Ponte, Fincantieri non ha la qualifica per ricostruirlo
Il coordinamento andrà a Palazzo Chigi insieme al Mef e alle Infrastrutture Il gruppo triestino non ha l’attestazione per realizzare questo tipo di opere
Né Fincantieri né Italferr, le due società pubbliche cui il Governo vorrebbe far ricostruire il ponte di Genova, hanno le capacità tecniche per realizzare un’infrastruttura di questo tipo. Non hanno cioè le “Attestazioni Soa”, strumento previsto da nostro codice appalti per certificare la capacità di realizzare opere pubbliche.
Nell’ultima versione del decreto legge Genova - che non è ancora pronto per la «Gazzetta» - compare una nuova «Cabina di regia», coordinata da Palazzo Chigi, con il compito di «verificare lo stato di attuazione di piani e programmi di investimento infrastrutturale», e in seconda battuta di «predisporre piani ordinari e straordinari di interventi connessi a fattori di rischio per il territorio, quali dissesto idrogeologico, vulnerabilità sismica degli edifici pubblici», siti da bonificare.
La Cabina di regia sarà presieduta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte o dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, vedrà la partecipazione dei ministri dell’Economia e delle Infrastrutture e avrà il supporto del Dipe (presidenza del Consiglio). Sul tappeto restano però ancora i nodi della copertura finanziaria e delle modalità giuridiche per la ricostruzione del ponte. Il decreto impone ad Autostrade per l’Italia di pagare tutte le spese di demolizione e ricostruzione entro 30 giorni dalle richieste del commissario. Se non lo fa il commissario si farà anticipare i soldi dalle banche. Per il ministero dell’Economia questo significa debito pubblico, e in qualche modo deve trovare un’ adegata copertura, o nel decreto legge o nel successivo Dpcm a firma di Conte.
L’altro nodo ancora aperto è quello dell'affidamento di progettazione e lavori. A decidere sarà il commissario, ma come ha rivelato ieri «Edilizia e Territorio» (Sole 24 Ore) sarà difficile l’affidamento diretto a Fincantieri come capocordata. Semplicemente perché Fincantieri non ha i requisiti di qualificazione per realizzare ponti. Né la capogruppo né la controllata Fincantieri Infrastructure hanno cioè l’attestazione Soa, la "patente" prevista dal Codice appalti per certificare la capacità di realizzare opere pubbliche (nelle diverse tipologie e importi). Fincantieri Infrastructure è specializzata in «carpenteria metallica», cioè produce e installa grandi strutture metalliche per capannoni e ponti (categoria OS18-A), ma non realizza infrastrutture e ponti come capogruppo, non ha cioè la categoria Og3 per realizzare "chiavi in mano" strade, ferrovie, ponti e viadotti.
Fincantieri dunque, a meno di arditi escamotage, non potrà guidare la ricostruzione, ma al massimo partecipare a un raggruppamento. Questo non significa però che dovrà necessariamente essere associata a Pavimental, la società di costruzione di Autostrade per l’Italia. In Italia sono 843 i costruttori in possesso della qualifica per costruire ponti di quelle dimensioni (categoria Og3 per importi illimitati). Tra i nomi più noti Cimolai (che produce anche le componenti in acciaio), Salini Impregilo, Astaldi.
Ma il commissario potrà davvero fare un affidamento diretto? Molti osservatori ritengono che non si possa derogare al principio Ue circa l’invito di almeno cinque imprese. C’è invece chi ritiene che, vista l’emergenza, questo sia possibile, purché la scelta sia ben motivata e inattaccabile, sia rispetto alla qualità delle imprese sia rispetto alla capacità di fare presto.
E Autostrade per l’Italia? Non accetterà, pena ricorsi, che il commissario gli sottragga il ruolo di concessionario e dunque stazione appaltante che affida progetti e lavori. Potrebbe però accettare che a decidere tutto, tramite ordinanze, sia di fatto il commissario. E potrebbe alla fine anche accettare che Pavimental resti fuori dai lavori.