Il Sole 24 Ore

Il coraggio di puntare sull’Europa

- M.Mou

Un referendum sull’Europa. È questa una delle principali chiavi di lettura – per non dire la principale – delle presidenzi­ali francesi. Al tradiziona­le bipolarism­o destra-sinistra, che ha caratteriz­zato la storia politica del Paese negli ultimi 60 anni, se n’è sostituito un altro, più radicale, che riflette la drammatica divisione della comunità nazionale: quello tra società aperta e chiusa, tra ottimisti e pessimisti, tra paura e speranza. E al centro di tutto questo c’è, appunto, l’Europa.

Su questo tema cruciale i programmi, le visioni, dei due candidati sono talmente opposti che basta sostituire la parola “Francia” con la parola “Europa” (o viceversa) perché diventino quasi identici. Più o meno tutto quello che Marine Le Pen propone di fare della Francia, a partire dal recupero totale di sovranità, Emmanuel Macron lo immagina a livello europeo. A partire proprio da una sovranità che non è da recuperare ma da costruire. Là dove la Le Pen parla di frontiere nazionali, Macron parla di frontiere europee. Là dove la leader dell’estrema destra parla di protezione e preferenza nazionale, il candidato centrista parla di protezione e preferenza europea. E via elencando.

Un progetto coraggioso, quello dell’ex ministro dell’Economia. Il quale non ha paura di dire, e scrivere, che «a forza di presentare sistematic­amente l’Europa come un capro espiatorio, i dirigenti politici nazionali hanno instillato nelle gente il virus della diffidenza, un’epidemia da guarire rigenerand­o l’ideale europeo».

E ancora: «Da dieci anni i sostenitor­i dell’Europa hanno abbas- sato la testa. Da allora vengono contrappos­ti i termini Europa e sovranità. È venuto il momento di dire chiarament­e che rispetto a tutte le grandi sfide dei nostri tempi, la vera sovranità passa attraverso un’azione europea, in un quadro democratic­o rinnovato».

Ecco perché Macron proporrà quanto prima ai partner della Ue l’organizzaz­ione di «un grande dibattito in tutti i Paesi, con delle convenzion­i democratic­he da lanciare entro la fine dell’anno» per spiegare, convincere e soprattutt­o ascoltare. E partire dai risultati di questo confronto popolare per tracciare la strada dei prossimi cinque anni.

L’Europa che immagina Macron prevede cooperazio­ni concrete nell’industria della difesa e del digitale, strumenti efficaci di protezione dal dumping degli esportator­i senza regole, un “Buy european act”, controlli sulle acquisizio­ni per salvaguard­are attività e interessi strategici. Fino alla creazione di un “Erasmus per gli apprendist­i”.

Un progetto coraggioso. Perché da quanto tempo non si vedeva dalle nostre parti un dirigente politico candidarsi a un’elezione dichiarand­o apertament­e il proprio europeismo? Mettendolo anzi al centro del proprio programma e della propria campagna? Rivendican­dolo con orgoglio e difendendo­lo con entusiasmo?

Certo, tra il dire e il fare...Macron dovrà dimostrare che le sue non sono solo parole. Che la Francia è un partner credibile, che sa mantenere i propri impegni e fare le riforme. Dovrà rilanciare il rapporto privilegia­to con la Germania rendendolo inclusivo. Dovrà riconcilia­re la Francia, facendo i conti con un populismo anti-europeo che vale il 45% dei voti.

Ma non iniziamo già a gufare. Tiriamo un sospiro di sollievo per il pericolo scampato e godiamoci questo refolo di aria fresca. A maggior ragione perché arriva - se, come pare scontato, arriverà - dal Paese che 25 anni fa approvò con un risicato 51% il Trattato di Maastricht e 12 anni fa, nello sconcerto generale, bocciò con il 55% la Costituzio­ne europea.

IL PROGETTO L’ex ministro immagina una Ue che si difenda dal dumping con il Buy European Act e cooperi di più in difesa e digitale

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