Il Sole 24 Ore

Donare la morte tra le bombe S

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ardegna arcaica. Una donna “dona” la morte. Chiamata al capezzale dei malati terminali, prima gira le immagini sacre verso la parete, e poi mette fine alle loro sofferenze, soffocando­li con un cuscino. Un personaggi­o sospeso tra racconto mitico e realtà, quello dell’“accabadora”. È mai davvero esistito questo angelo nero, che sembra uscito dalle più ancestrali fantasie popolari? Sul finire della Seconda guerra mondiale, nella Cagliari martellata dai bombardame­nti aerei, arriva una di queste donne, Annetta, che ha ereditato dalla madre un compito a cui non si è potuta sottrarre. Ha uno scopo: ritrovare la nipote, fuggita qualche tempo prima dalla campagna, credendo di lasciarsi alle spalle ignoranza e miseria. Ma in città è finita in un bordello, gettando via la sua giovinezza. Tra la vita e la morte si cadenza tutto il film: piovono le bombe, il cibo è razionato, in ospedale non c’è più posto per i feriti. Una volta ritrovata la ragazza, che può fare Annetta? I ricordi angosciosi la tormentano di continuo, eppure ora c’è bisogno dell’altra metà di lei, quella nascosta, quella che finora non si è mai palesata. Difficile il parto dell’angelo bianco, paradossal­e che debba uscire alla luce in un contesto così segnato dal Trionfo del Male. Un medico gentile, una persona la cui profession­e è salvare gli altri, potrebbe essere fondamenta­le nel compiere questo passaggio. Atmosfere sospese, quadri in movimento, sussurri delle anime. Il passato è una terra straniera, il presente è solo pericolo, il futuro una speranza impercetti­bile. Sta all’” accabadora” cercare di afferrarla, questa sottile speranza, sfidando il suo arcaico destino. %%% %%

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