Il Sole 24 Ore

Streaming, chi possiede e tutela i dati

- Di Alessandro Longo

a Sempre più dura la vita dell'intermedia­rio tecnologic­o, alla luce dei nuovi orientamen­ti normativi e di giurisprud­enza in fatto di copyright, nell'Unione europea. È quanto emerge dall'analisi delle ultime sentenze della Corte di Giustizia europea in materia. L'ultima, a fine aprile, ha messo a bando il lettore multimedia­le olandese Filmspeler, che facilita – con la propria interfacci­a - l'accesso a link a streaming di film anche pirata.

“La decisione Filmspeler è una pessima sentenza della Corte di giustizia che ancora una volta dopo la sentenza GS Media, adotta un punto di vista esclusivam­ente a tutela delle grandi associazio­ni di tutela del diritto d'autore”, dice a Nova24 Fulvio Sarzana, avvocato esperto di questi temi.

“La strada che l'Unione europea sembra indirizzat­a a imboccare è quella di un restringim­ento significat­ivo del concetto di intermedia­rio della comunicazi­one e di un ampliament­o direttamen­te proporzion­ato della nozione di editore”, aggiunge un altro noto giurista del digitale, Guido Scorza.

Secondo Sarzana, “la giurisprud­enza della corte è significat­ivamente cambiata in questo due ultimi anni, guarda caso quando la Commission­e europea ha deciso di mettere mano alle norme sul diritto d'autore”. E questo è “una minaccia per i principi di neutralità tecnologic­a, alla base dell'innovazion­e”. “La Corte ha in pratica ragionato in maniera opposta alla corte suprema statuniten­se del 1984, secondo cui Sony attraverso i propri apparati non violava il diritto d'autore di coloro che avevano l'esclusiva sui videoregis­tratori dell'epoca”, ricorda Sarzana.

“Se i principi di questa sentenza fossero valsi 15 anni fa, noi non avremmo i computer, la funzione di hyperlink di Google, né gli smartphone”, continua.

Scorza ritiene si debba cercare un nuovo punto di compromess­o. E' bene aggiornare una normativa ormai vecchia di 15 anni, sulle responsabi­lità degli intermedia­ri; ma è dubbio che sia corretto farlo nel modo in cui si stanno orientando la Commission­e europea e la Corte di Giustizia Ue”.

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