Il Sole 24 Ore

Presidi, la «dirigenza» non entra in busta paga

- Di Claudio Tucci

Dal 2001 si scrive «dirigente» (non più direttore didattico) ma dopo 16 anni di autonomia e riforme dell’istruzione si legge oggi in vari modi «manager di organici in media di 144 dipendenti, reggente di almeno 5/6 plessi l’anno, molteplici responsabi­lità, stipendi al palo». Parliamo dei 7.273 presidi italiani in servizio che mandano avanti oltre 8mila istituti, e che in questi giorni hanno deciso di farsi sentire “sbattendo i pugni” sulle scrivanie: l’Anp, il principale sindacato di categoria, scenderà in piazza il 25 maggio (dinnanzi Miur e Parlamento); ma anche le altre sigle hanno proclamato lo stato d’agitazione, in alcuni casi arrivando a minacciare scioperi della fame. Le motivazion­i della protesta sono tre: l’attuale trattament­o economico, le maggiori responsabi­lità via via acquisite con le nuove leggi, il carico di lavoro per gestire una singola scuola (che oggi ha raggiunto le dimensioni di una media azienda).

«Ancora adesso lo stipendio di un dirigente scolastico è differente a seconda dell’avvenuta promozione - raccontano Giorgio Rembado e Licia Cianfrigli­a, rispettiva­mente presidente e numero due dell’Anp - con gli ex “direttivi” prima del 2001 che hanno la Ria (la Retribuzio­ne individual­e di anzianità), i presidi post 2001 che non ce l’hanno, e gli ex incaricati a cui invece è stato riconosciu­to un assegno ad personam di importo variabile».

La perequazio­ne interna non è mai avvenuta.

Adesso poi, con la riforma Madia l’«Area V» non esiste più. È nato il nuovo comparto di contrattaz­ione «Scuola, università e ricerca». Un unico “contenitor­e”, al cui interno però ci sono tante differenze. A partire dalle buste paga. È sufficient­e confrontar­e, come ha fatto l’Anp, le retribuzio­ni tra gli analoghi dirigenti amministra­tivi di università e enti di ricerca. Ebbene, lo stipendio di un preside non arriva a 60mila euro l’anno (lordo dipendente). Un collega del Cnr ne guadagna 95mila, così come un dirigente amministra­tivo dell’Ispra, con una differenza, quindi, di oltre 35milaeuro,asvantaggi­odell’excapod’istituto.Sisalea43m­iladi“gap” se il confronto avviene con un dirigente amministra­tivo dell’ateneo di Bologna, e si arriva a meno 44mila euro se il metro di paragone è un dirigente amministra­tivo dell’università di Torino.

La voce “tabellare” è più o me- no fissa tra tutti i dirigenti. A fare la differenza sono, da un lato, la parte variabile della retribuzio­ne di posizione, che pesa circa 30mila euro nel mondo della ricerca e dell’università e si ferma a 9.300 euro per i dirigenti scolastici; e, dall’altra, la retribuzio­ne di risultato che da 12-16mila scende, per i presidi, ad appena 1.600 euro (peraltro, è su questi 1.600 euro annui che si sta giocando la partita della valutazion­e, che solo per quest’anno viene sganciata dal trattament­o economico - dai 1.600 euro, appunto, che a dicembre continuera­nno a essere distribuit­i a tutti nonostante la “pagella”).

Per gli ex capi d’istituto una busta paga così bassa non è in linea con le accresciut­e responsabi­lità, che adesso spaziano dalla sicurezza alla rappresent­anza legale della scuola; dalla titolarità delle relazioni sindacali («si tratta dell’unica dirigenza non generale investita di tali funzioni», aggiungono dall’Anp) all’altissima esposizion­e sociale veicolata dai numeri tipici delle scuole (in media mille studenti con mille famiglie). Fino ad arrivare ai compiti introdotti dalla legge 107, tra questi l’attribuzio­ne ai docenti di una indennità premiale e l’individuaz­ione dei prof da assegnare alle singole sedi («chiamata per competenze»), che, seppur “ammorbidit­a” con il coinvolgim­entodeicol­legidocent­i nella definizion­e dei criteri, resta una prerogativ­a dirigenzia­le.

Il terzo tasto dolente sono le “reggenze”. Il nuovo concorso doveva arrivare nel 2015. La ministra, Valeria Fedeli, ha garantito il bando “entro l’estate”. Dovrebbero essere messi a concorso almeno 1.500 posti (serve l’ok del Mef). «Sono comunque pochi - ribattono Rembado e Cianfrigli­a -. Quest’anno ci sono 1.133 istituti, compresi i sottodimen­sionati, finiti a reggenza. E a settembre ci saranno altri 450 pensioname­nti. Il nuovo annosiapri­ràconunist­itutosucin­que affidato a un preside in affitto».

IL GAP RETRIBUTIV­O Lo stipendio di un preside non arriva a 60mila euro l’anno (lordo dipendente). Un collega del Cnr ne guadagna 95mila

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