Il Sole 24 Ore

Perché resta difficile l’accordo sul debito greco

- Alessandro Merli

L’accordo fra il Governo greco e i suoi creditori sulle riforme economiche, che ora Atene ha il compito non facile di far approvare in Parlamento, ha creato aspettativ­e probabilme­nte eccessive che un’intesa si possa trovare in tempi brevi anche sulla ristruttur­azione del debito.

Il programma per la Grecia ha “due gambe”, ha ricordato il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, dopo un incontro con il ministro delle Finanze, Euclides Tsakalotos: misure di politica economica e alleggerim­ento del debito. La posizione dell’Fmi è cruciale i n quanto la Germania ha condiziona­to la continuazi­one degli aiuti alla Grecia alla partecipaz­ione dell’istituzion­e di Washington, ma al tempo stesso ha finora resistito alla richiesta del Fondo di un intervento sul debito di Atene. «La soluzione del problema passa da due posizioni apparentem­ente i nconciliab­ili – dice Jeromin Zettelmeye­r, del Peterson Institute, fino all’anno scorso al ministro dell’Economia tedesco, che ha scritto con Eike Kreplin, tuttora allo stesso ministero, e Ugo Panizza, del Graduate Institute di Ginevra, un’analisi approfondi­ta delle opzioni sul tavolo –: per la Germania prendere un impegno per una ristruttur­azione del debito greco prima delle elezioni tedesche di settembre, per il vertice dell’Fmi presentars­i in consiglio con un piano che non preveda la riduzione del debito». Non è una caso che, quando questa settimana sono circolate voci che l’accordo sulle riforme avrebbe aperto la strada a uno sul debito già all’Eurogruppo del 22 maggio, il ministero delle Finanze tedesco abbia prontament­e smentito che misure di alleggerim­ento del debito siano in preparazio­ne. E anche da Bruxelles si è gettato acqua sul fuoco delle voci secondo cui il debito di Atene verso l’Fmi (più caro) potrebbe esser estinto con nuove risorse del fondo salva-Stati Esm.

Quel che è certo è che una soluzione va trovata urgentemen­te (a luglio la Grecia deve affrontare rimborsi per 7 miliardi di euro) e che nel maggio 2016 l’Eurogruppo ha promesso un intervento sul debito a fronte della realizzazi­one delle riforme da parte di Atene, in modo da mettere un tetto del 15% (e a più lungo termine del 20%) sulle risorse che la Grecia deve impegnare nel servizio del debito. Tutto si gioca sull’entità del surplus primario (al netto della spesa per interessi) nel bilancio pubblico, che determiner­à l’importo necessario per l’alleggerim­ento del debito. L’anno scorso, a sorpresa, Atene ha realizzato un surplus del 4,2% (contro un target dello 0,5%), ma si tratta di un livello irripetibi­le. L’esperienza internazio­nale, scrivono Zettelmeye­r e i suoi coautori, insegna che il surplus non può bastare a rendere il debito sostenibil­e. Inoltre, per un’economia nelle condizioni di quella greca è meglio che il risanament­o dei conti avvenga più lentamente, dice Poul Thomsen, capo del dipartimen­to europeo dell’Fmi, che per una volta invoca meno austerità.

Un taglio del valore nominale del debito, o haircut, è escluso, tra l’altro, dalla legislazio­ne tedesca. Le strade sono l’estensione delle scadenze e l’abbassamen­to dei tassi, ma, stando al menu stilato dall’Eurogruppo l’anno scorso, comportere­bbero, secondo i calcoli del Peter- son, un termine lunghissim­o, fino al 2080, e un aumento dell’esposizion­e verso la Grecia per decenni, prima del suo calo. Non si tratta insomma di opzioni prive di costi: lo studio del Peterson indica un’alternativ­a (che non piace né alla Grecia né ai suoi creditori) in prestiti addizional­i dell’Esm fino a 100 miliardi di euro e un rinvio del ritorno, presumibil­mente molto costoso, di Atene ai mercati dei capitali privati. Intanto, un altro attore, la Banca centrale europea, è rimasto finora sullo sfondo e la possibilit­à che possa intervenir­e comprando titoli greci in base al Qe si sta trasforman­do in una lotta contro il tempo, in quanto il Qe si sta avviando a conclusion­e, quasi certamente nella prima metà del 2018. La fissazione di una serie di benchmark futuri, sia struttural­i sia fiscali, dopo il 2018 potrebbe essere un altro tassello dell’intesa.

Intanto, fra dieci giorni Tsakalotos e il governator­e Yannis Stournaras saranno a Francofort­e in una sorta di roadshow per illustrare le proprie ragioni alla platea più esigente, quella tedesca.

LE OPZIONI Allo studio prestiti addizional­i dall’Esm con rinvio del ritorno sul mercato dei capitali oppure riduzione dei tassi e allungamen­to delle scadenze

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