Perché resta difficile l’accordo sul debito greco
L’accordo fra il Governo greco e i suoi creditori sulle riforme economiche, che ora Atene ha il compito non facile di far approvare in Parlamento, ha creato aspettative probabilmente eccessive che un’intesa si possa trovare in tempi brevi anche sulla ristrutturazione del debito.
Il programma per la Grecia ha “due gambe”, ha ricordato il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, dopo un incontro con il ministro delle Finanze, Euclides Tsakalotos: misure di politica economica e alleggerimento del debito. La posizione dell’Fmi è cruciale i n quanto la Germania ha condizionato la continuazione degli aiuti alla Grecia alla partecipazione dell’istituzione di Washington, ma al tempo stesso ha finora resistito alla richiesta del Fondo di un intervento sul debito di Atene. «La soluzione del problema passa da due posizioni apparentemente i nconciliabili – dice Jeromin Zettelmeyer, del Peterson Institute, fino all’anno scorso al ministro dell’Economia tedesco, che ha scritto con Eike Kreplin, tuttora allo stesso ministero, e Ugo Panizza, del Graduate Institute di Ginevra, un’analisi approfondita delle opzioni sul tavolo –: per la Germania prendere un impegno per una ristrutturazione del debito greco prima delle elezioni tedesche di settembre, per il vertice dell’Fmi presentarsi in consiglio con un piano che non preveda la riduzione del debito». Non è una caso che, quando questa settimana sono circolate voci che l’accordo sulle riforme avrebbe aperto la strada a uno sul debito già all’Eurogruppo del 22 maggio, il ministero delle Finanze tedesco abbia prontamente smentito che misure di alleggerimento del debito siano in preparazione. E anche da Bruxelles si è gettato acqua sul fuoco delle voci secondo cui il debito di Atene verso l’Fmi (più caro) potrebbe esser estinto con nuove risorse del fondo salva-Stati Esm.
Quel che è certo è che una soluzione va trovata urgentemente (a luglio la Grecia deve affrontare rimborsi per 7 miliardi di euro) e che nel maggio 2016 l’Eurogruppo ha promesso un intervento sul debito a fronte della realizzazione delle riforme da parte di Atene, in modo da mettere un tetto del 15% (e a più lungo termine del 20%) sulle risorse che la Grecia deve impegnare nel servizio del debito. Tutto si gioca sull’entità del surplus primario (al netto della spesa per interessi) nel bilancio pubblico, che determinerà l’importo necessario per l’alleggerimento del debito. L’anno scorso, a sorpresa, Atene ha realizzato un surplus del 4,2% (contro un target dello 0,5%), ma si tratta di un livello irripetibile. L’esperienza internazionale, scrivono Zettelmeyer e i suoi coautori, insegna che il surplus non può bastare a rendere il debito sostenibile. Inoltre, per un’economia nelle condizioni di quella greca è meglio che il risanamento dei conti avvenga più lentamente, dice Poul Thomsen, capo del dipartimento europeo dell’Fmi, che per una volta invoca meno austerità.
Un taglio del valore nominale del debito, o haircut, è escluso, tra l’altro, dalla legislazione tedesca. Le strade sono l’estensione delle scadenze e l’abbassamento dei tassi, ma, stando al menu stilato dall’Eurogruppo l’anno scorso, comporterebbero, secondo i calcoli del Peter- son, un termine lunghissimo, fino al 2080, e un aumento dell’esposizione verso la Grecia per decenni, prima del suo calo. Non si tratta insomma di opzioni prive di costi: lo studio del Peterson indica un’alternativa (che non piace né alla Grecia né ai suoi creditori) in prestiti addizionali dell’Esm fino a 100 miliardi di euro e un rinvio del ritorno, presumibilmente molto costoso, di Atene ai mercati dei capitali privati. Intanto, un altro attore, la Banca centrale europea, è rimasto finora sullo sfondo e la possibilità che possa intervenire comprando titoli greci in base al Qe si sta trasformando in una lotta contro il tempo, in quanto il Qe si sta avviando a conclusione, quasi certamente nella prima metà del 2018. La fissazione di una serie di benchmark futuri, sia strutturali sia fiscali, dopo il 2018 potrebbe essere un altro tassello dell’intesa.
Intanto, fra dieci giorni Tsakalotos e il governatore Yannis Stournaras saranno a Francoforte in una sorta di roadshow per illustrare le proprie ragioni alla platea più esigente, quella tedesca.
LE OPZIONI Allo studio prestiti addizionali dall’Esm con rinvio del ritorno sul mercato dei capitali oppure riduzione dei tassi e allungamento delle scadenze