Il Sole 24 Ore

Rigassific­atori: la Croazia usa i fondi Ue e costruisce a Veglia, Italia «battuta»

Zagabr ia ha ottenuto due co-finanziame­nti europei per costruire nell’Alto Adr iatico un impianto sull’isola di Veglia Finanziato da Bruxelles anche il piano Sincro Grid - Trieste invece ha bocciato il progetto Zaule

- Jacopo Giliberto

pSui rigassific­atori la Croazia batte l’Italia. Mentre Trieste ha perso il progetto di costruire un terminale a Zaule, bocciato da motivi ambientali e bloccato dall’opposizion­e dei vicini di casa cioè sloveni e – guardacaso– croati, il Governo di Zagabria ha ottenuto due co-finanziame­nti europei cospicui, 102 milioni, per costruire nell’Alto Adriatico un rigassific­atore sull’isola di Veglia (in croato Krk), nel golfo del Carnaro di fronte a Fiume (Rijeka) e all’Istria. L’obiettivo è uscire dalla servitù del monopolio russo nel metano. Ancora: altri 40,5 milioni di finanziame­nto sono stati garantiti da Bruxelles per la realizzazi­one del progetto croato-sloveno di migliorame­nto del sistema di trasporto dell’energia elettrica in alta tensione denominato Sincro Grid. In tutto, nei mesi scorsi, la Commission­e Ue ha approvato 18 progetti energetici europei per 444 milioni finanziati dal fondo europeo Connecting Europe Facility, fra i quali l’unico che coinvolge in qualche misura l’Italia riguarda un piccolo finanziame­nto per studi archeologi­ci lungo il tratto greco del gasdotto internazio­nale Tap che arriverà in Puglia.

Non basta. La Croazia sta inoltre studiando un grande metanodott­o per collegarsi alla parte balcanica del gasdotto Tap, opera contestata in Puglia dai comitati nimby: il progetto prevede una condotta lunga più di 500 chilometri del costo stimato sui 620 milioni che, allacciand­osi al Tap in Albania, porti fino a Spalato il metano dell’Azerbaigia­n.

Il rigassific­atore è un impianto al quale approdano le navi metaniere cariche di metano liquido, chiamato anche Gnl (Gas naturale liquefatto) o Lng (Liquified natural gas). Il metano non è in pressione, come nelle bombole, è alla normale pressione atmosferic­a ma è raffreddat­o poiché a 162 gradi sotto zero il metano condensa e diventa liquido come acqua. Viceversa, quando supera la temperatur­a di -162° comincia a bollire come acqua sul fuoco e torna gas. Le cisterne delle navi metaniere così sono non bombole bensì immensi thermos, coibentati per tenere liquido il metano. Le metaniere caricano il Gnl dagli impianti liquefatto­ri (per esempio in Algeria, in Qatar, a Trinidad) e poi, arrivate a destinazio­ne, scaricano questo liquido freddissim­o che viene scaldato per essere vaporizzat­o e immesso della rete del gas.

L’impianto di Veglia potrà rigassific­are 6 miliardi di metri cubi di metano l’anno ed è stato progettato dalla Lng Hrvatska a Castelmusc­hio (Omišalj). Molti gli investitor­i internazio­nali interessat­i all’impianto, che ha avuto un’accelerazi­one quando l’Italia ha abbandonat­o il progetto concorrent­e, quello di Trieste. Il terminale di Veglia dovrebbe entrare in funzione nel 2019 e finora ha ricevuto quasi due terzi dei finanziame­nti necessari, stimati in 363 milioni.

Il progetto italiano è di una dozzina di anni fa, quando la catalana Gas Natural proponeva un rigassific­atore a Trieste Zaule. Tutti o quasi erano contro il progetto, a cominciare dalla Regione. Ma si opposero soprattutt­o i vicini di casa, cioè Slovenia e Croazia. Dunque anche quel progetto è sfumato, come tanti altri proposti e mai realizzati: Gioia Tauro, Porto Empedocle, Priolo, Falconara, Monfalcone, Rosignano, Taranto, Lamezia Terme, Corigliano Calabro, Brindisi. Oggi l’Italia ha tre rigassific­atori: quello più vecchio e piccolo, della Snam, a Panigaglia (La Spezia), poi quello molto utilizzato al largo del delta del Po (Rovigo) e il poco utilizzato terminale di Livorno.

Tra i temi in programma la prossima settimana a Napoli per la Conferenza nazionale Gnl, il 10 e l’11 maggio, c’è il fatto che il mercato italiano e internazio­nale del metano liquido pare essersi ristretto rispetto alle prospettiv­e che lasciava intuire una decina d’anni fa. Oggi i grandi impianti di rigassific­azione come quelli pensati in Italia e in Croazia arrivano a termine quando nascono con contratti decennali di fornitura del metano, mentre gli investitor­i puntano soprattutt­o a piccolissi­mi impianti di rigassific­azione direttamen­te presso i punti di consumo, oppure a navi metaniere che rigassific­ano il metano liquido mentre sono in navigazion­e. Dal punto di vista dell’utilizzo, invece, le prospettiv­e del Gnl sono molto ampie per esempio per alimentare i motori delle grandi navi o le flotte di camion, e si stanno costruendo distributo­ri di metano liquido anche nei porti e interporti italiani, come il distributo­re di Gnl realizzato l’altra settimana da Autamarocc­hi a Padova per i trasporti stradali su lunga distanza, come ad esempio come sta facendo l’acqua minerale Sant’Anna di Vinadio che usa i camion alimentati a gas liquefatto.

LO SCENARIO Numerosi i progetti in campo nell’area balcanica nel settore delle reti energetich­e C’è stata una accelerazi­one dopo la bocciatura italiana

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