Ivrea e le tre vocazioni del dopo-Olivetti
Informatica, automotive e telecomunicazioni fanno il pieno di assunzioni Serve un collegamento che funzioni come una metropolitana leggera
Un territorio in piena riconversione, con al centro Ivrea, riconosciuta dall’Unesco “Città industriale del XX secolo” e forte di una identità economica che conta su tre diverse vocazioni: Ict e informatica, con le radici nel passato olivettiano del Canavese; manifattura, con il polo dello stampaggio dell’Alto Canavese e l’Automotive; telecomunicazioni, con i principali call center italiani. «In letteratura – dice Fabrizio Gea, presidente uscente degli industriali e respondabile per Confindustria dei Digital Innovation Hub - si dice che per elaborare un lutto industriale pesante come quello subito da Ivrea con la fine della Olivetti servono due generazioni, siamo a questo punto di svolta, Ivrea guarda avanti». Una visione? Una tesi? Gea cita dei dati in realtà, le assunzioni in crescita nel 2017 dell’11,7% – sebbene il numero totale di addetti full-time sia ancora distante rispetto al 2008, sotto di almeno un terzo – un delta positivo del 6,4% di aziende che assume rispetto all’anno scorso, un’attività imprenditoriale ogni 10 abitanti e un indicatore delle procedure concorsuali – 1,3 ogni cento imprese – che è la metà rispetto alla media nazionale.
La vocazione industriale del territorio non è una una faccenda da declinare al passato, insiste Gea: «Negli ultimi dieci anni c’è stato un aumento del 50% del numero di ragazzi iscritti negli istituti tecnici e professionali – argomenta – segno che le esigenze del mondo delle imprese e la formazione si stanno avvicinando, è un segnale culturale importante». Manifattura nel Canavese vuol dire automotive – con la presenza di multinazionali come Federal Mogul e ITT, accanto ad aziende guidate da famiglie industriali del territorio, come Sata o OMP – e polo dello stampaggio dell’Alto Canavese, tra i più importanti in Europa per volumi lavorati. Vuol dire elettronica e meccatronica. In questo contesto, dove da sempre innovazione e industria si incontrano, Tuc Technology ha trovato un terreno fertile per lo sviluppo della sua tecnologia, con la rete d’imprese Canavese Inside come partner industriale: si tratta di un sistema modulare per la produzione di autovetture che sarà presentato la prossima settimana e che risponde alla rivoluzione dei modelli di mobilità verso la quale vanno le aree metropolitane.
Il Canavese guarda al futuro, insiste Luciano Jorio, presidente di Canavese Inside e imprenditore nel settore della meccatronica.«La nostra rete – spiega – nasce per volontà di alcuni operatori che hanno scelto di mettersi insieme per sfruttare sinergie tra aziende con specializzazioni merceologiche diverse, dall’informatica alla meccatronica, con dieci imprese coinvolte». Jorio è anche presidente del Museo Olivetti, «un patrimonio importante – aggiunge – da qui passano ogni anno 4mila studenti».
Il riconoscimento da parte dell’Unesco può funzionare da driver, dunque, a patto che la città riesca a elaborare una progettualità efficace e condivisa. Va in questa direzionela creazione dell’Agenzia di sviluppo, che si articolerà come un consorzio e rappresenterà uno strumento di lavoro a sostegno dei progetti di sviluppo per la città di Ivrea.
La gestazione è stata lunga, è iniziata nel 2012, con una fase di analisi e di studio, finanziata con 100mila euro da Confindustria e da un gruppo di aziende. A partire dal 2015 è stato avviato un lavoro di condivisione con enti locali, associazioni datoriali e sindacati. Da questo tavolo di programmazione negoziata sono venuti fuori 77 progetti lungo quattro direttrici: industria e attività produttive, infrastrutture e trasporti, formazione e istruzione, turismo cultura e sport. «Il tema delle infrastrutture resta un tema sensibile – sottolinea Gea – a Ivrea serve un collegamento ferroviario che funzioni come una metropolitana leggera, ogni 40 minuti, serve migliorare la viabilità verso le aziende dell’Alto canavese, ad esempio, servite da una strada che registra un indice di mortalità dieci volte superiore alla media. Serve progettualità e visione».