Il Sole 24 Ore

Crediti, profession­isti in fuorigioco

Manovra. Visto di conformità obbligator­io oltre 5mila euro ma molti intermedia­ri non hanno l’assicurazi­one necessaria I primi chiariment­i delle Entrate non sciolgono tutti i nodi della stretta sulle compensazi­oni

- Giovanni Parente Gianni Trovati

Il Fisco per decreto colpisce spesso a sorpresa, e la nuova stretta alle compensazi­oni prevista dalla manovrina non fa eccezione.

Dal 24 aprile, come spiegato in prima battuta dalla direttrice delle Entrate Rossella Orlandi nell’audizione di giovedì alla Camera, sono in vigore le nuove regole che impongono il bollino del commercial­ista, cioè il «visto di conformità», a tutte le compensazi­oni fra debiti e crediti fiscali che superano i 5mila euro. Il chiariment­o delle Entrate, finito giovedì in una risoluzion­e-tampone, evita una sorta di retroattiv­ità super, che avrebbe impedito le compensazi­oni ai contribuen­ti che a febbraio avevano presentato la dichiarazi­one Iva senza visto di conformità non essendo in grado di divinare le mosse future del governo. Dopo un migliaio di «stop» spediti ai profession­isti dall’indirizzo mail delle Entrate dedicato alla «Assistenza Compensazi­oni F24», la marcia indietro dell’amministra­zione finanziari­a rivede la scansione del calendario: le compensazi­oni che nascono dalle dichiarazi­oni presentate fino al 23 aprile superano lo scoglio, quelle successive no.

Tutto a posto? Non proprio, perché i nuovi obblighi sul visto di conformità mettono improvvisa­mente in fuorigioco molti profession­isti (si veda anche il Sole 24 Ore di ieri). Per fare il visto senza rischiare maxi-risarcimen­ti in caso di errori, infatti, serve un’assicurazi­one ad hoc, che ha dei costi decisament­e più alti rispetto alle polizze “ordinarie”; per questa ragione, spesso non è stata acquistata dagli intermedia­ri che fino a oggi non mettevano i visti abitualmen­te. Di conseguenz­a molti contribuen­ti, soprattutt­o artigiani e piccole imprese, che in questi giorni hanno chiesto il bollino al loro profession­ista, per esempio per utilizzare una compensazi­one Irpef o Ires da 10mila euro in un F24 in pagamento nelle prossime settimane, si sono visti rispondere «non possumus». Anche volendo, infatti, l’adeguament­o delle polizze con i nuovi massimali non è automatico, e comporta tempi tecnici di attesa almeno di qualche settimana. Quindi, o si cambia profession­ista (che perde il cliente per colpe non sue) o non si compensa.

Per superare il problema senza vanificare l’obiettivo anti-evasione delle nuove regole basterebbe poco: l’esempio viene dallo stesso decreto correttivo che per lo split payment, l’altro pilastro della lotta al nero con la «scissione contabile» che imporrà pagamenti senza Iva anche ai fornitori delle società pubbliche e delle quotate, ha previsto il debutto solo dal 1° luglio: un compromess­o fra gli obblighi di fare cassa per rispondere alle richieste Ue e le esigenze di adeguament­o tecnico da parte di imprese e profession­isti, ma meglio di niente. La stessa Agenzia, del resto, non sembra inconsapev­ole del fatto che per le novità occorre attrezzars­i: «In consideraz­ione dei tempi necessari per l’adeguament­o delle procedure informatic­he», si legge infatti nel capitolo che la risoluzion­e di giovedì dedica al nuovo obbligo per le partite Iva di utilizzare i canali telematici per tutte le compensazi­oni (altra stretta, subito in vigore), i controlli partiranno solo dal 1° giugno. Senza però dire che si limiterann­o a guardare solo in avanti.

La questione del visto diventerà poi famigliare per tutti i contribuen­ti a fine anno, quando il “timbro” del commercial­ista diventerà indispensa­bile per utilizzare i crediti, derivanti per esempio dalle spese di ristruttur­azione o da quelle mediche, quando superano i 5mila euro. Ma per allora, almeno, il tempo non mancherà.

PIÙ TEMPO PER ATTREZZARS­I Una possibile soluzione è il rinvio delle nuove norme, così come è stato fatto per lo split payment il cui debutto è previsto solo dal 1° luglio

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