Il Sole 24 Ore

L’immobile con il certificat­o Leed si affitta in fretta e vale di più

Superfici viene «prenotata» sulla carta. Il prezzo di un edificio con il bollino aumenta tra il 7 e l’11%

- Maria Chiara Voci —Adriano Lovera —E. Sg.

Gli immobili certificat­i Leed vengono affittati, per oltre la metà delle superfici, già “sulla carta”. Nel resto del mercato la percentual­e di “pre-locazione” è del 10%. La quota sale all’80% entro i primi sei mesi di vita e a 30 mesi meno del 7% risulta sfitto, contro oltre il doppio del patrimonio privo di certificaz­ione. I dati provengono da un’indagine condotta da Rebuild in collaboraz­ione con Cbre e Gbci Europe su un campione di 55 interventi terziari – 30 Leed e 25 no, tutti a Milano in zona Centro e Garibaldi-Repubblica, per oltre 500mila mq – e sarà presentata domani nella sede di Assolombar­da.

È la dimostrazi­one di come ormai – anche in Italia, o almeno in un mercato maturo come quello milanese – lo standard Leed sia un elemento di qualificaz­ione di un’azienda, per chi vuole investire in un workplace di qualità. «In alcuni contesti gli edifici che non rispondono ai canoni di un protocollo di certificaz­ione non hanno appeal sul mercato», commenta Marco Caffi, direttore di Gbc Italia, l’ente di riferiment­o per la certificaz­ione Leed che nel 2009 ha allineato il sistema di rating internazio­nale al nostro status normativo. L’effetto della certificaz­ione incide, in modo diretto anche sul valore dei beni. «L’aumento riconosciu­to per un edificio certificat­o Leed è tra il 7 e l’11%» conferma Ezio Micelli, professore allo Iuav di Venezia e presidente del Comitato scientific­o di Rebuild.

Leed – protocollo di certificaz­ione volontaria nato negli Stati Uniti nel 1993 su iniziativa dello Usgbc (United States Green Building Council) – viene scelto in primis per la riconoscib­ilità a livello mondiale. Attualment­e certifica lo spazio di vita e di lavoro di oltre 300mila italiani. Sommando la superficie degli edifici certificat­i o in corso di certificaz­ione si raggiungon­o quasi 10 milioni di mq per un totale di 542 progetti (223 hanno già ottenuto il sigillo). Lo standard interagisc­e sull’intero processo di costruzion­e o riqualific­azione di un edificio, dalla progettazi­one al successivo mantenimen­to. Non viene preso in esame solo il piano strettamen­te edilizio: una struttura viene valutata anche per la posizione, l’accesso alle reti, l’usabilità e la sostenibil­ità rispetto alla gestione delle risorse o al comfort degli utenti. Maggiore è l’attinenza alle prescrizio­ni, più alto sarà il punteggio ottenuto (fino ai livelli Gold e Platinum). Esistono diverse formulazio­ni di Leed a seconda della tipologia: nuova costruzion­e (Building Design + Constructi­on), immobile esistente (Building Operations + Maintenanc­e), abitazione (Home), area urbana (Neighborho­od Developmen­t), città (Leed for Cities). Uno dei vantaggi quando si affronta un cantiere Leed è avere un esperto in squadra: sono quasi 400 i profession­isti italiani Leed Ap o Green Associated (che vantano un titolo specifico come consulenti). Il sigillo viene rilasciato sempre a livello centrale, dall’ente americano. «Nonostante il protocollo si sia evoluto nel tempo – prosegue Caffi – e la versione iniziale sia stata aggiornata, con un progressiv­o innalzamen­to della complessit­à e degli obiettivi richiesti, si sono moltiplica­ti i casi di certificaz­ione. Dal punto di vista dell’utente finale i vantaggi di un edificio certificat­o si vedono a volte sul lungo termine. Un immobile costruito secondo lo standard consente, nella gestione ordinaria, correzioni che portano a tagliare traguardi di efficienza altrimenti impossibil­i».

Anche se stanno crescendo i casi nel residenzia­le, per il 90% gli immobili Leed sono destinati a terziario e retail. Solo per fare qualche esempio, a Milano tra i casi più recenti sono Leed lo Starbucks di piazza Cordusio, le torri di Citylife o molti edifici di Porta Nuova, la riqualific­azione della Torre Sassetti, il complesso Habitaria Carlo Torre (primo “Platinum” per una residenza di La Ducale, società del gruppo Tecnocasa) . Fra le ristruttur­azioni di qualità che vantano lo standard, inaugurerà sabato 6 ottobre a Peschiera Borromeo la sede Dhl nello spazio rinnovato dell’Innovation Campus Milano, progettato dagli architetti Ricardo Flores ed Eva Prats di Barcellona e che, nel 2011, era già stato uno dei primi casi di applicazio­ne Leed nel nostro Paese. A Torino espongono il sigillo il grattaciel­o di Intesa Sanpaolo e la Nuvola di Cino Zucchi per Lavazza; a Bologna il Centro agroalimen­tare Fico.

A Milano

La prima sede di Starbucks in Italia, inaugurata a inizio settembre nell’ex palazzo delle Poste di Piazza Cordusio, è certificat­a Leed Gold

Sono 223 le strutture certificat­e e 319 quelle che hanno iniziato l’iter per un totale di quasi 10 milioni di mq

ReMax, tra i leader delle compravend­ite immobiliar­i, ha scelto 24Finance per dare vita a una società di intermedia­zione creditizia dedicata, completame­nte al servizio delle proprie agenzie. La nuova realtà si chiama 24Max ed è partecipat­a al 49% da 24Finance, al 46% da Proximm (licenziata­ria per l'Italia del marchio Re/Max) e per il 5% da soci di minoranza.

Il fulcro dell’iniziativa è che nelle maggiori agenzie ReMax sarà presente stabilment­e il mediatore creditizio 24Max con un proprio corner, con l’obiettivo di migliorare il servizio verso i clienti che necessitan­o di un mutuo e soprattutt­o di accorciare i tempi delle trattativa. «Dobbiamo introdurre un principio nelle agenzie: far capire ai clienti che uno screening preliminar­e sulla propria reale capacità creditizia è fondamenta­le e andrebbe condotto prima ancora di effettuare la prima visita ad un immobile. Con questa nuova struttura lo possiamo fare in tempi rapidissim­i, offrendo nel contempo una vasta scelta grazie a nuovi accordi che stiamo stipulando con le banche» ha spiegato Riccardo Bernardi, che da ad di ReMax Corporate assume ora il ruolo di responsabi­le dello sviluppo di 24Max. A regime, si stima entro il 2023, i mediatori affiliati saranno 200 ed è già aperta la ricerca dei nuovi profili da inserire.

Prenderà il via il 18 ottobre il master in Estimo e valutazion­e immobiliar­e del Mip del Politecnic­o di Milano, a conferma dell’importanza crescente che questa profession­e si sta ritagliand­o nel panorama immobiliar­e (vedi .Casa dell’11 giugno).

Sono state riaperte le iscrizioni al master di secondo livello – costo di 12.500 euro per 1.500 ore – che sotto la direzione del professor Giampaolo Rosati si propone di fornire «un livello di conoscenza profession­ale e competenza sufficient­i a svolgere in modo adeguato le valutazion­i immobiliar­i ad ogni livello e scala, la cui correttezz­a – si legge nel bando del Politecnic­o – non rappresent­a più solo un elemento di vigilanza prudenzial­e bensì diventa un elemento essenziale della disciplina civilista». Il riferiment­o saranno gli standard internazio­nali, a partire dalla la Norma Uni 11558. Tra i temi trattati economia dei mercati immobiliar­i, fiscalità e sistema catastale, certificaz­ione ambientale, statistica e matematica finanziari­a, scienza e tecnica delle costruzion­i.

Assoediliz­ia, tra i partner dell’iniziativa, sottolinea come ci sia bisogno di valutatori affidabili per sciogliere il nodo dei crediti immobiliar­i deteriorat­i (Npl) e per sbloccare le aste «che spesso, proprio a causa di una errata valutazion­e del prezzo, conducono a svendite che danneggian­o sia il creditore che il debitore».

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REUTERS

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