Proposta M5s: ridurre la soglia per il «premio» Renzi pronto al dialogo
Ma nel Pd prevale lo scetticismo
pAbbassare la soglia per far scattare il premio di maggioranza sotto il 40%. La proposta, a poche ore dalle primarie del Pd che oggi dovrebbero consacrare la leadership di Matteo Renzi, arriva dal vicepresidente della Camera e dirigente del M5S Luigi Di Maio. Di Maio non specifica fino a quanto dovrebbe scendere la soglia: 35%, 37%? Ma certo la proposta potrebbe riaprire i giochi sulla legge elettorale a poche ora dall’iniziativa del presidente Sergio Mattarella, che ha convocato al Colle i presidenti delle Camere per sollecitare un intervento per armonizzare i due sistemi attualmente in vigore alla Camera e al Senato. Un premio di maggioranza al di sopra del 35 o 37%, che renda dunque autosufficiente il partito che dovesse arrivare a quella soglia, è naturalmente indigesto ai piccoli partiti. E infatti le prime bocciature arrivano dall’alfaniano Fabrizio Cicchitto («è una proposta chiaramente iniqua, fu discussa la soglia al 40% figuriamoci scendere») e dal bersaniano di Mdp Alfredo D’Attorre («L’abbassamento della soglia per il premio dal 40 al 35% sarebbe a forte rischio di incostituzionalità»). In casa Pd invece regna la prudenza. Ma non nel merito, quanto nel metodo e nell’affidabilità dell’interlocutore. I renziani Emanuele Fiano alla Camera e Andrea Marcucci al Senato mettono così le mani avanti: «A nome di chi parla Di Maio? Quella lanciata nell’intervista è la proposta ufficiale del M5S? L’hanno votata sul blog? Domani è il giorno delle nostre primarie. Noi abbiamo organi e rappresentanti democraticamente eletti, di loro invece non si capisce mai bene a nome di chi parlino». Per dirla con Matteo Renzi, a decidere è Beppe Grillo, la Casaleggio associati o il blog ma solo quando decide nel verso giusto? Perché tra i dem c’è molto scetticismo sulla reale volontà dei grillini di chiudere un accordo sulla legge elettorale, memori anche della retromarcia dell’ultimo minuto in Senato sulla stepchild adoption dopo una telefonata di Grillo a Di Maio.
Eppure Renzi, nel merito, non chiude la porta alla proposta grillina. «La Corte costituzionale, nella sentenza che bocciò il Porcellum, fissò chiaramente al 15% il massimo di premio attribuibile alla prima lista o coalizione. Quindi un premio di maggioranza a chi superi il 35% non è incostituzionale e a me va anche bene», ragiona il segrertario in pectore del Pd. È dunque una strada percorribile, e l’ipotesi è realmente in campo. Non a caso il costituzionalista vicino a Renzi Stefano Ceccanti saluta come una novità positiva la proposta di Di Maio. Il punto è un altro, come subito hanno rimarcato Fiano e Marcucci: chi è il vero interlocutore del M5S? Se fanno sul serio Renzi è disposto a vedere le carte. Anche perché è evidente che per portare a casa l’obiettivo della governabilità in una situazione politica di fatto tripolare questa indicata da Di Maio è una delle due strade percorribili. L’altra strada è solo quella del collegio uninominale a turno unico come in Gran Breta-
L’EX PREMIER «La Consulta fissò al 15% il massimo di premio attribuibile alla prima lista, quindi un premio a chi superi il 35% non è incostituzionale»
gna o a doppio turno come in Francia, ma si sa che sia Fi sia il M5S sono contrari ai collegi uninominali. Tutte le altre ipotesi in campo possono contenere dei correttivi più o meno maggioritari, ma tendono a non dare un vincitore certo (perché è improbabile che una lista possa arrivare al 40% per ottenere il premio come è previsto attualmente dal sistema per eleggere la Camera). Costringendo dunque chi vince a coalizzarsi in Parlamento per poter formare un governo.
Ma anche se la strada dell’abbassamento della soglia per il premio di maggioranza dal 40 al 35 o 37% fosse percorribile con un accordo tra Pd e M5S, restano sul tavolo molti altri dettagli da definire: il superamento dei capilista bloccati, l’armonizzazione delle sogliue di sbarramento e l’estensione del premio anche alla Camera. I problemi sono tanti e tali che non pochi parlamentari, a taccuino chiuso, scommettono che si andrà a votare con i due sistenmi esistenti frutto di due sentenze distinte della Consulta. In fondo a crederlo è lo stesso Renzi. Il quale, al di là delle aperture tattiche, non può non vedere come il 35% sia una soglia rischiosa, perché a raggiungerla potrebbe essere il M5S invece del Pd.