Il fior fiore del diritto altrui
blemi complessi generati dalla trasformazione del diritto in epoca di globalizzazione.
Le domande che il libro si pone sono: perché comparare? Cosa comparare? Come comparare? Dalle risposte emerge la necessità del metodo, anzi dei metodi; perché nella scienza non vi può essere un solo metodo per conoscere. Così come chi conosce un solo diritto non conosce nessun diritto. Ecco che allora il comparatista agisce come la volpe di Isaiah Berlin che sa molte cose, anziché come il riccio che ne sa una sola grande. La cultura derivante dalla comparazione ha anche un effetto concreto: perché consente di legiferare meglio, andando cioè a cogliere di fiore in fiore la migliore normativa in giro per il mondo per riadattarla, con metodo, al proprio ordinamento giuridico di appartenenza. E lo stesso vale per le sentenze della giurisprudenza, specialmente costituzionale. Il diritto comparato può essere definito come una sorta di “clausola aperta” a qualunque principio o regola, proveniente dall’esterno, che possa servire per progredire, per innovare, per tutelare di più e meglio i diritti di libertà dell’individuo. Certo, non è “un copia e incolla”: bisogna conoscere la dimensione storica, linguistica e culturale dei paesi oggetto di comparazione. Bisogna, cioè, sapere entrare metodologicamente