicata e antica amicizia geopolitica» con Londra. «Noi siamo fermi, ed è una posizione condivisa dal 90% dei Paesi europei, che si debba distinguere in due fasi del negoziato: una prima fase in cui si negoziano le modalità di recesso del Regno unito dall’Ue e una seconda in cui si definisce il nuovo quadro dei rapporti fra Regno Unito e Unione europea. Tra queste due fasi nel frattempo si possono definire accordi limitati e di durata definita su singole questioni, che difficilmente possono restare appese nel corso di due anni o anche più» ha aggiunto il premier. «Siamo interessati al fatto che tra le priorità del negoziato, già nella prima fase, ci sia il destino dei cittadini dei diversi Paesi europei che risiedono nel Regno Unito» il 15% dei quali sono italiani. «Noi abbiamo il dovere e diritto di pretendere per i nostri concittadini tutele e diritti amministrativi certi, immediatamente applicabili e non discriminatori e basati sul principio di reciprocità» con britannici residenti in Italia.