OVS, focus-estero: l’integrazione di Charles Vögele è la priorità
Rischio d’esecuzione: per l’azienda limitato dalla struttura dell’operazione In Italia l’obiettivo è, in 3-4 anni, arrivare a una quota di mercato del 9-10%
Concretizzare l’integrazione di Charles Vögele. Inoltre: proseguire nel consolidamento del mercato domestico. Ancora: aumentare la flessibilità della filiera produttiva. Sono tra le priorità di OVS a sostegno della propria attività. Un business che, proprio grazie all’operazione con l’azienda elvetica, assume maggiore valenza internazionale. Al di là delle strategie, però, rispetto a Charles Vögele può esprimersi il timore del rischio d’esecuzione. OVS non condivide il dubbio. Dapprima ricorda che, al momento dello shopping di Upim, molti non pensavano che la società acquisita avrebbe migliorato la redditività come invece sta facendo. Quindi il track record mostra la capacità nel gestire simili attività. Inoltre, aggiunge sempre OVS, l’investimento fino a qui è limitato: 14,1 milioni di franchi svizzeri. Ancora: la struttura finanziaria di Charles Vögele è positiva. Infine: la stessa organizzazione dell’operazione, indica la società italiana, è tale per cui eventuali impatti negativi sono di fatto esclusi. Di conseguenza, sottolinea OVS, non sussiste alcun particolare problema. A fronte di ciò il gruppo italiano indica che, nel 2017, il contributo di Charles Vögele sarà, in valore assoluto, positivo a livello di Ebitda e non diluitivo del suo margine. Mentre, nel 2019, permetterà di migliorare lo stesso Ebitda margin della società veneta.
Concretizzare l’integrazione di Charles Vögele nel gruppo. Inoltre: proseguire nel consolidamento del mercato domestico. Ancora: concentrarsi sulla flessibilità della filiera produttiva per adeguarsi ulteriormente alla volatilità della domanda. Sono tra le priorità di OVS a sostegno della propria attività. Un business che, proprio grazie alla strategia con l’azienda elvetica, va assumendo maggiore valenza internazionale. Tanto che, alla fine dell’intero processo e se tutto andrà come previsto, il peso del fatturato generato all’estero potrebbe, secondo OVS, assestarsi intorno al 25. Insomma: c’è il cambio di passo sul fronte dell’articolazione oltreconfine.
Un’accelerazione che, tra le altre cose, costituisce la risposta ad un dubbio su un potenziale limite del business model: la sola focalizzazione sull’Italia. Certo: nel passato OVS è stata in grado di crescere nonostante il mercato di riferimento italiano sia andato all’indietro. E tuttavia, anche di fronte alla continua debole congiuntura del Belpaese, la caratteristica in oggetto sarebbe una possibile barriera allo sviluppo dell’attività. Ora, attraverso l’operazione con Charles Vögele, l’obiettivo è (anche) di superare la limitazione indicata.
Ciò detto: quale l’andamento dell’integrazione? Per rispondere bisogna, dapprima, ricordare per sommi capi l’operazione. OVS ha investito 14,1 milioni di franchi svizzeri per acquisire il 35% della Sempione Retail. Quest’ultima ha lanciato un’Opa sulla stessa Charles Vögele. L’Offerta ha avuto successo, superando il 98% del capitale. Dal che verrà realizzato lo «squeeze out» delle rimanenti azioni per, poi, arrivare al delisting del titolo (probabilmente in settembre-ottobre). Contemporaneamente, in scia al positivo esito dell’Opa, si è dato seguito a degli accordi di cooperazione. Questi, tra le altre cose, prevedono importanti interventi sul network di vendita di Charles Vögele. Il gruppo, al momento dell’acquisizione, vantava circa 760 stores in Svizzera, Austria, Germania, Slovenia, Ungheria, Belgio e Olanda. Proprio questi ultimi due mercati sono stati dismessi perchè non profittevoli. Inoltre: da un lato progressivamente si procede alla riorganizzazione o chiusura dei negozi non redditizi; dall’altro quelli che rimangono vengono convertiti nel brand OVS. Ebbene: alla fine 2017 tutti i punti vendita in Svizzera (circa 150) saranno a marchio OVS; analogo meccanismo è, invece, già compiuto in Slovenia (10 negozi). Entro il 2018, poi, si arriverà ad avere in Austria circa 130 punti vendita con il marchio OVS (ma anche Upim). In Germania, infine, parte del network è ceduto ad un terzo soggetto. Altre trattative, inoltre, sono in corso per vagliare ulteriori offerte.In generale, sempre al 2018, l’obiettivo è avere circa 400 stores (OVS o Upim) in Svizzera, Austria, Slovenia e Germania. Cui, successivamente, si aggiungeranno i 20 negozi in Ungheria.
Ma non è solo questione di riconversioni. L’intesa commerciale prevede, tra le altre cose, che OVS sia il fornitore di questa rete di vendita. Un meccanismo che, in capo alla società italiana, comporta due benefici. Il primo è l’incasso di royalties in funzione delle vendite realizzate dal network. Il secondo è la concretizzazione di sinergie di costo. Quali? È presto detto: la fornitura da garantire alla nuova rete di vendita implica il forte aumento nella quantità di prodotti richiesti ai fornitori. Rispetto ad essi, quindi, OVS potrà chiedere sconti sui prezzi d’acquisto. Di qui i risparmi.
Tutto rose e fiori, insomma? La realtà è più complessa. Il risparmiatore sottolinea, inevitabilmente, il tradizionale timore di simili operazioni: il rischio d’esecuzione. Vale a dire: i programmi d’integrazione potrebbero non concretizzarsi nelle modalità preventivate. OVS non condivide la preoccupazione. Dapprima ricorda che, al momento dello shopping di Upim, molti non pensavano che la società acquisita avrebbe migliorato la redditività come invece sta facendo. Quindi, è l’indicazione del gruppo, il track record mostra la sua capacità nel gestire simili attività. Inoltre, aggiunge sempre OVS, l’investimento fino a qui è limitato: solamente 14,1 milioni di franchi svizzeri. Ancora: la struttura finanziaria di Charles Vögele è positiva. Infine: la stessa organizzazione dell’operazione, indica la società italiana, è tale per cui eventuali impatti negativi sono di fatto esclusi. Di conseguenza, sottolinea OVS, non sussiste alcun particolare problema. A fronte di un simile contesto il gruppo italiano indica come, nel 2017, il contributo di Charles Vögele sarà, in valore assoluto, positivo a livello di Ebitda e non diluitivo del margine di gruppo. Mentre, nel 2019, permetterà di migliorare lo stesso Ebitda margin della società veneta. Quella società italiana, va ricordato, la quale sempre nel 2019 avrà la possibilità di esercitare un’opzione call che la porterebbe ad avere circa il 79,5% di Sempione Retail. E, quindi, a consolidare la società elvetica. La quale a quel punto, grazie anche alla ristrutturazione del quartier generale, dell’«adozione» del business model di OVS e dell’efficientamento subito, dovrà avere(secondo le stime di OVS) un Ebitda significativamente positivo.
Fin qui alcune considerazioni sull’operazione con Charles Vögele: quale però la dinamica del business? Nell’esercizio 2016 (chiuso al 31 gennaio 2017) il conto economico è stato caratterizzato sia da ricavi che da redditività in salita. Il fatturato si è assestato a 1,363 miliardi in aumento del 3,3% rispetto al 2015. Il risultato netto, dal canto suo, è aumentato a 91,8 milioni (+13,2%). Si tratta di numeri che, a ben vedere, devono attribuirsi anche al continuo sviluppo del business in Italia. Certo: l’articolazione all’estero è importante. Oltre a Charles Vögele c’è la stessa crescita organica: dalle aree «storiche» (Spagna, Balcani e Europa dell’Est) fino al Lontano Oriente (nel 2017 saranno aperti 18 stores in Cina e verrà avviato un Hub in Hong Kong per meglio approcciare i mercati del Far e Middle East). Ciò detto, però, il Belpaese rimane essenziale. Ebbene, qui, OVS ha indicato che, in 3-4 anni, l’obiettivo è rebus sic stantinbus raggiungere una quota di mercato del 9-10% (ora è del 7,4%). Il target, tra le altre cose, dovrà centrarsi grazie all’apertura di negozi in gestione diretta (Dos). In particolare, nei prossimi tre anni, sono previsti 20-25 nuovi Dos a marchio OVS l’anno e 20-30 Dos con l’insegna Upim (sempre all’anno). Non solo: l’azienda prosegue nell’implementare il network del franchising. Su questo fronte la volontà è di creare circa 100 nuovi negozi l’anno con la formula commerciale in oggetto (piccolo formato).
Già, la formula commerciale. Al di là dell’espansione del network di vendita il risparmiatore guarda però all’andamento delle vendite a parità di perimetro. Un angolo visuale che, rispetto all’esercizio 2016, fa risaltare un aspetto: i ricavi («like for like») sono scesi del 3,2%. Tanto che il dubbio è che, su questo fronte, sussista una problematica particolare. OVS smorza la preoccupazione . In primis, viene ricordato, lo scorso anno c’è stato un settembre molto caldo e un maggio molto piovoso. Vale a dire: i due mesi più importanti per il business sono stati influenzati da eventi esterni, contingenti. Inoltre, ricorda sempre OVS, negli ultimi 3 anni il gruppo ha realizzato complessivamente una crescita organica del 3,2% a fronte di un mercato di riferimento che è calato del 7%. Quindi, conclude OVS, non c’è alcun problema particolare. Ciò detto, però, devono ricordarsi due dinamiche: da un lato il maggiore peso del commercio elettronico (che impatta il canale fisico); e, dall’altro, la concorrenza di altri player in un mercato comunque debole. Si tratta di un contesto, indica l’azienda, di cui il gruppo è conscio. Tanto che rispetto all’e-commerce, oltre all’integrazione col canale fisico, da un lato OVS ha realizzato accordi per la vendita nel Centro-Nord Europa delle collezioni su Zalando (Upim ha un’intesa con LaModa). E, dall’altro,la pagina web del gruppo sarà sempre più presente all’estero (a settembre il lancio del sito di OVS in Svizzera, Austria e Slovenia). Riguardo invece al contrastare la debolezza del settore, OVS punta su diverse attività: da progetti di merchandising a iniziative commerciali (ad esempio il «Black friday») fino a maggiori efficienze operative (i tempi di consegna sono attesi calare di circa 30 giorni dagli attuali 145). A fronte di ciò OVS stima nel 2017, 2018 e 2019 il rialzo delle vendite nette. La dinamica, tra le altre cose, sarà dovuta all’incremento del 4-5% l’anno della superficie totale dei negozi Dos. Mentre il «like for like» dovrebbe aumentare tra lo 0 e il 2% l’anno.
SCENARIO Nell’esercizo 2016 ricavi e redditività sono risultati in crescita rispetto al 2015 Focus su espansione della rete di negozi Il «like for like» , dal 2017 al 2019, previsto in rialzo tra lo 0 e 2% l’anno