Crediti, professionisti in fuorigioco
Manovra. Visto di conformità obbligatorio oltre 5mila euro ma molti intermediari non hanno l’assicurazione necessaria I primi chiarimenti delle Entrate non sciolgono tutti i nodi della stretta sulle compensazioni
Il Fisco per decreto colpisce spesso a sorpresa, e la nuova stretta alle compensazioni prevista dalla manovrina non fa eccezione.
Dal 24 aprile, come spiegato in prima battuta dalla direttrice delle Entrate Rossella Orlandi nell’audizione di giovedì alla Camera, sono in vigore le nuove regole che impongono il bollino del commercialista, cioè il «visto di conformità», a tutte le compensazioni fra debiti e crediti fiscali che superano i 5mila euro. Il chiarimento delle Entrate, finito giovedì in una risoluzione-tampone, evita una sorta di retroattività super, che avrebbe impedito le compensazioni ai contribuenti che a febbraio avevano presentato la dichiarazione Iva senza visto di conformità non essendo in grado di divinare le mosse future del governo. Dopo un migliaio di «stop» spediti ai professionisti dall’indirizzo mail delle Entrate dedicato alla «Assistenza Compensazioni F24», la marcia indietro dell’amministrazione finanziaria rivede la scansione del calendario: le compensazioni che nascono dalle dichiarazioni presentate fino al 23 aprile superano lo scoglio, quelle successive no.
Tutto a posto? Non proprio, perché i nuovi obblighi sul visto di conformità mettono improvvisamente in fuorigioco molti professionisti (si veda anche il Sole 24 Ore di ieri). Per fare il visto senza rischiare maxi-risarcimenti in caso di errori, infatti, serve un’assicurazione ad hoc, che ha dei costi decisamente più alti rispetto alle polizze “ordinarie”; per questa ragione, spesso non è stata acquistata dagli intermediari che fino a oggi non mettevano i visti abitualmente. Di conseguenza molti contribuenti, soprattutto artigiani e piccole imprese, che in questi giorni hanno chiesto il bollino al loro professionista, per esempio per utilizzare una compensazione Irpef o Ires da 10mila euro in un F24 in pagamento nelle prossime settimane, si sono visti rispondere «non possumus». Anche volendo, infatti, l’adeguamento delle polizze con i nuovi massimali non è automatico, e comporta tempi tecnici di attesa almeno di qualche settimana. Quindi, o si cambia professionista (che perde il cliente per colpe non sue) o non si compensa.
Per superare il problema senza vanificare l’obiettivo anti-evasione delle nuove regole basterebbe poco: l’esempio viene dallo stesso decreto correttivo che per lo split payment, l’altro pilastro della lotta al nero con la «scissione contabile» che imporrà pagamenti senza Iva anche ai fornitori delle società pubbliche e delle quotate, ha previsto il debutto solo dal 1° luglio: un compromesso fra gli obblighi di fare cassa per rispondere alle richieste Ue e le esigenze di adeguamento tecnico da parte di imprese e professionisti, ma meglio di niente. La stessa Agenzia, del resto, non sembra inconsapevole del fatto che per le novità occorre attrezzarsi: «In considerazione dei tempi necessari per l’adeguamento delle procedure informatiche», si legge infatti nel capitolo che la risoluzione di giovedì dedica al nuovo obbligo per le partite Iva di utilizzare i canali telematici per tutte le compensazioni (altra stretta, subito in vigore), i controlli partiranno solo dal 1° giugno. Senza però dire che si limiteranno a guardare solo in avanti.
La questione del visto diventerà poi famigliare per tutti i contribuenti a fine anno, quando il “timbro” del commercialista diventerà indispensabile per utilizzare i crediti, derivanti per esempio dalle spese di ristrutturazione o da quelle mediche, quando superano i 5mila euro. Ma per allora, almeno, il tempo non mancherà.
PIÙ TEMPO PER ATTREZZARSI Una possibile soluzione è il rinvio delle nuove norme, così come è stato fatto per lo split payment il cui debutto è previsto solo dal 1° luglio