L’industria cresce a tutto campo
A marzo la produzione manifatturiera fa segnare un progresso annuo del 2,8%, distribuito su tutti i settori I mezzi di trasporto, in aumento del 16,1%, fanno segnare la performance migliore
Il livello di ottimismo resta ancora superiore rispetto ai dati reali ma almeno il gap inizia a chiudersi.
La produzione manifatturiera di marzo vede per l’Italia un progresso annuo del 2,8% (+0,4% nel dato mensile destagionalizzato), performance interessante anzitutto perché superiore rispetto a quanto realizzato da Francia e Germania (per Parigi +0,6% annuo nel primo trimestre, mentre lo scatto mensile è superiore, per Berlino +1,9% a marzo su base annua). Una crescita, quella italiana, che si presenta in accelerazione rispetto al mese prece- dente, frutto di una ripresa corale che coinvolge tutti i comparti manifatturieri, dai beni di consumo a quelli strumentali. Eliminando dal calcolo l’energia il progresso dell’output lievita infatti al 3,5%, crescita che almeno in parte giustifica la corsa degli indici di fiducia, arrivati nell’area manifatturiera ai massimi dal 2007.
Ancora una volta in termini produttivi la locomotiva è rappresentata dai mezzi di trasporto (+9,5%), con l’auto in progresso deciso: la produzione di autoveicoli, correggendo i dati per gli effetti di calendario, segna un aumento del 16,1% tendenziale. Anfia stima un output trimestrale di quasi 200mila autovetture, il 9,5% in più rispetto allo stesso periodo 2016. L’indice di produzione di settore si arrampica così a quota 145,6 (con base 100 nel 2010): per trovare un livello più alto occorre tornare al periodo pre-crisi, al mese di maggio del 2008.
Uno scatto analogo in termi- ni percentuali a marzo si concretizza anche nella farmaceutica e crescite robuste vi sono anche per chimica, tessile-abbigliamento, metallurgia. Resta invece al palo (+0,6%) l’area dei macchinari e delle attrezzature, dove però la robusta raccolta ordini del primo trimestre (+13% nella media delle associazioni all’interno di Federmacchine) fa sperare in una seconda parte d’anno decisamente migliore (si veda altro articolo in pagina). A conferma del buon risultato globale della manifattura, la tabella Istat presenta a marzo due soli comparti in terreno negativo (legno-carta e fornitura di energia elettrica e gas), per il resto vi sono soltanto segni più.
L’accelerazione di marzo non è tuttavia sufficiente per compensare il crollo di gennaio (legato anche alla distribuzione delle festività) e questo provoca nel trimestre una contrazione congiunturale dello 0,3%.
Il che, spiega il senior economist di Intesa Sanpaolo Paolo Mameli, fa ipotizzare per l’industria un contributo lievemente negativo al valore aggiunto nel trimestre, corroborando l’ipotesi di un rallentamento del Pil (la stima è +0,1%). E tuttavia, clima di fiducia e indagini qualitative (ai massimi da molti anni) restano coerenti con una riaccelerazione a breve, con l’ipotesi di un progresso congiunturale dello 0,3% per il prodotto interno lordo nel secondo trimestre.
Risalita del resto coerente con altre indicazioni in arrivo dal mondo delle imprese, che vedono da un lato fallimenti e ritardi nei pagamenti in calo, mentre i numeri di Bankitalia fanno intravedere schiarite sul fronte dell’erogazione del credito (+0,3% per i prestiti alle società non finanziarie a marzo) e delle sofferenze. Nelle partite a rischio l’area manifatturiera evidenzia infatti un costante miglioramento: dai picchi di settembre 2015 le sofferenze lorde si sono ridotte di quattro miliardi, un calo dell’11%.
GENNAIO-MARZO L’accelerazione non basta a compensare il crollo di gennaio: nel trimestre si registra una contrazione dello 0,3%