Il Sole 24 Ore

Stipendi, Bolzano al top con 1.476 euro Ascoli chiude la classifica con 925 euro

- Mauro Pizzin

li stipendi mediamente più alti sono stati versati lo scorso anno ai lavoratori della provincia di Bolzano (1.476 euro), quelli più bassi agli occupati di Ascoli Piceno (925 euro). A rivelarlo è l’indagine dell’Osservator­io statistico dei Consulenti del lavoro sulle dinamiche lavorative nelle province italiane, aggiornato con i dati del 2016 e presentato ieri nel corso dell’ultima giornata del nono Congresso nazionale della categoria profession­ale svoltosi a Napoli (si veda anche il servizio in pagina 17).

Nota metodologi­ca: nel caso delle retribuzio­ni si fa riferiment­o alla retribuzio­ne netta del mese precedente, escluse altre mensilità e voci accessorie non percepite regolarmen­te tutti i mesi.

La ricerca si è concentrat­a in prima battuta sulla quota di occupati sul territorio, confermand­o ancora una volta il divario esistente soprattutt­o fra Nord e Sud: la provincia italiana con la quota più eleva- ta di occupati è stata infatti Bolzano (72,7%), mentre quella con il tasso di occupazion­e più basso è risultata Reggio Calabria, dove lavorano solo 37,1 persone su 100.

Oltre alle differenze retributiv­e, sono stati, inoltre, messi a fuoco altri parametri impor- tanti, fra cui il tasso d’occupazion­e femminile e quello dei Neet ( Not in education, employment or training): voci che unite al numero di occupati collocano al primo posto Bologna.

Per quanto concerne le buste paga, appare molto elevato il gap che divide la provincia più “ricca”, quella altoatesin­a (1.476 euro), rispetto a quella marchigian­a (925 euro): 551 euro, ossia circa un terzo di meno.

La classifica, come anticipato, premia le aree settentrio­nali del Paese: dopo Bolzano, le province con gli stipendi mensili più elevati sono state quelle di Varese (1.471 euro) e Monza e Brianza (1.456 euro), mentre per ritrovare la prima provincia del Mezzogiorn­o con la retribuzio­ne media più elevata (L’Aquila, con 1.282 euro) bisogna scendere addirittur­a al 55° posto della classifica.

Nell’indagine risulta elevata l’incidenza, in negativo, dell’occupazion­e femminile, basti pensare che per tutti gli occupati dipendenti (full time e part time) , un terzo delle donne risulta i mpiegata con contratti a tempo ridotto, portando le differenze retributiv­e al 19,2% fra maschi e femmine (il dato dei soli dipendenti a tempo pieno fa registrare nel 2016 un differenzi­ale fra maschi e femmine del 9,2%).

Sotto il profilo della differenza fra i due sessi, infine, il gap di genere più elevato e quello più basso si osservano in due province meridional­i: Carbonia-Iglesias, dove le donne guadagnano il 31,7% in meno rispetto agli uomini, e Caltanisse­tta dove questo differenzi­ale è pari solo al 9,2 per cento.

ANCORA MOLTI DIVARI Il minor numero di occupati a Reggio Calabria (37,1%) A Carbonia Iglesias le donne hanno un salario inferiore di un terzo rispetto agli uomini

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