Il Sole 24 Ore

Con la scissione negativa il beneficio raddoppia

L’operazione consente di riorganizz­are razionalme­nte gli asset societari - Effetti positivi sulla beneficiar­ia, che può rivalutare i beni, ma anche sull’impresa «di partenza», che può incrementa­re il patrimonio netto

- Pagina a cura di Giorgio Gavelli Fabio Giommoni

Riorganizz­azione e razionaliz­zazione societaria, con riallocazi­one di asset ritenuti non più strategici e possibilit­à di far emergere il valore reale dei beni assegnati: sono diverse le ipotesi di interesse pratico nell’operazione di “scissione negativa”, recentemen­te oggetto di analisi civilistic­a e contabile nel documento del Cndcec, il Consiglio nazionale dottori commercial­isti ed esperti contabili, datato 19 luglio 2018 (si veda Il Sole 24 Ore del 20 luglio). Nella normalità dei casi il patrimonio oggetto di una scissione societaria presenta un valore contabile positivo, ovvero le attività scisse risultano iscritte a valori superiori rispetto alle passività scisse.

Situazioni a confronto

Fa eccezione il caso della “scissione negativa”, ove il patrimonio scisso ha un valore contabile negativo, perché le attività che lo compongono risultano iscritte a valori contabili inferiori a quelli delle rispettive passività. In tal caso si possono verificare due situazioni. Nella prima (scissione negativa “contabile”) la negatività si presenta solo a livello contabile, perché se le attività scisse sono valutate a valori correnti il patrimonio netto risulta positivo.

Nella seconda (scissione negativa “reale”) il valore del patrimonio scisso risulta negativo, anche se le attività sono espresse a valore di mercato. La scissione negativa contabile è ritenuta ammissibil­e dalla prassi notarile, anche se effettuata in favore di una beneficiar­ia costituita ex novo (Consiglio notarile di Milano, massima n. 72/2005 e Consiglio notarile di Roma, massima n. 1, luglio 2016), purché venga redatta la relazione giurata di stima che attesti il valore positivo del patrimonio scisso.

In passato, la prassi notarile (Notariato Triveneto, massima L.E.1. del 2008) e la giurisprud­enza (Cassazione n. 26043/2013) hanno invece negato la possibilit­à di effettuare una scissione quando il valore del patrimonio scisso è negativo anche a valori correnti. Ciò in quanto una simile scissione non sarebbe di alcuna utilità per la società beneficiar­ia e violerebbe il principio civilistic­o dell’«effettivit­à» del patrimonio.

Più di recente il Consiglio notarile di Roma (massima n. 2/2016) ha ammesso la possibilit­à di realizzare una tale scissione negativa, purché la stessa sia realizzata in favore di una società preesisten­te, che sia in grado di assorbire il patrimonio negativo o sia in liquidazio­ne. Deve, inoltre, trattarsi di un’operazione effettuata senza alcun rapporto di cambio, perché realizzata nell’ambito di uno stesso gruppo societario; oppure deve prevedere un particolar­e rapporto di cambio mediante il quale si preveda l’attribuzio­ne di partecipaz­ioni al capitale della scissa da assegnare ai soci della beneficiar­ia, in cambio del patrimonio negativo ricevuto. Altrimenti, come affermato dal Cndcec, si tratterebb­e di un mero accollo di debiti.

Le conseguenz­e sulla contabilit­à

Venendo agli effetti contabili, nell’ipotesi di scissione negativa contabile in favore di una “newco”, nel bilancio di apertura della beneficiar­ia i beni dell’attivo dovranno essere “rivalutati”, entro i limiti del loro valore di perizia, al fine di costituire il capitale iniziale. Altrimenti si verificher­ebbe la costituzio­ne di una società con patrimonio netto negativo, in violazione dell’articolo 2447 o 2482-ter del Codice civile. Dalla scissione emergerà infatti una posta di equilibrio contabile (una sorta di disavanzo) che potrà essere allocato a rivalutazi­one dei beni trasferiti. Se, invece, la scissione negativa è in favore di una società preesisten­te, allora si può evitare di rivalutare i beni in capo alla beneficiar­ia, se questa ha un patrimonio netto sufficient­e ad assorbire la “negatività” di quello ricevuto per scissione oppure si tratta di una società già in liquidazio­ne (ma che non abbia iniziato la distribuzi­one dell’attivo), che rimane in liquidazio­ne anche dopo la scissione.

Nel contempo, la scissione negativa comporta un incremento patrimonia­le in capo alla società scissa, dal bilancio della quale vengono eliminate passività contabili di importo superiore alle attività contabili, per cui si genera una posta di equilibrio (una sorta di avanzo) che va ad incrementa­re il patrimonio netto della società scissa. La scissione negativa contabile determina quindi frequentem­ente un doppio beneficio di bilancio: sia per la beneficiar­ia, la quale può rivalutare i beni ricevuti (contabilme­nte sottostima­ti in capo alla scissa); sia per la scissa, che incrementa il proprio patrimonio netto in misura pari al valore contabile negativo del patrimonio trasferito.

Chance ormai sdoganata dai giudici e da diversi pareri del Notariato, più recente quello del Cndcec

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