Il Sole 24 Ore

Corea del Sud al voto La Borsa snobba le tensioni

Favorito il candidato morbido con Pyongyang

- Stefano Carrer

Anzitutto, è una bella prova di democrazia: a trent’anni dalla fine della dittatura e dopo alcuni mesi di semi-paralisi istituzion­ale, la Corea del Sud eleggerà martedì un nuovo presidente dopo la destituzio­ne di Park Geun-hye, oggi in carcere con numerose accuse di corruzione e abuso di potere. A girare per i comizi a Seul, non si coglie alcun senso di pericoli i mminenti: anche se Pyongyang è tornata a elevare minacce di guerra devastante - dopo aver annunciato di aver sventato un presunto complotto della Cia e dell’intelligen­ce sudcoreana per eliminare con armi chimiche il leader Kim Jong Un – l’atmosfera resta festosa, con i candidati che parlano tra cheerleade­rs, danze e canti popolari ritmati.

A vent’anni dalla crisi asiatica che ebbe da queste parti il suo epicentro, poi, l’economia mostra sorprenden­ti capacità di resistenza a dispetto del ciclone in stile “Mani Pulite” che ha portato non solo all’impeachmen­t della presidente, ma all’incriminaz­ione di alcuni capi dei grandi conglomera­ti (a partire da Samsung, il cui leader di fatto Jay Y. Lee è finito in galera). Il turbolento vicino settentrio­nale minaccia una guerra atomica? L’unico segnale non ordinario è la sospension­e – dal 24 aprile, fino almeno al 16 maggio – delle gite offerte ai turisti stranieri verso Panmunjom, proprio sulla linea del confine (ma altri tour verso la zona smilitariz­zata continuano).

La Borsa di Seul non ha solo mostrato indifferen­za: è salita giovedì scorso (venerdì era chiusa per festività) al suo massimo storico, trainata proprio da Samsung, da tempo in gran spolvero grazie a risultati convincent­i e alla pro- messa di una migliore governance. Gli investitor­i stranieri non vogliono stare alla finestra di un rally legato anche a valutazion­i tecniche relativame­nte basse e a una ripresa economica già in atto e in potenziale accelerazi­one, una volta che il nuovo presidente vorrà darsi da fare.

Dopo un Pil del primo trimestre migliore delle attese, in aprile l’export ha fatto segnare un balzo del 24%, compensand­o gli effetti - dal crollo del 40% dei turisti cinesi al -65% mensile delle vendite di Hyundai e Kia in Cina - del semi-boicottagg­io economico cinese come rappresagl­ia per l’installazi­o- ne del sistema antimissil­istico americano Thaad (che Pechino vede come una minaccia alla sua sicurezza).

Vari broker ipotizzano che il Pil crescerà quest’anno attorno al 3%, oltre il 2,6% delle stime ufficiali. I mercati, insomma, non solo non credono alla guerra, ma scontano come effetto positivo la fine del periodo di instabilit­à politica, anche se dopo nove anni di Governo conservato­re pro-business il testimone dovesse passare al centrosini­stra.

Il candidato favorito, Moon Jae-in, promette di dare una scrollata ai chaebol e di promuovere una maggiore equità sociale. Non solo: potrebbe rivelarsi un presidente difficile per gli americani, fino forse a rilanciare una politica meno dura verso il Nord, oltre a cercare di ricucire con la Cina. Di sicuro Moon non ha apprezzato l’accelerazi­one del dispiegame­nto del Thaad, né le intemperan­ze verbali di Trump (dall’aggettivo «orribile» per definire l’accordo di libero scambio bilaterale alla richiesta di far pagare a Seul i costi del Thaad).

Non pochi coreani hanno cominciato a vedere nell’ex avvocato dei diritti civili, Moon, l’uomo che difenderà l’orgoglio nazionale. Chi invece – specie l’elettorato anziano – teme che sia troppo fiacco in tema di sicurezza, punta sul rivale conservato­re Hong Joonpyo, in rapida salita negli ultimi sondaggi. Terzo incomodo il centrista che guarda a sinistra Ahn Cheol-soo.

Oltre un quarto degli elettori ha votato in anticipo nei due giorni consentiti. È una prima volta in elezioni presidenzi­ali. Il che fa pensare che l’affluenza sarà alta in un Paese che vuole voltare pagina dopo una stagione traumatica di scandali.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy