BTp, vola il costo degli interessi
A segno l’asta da 6,5 milioni ma il rendimento del titolo triennale balza al 2,51% Spread in risalita a 306 punti Fonti Bce: senza un piano Ue nessun soccorso all’Italia
Il Tesoro ha venduto tutti i 6,5 miliardi di euro di Btp in asta, con tassi in forte rialzo: il titolo a tre anni è volato a 2,51%, in rialzo di 1,31 punti percentuali; quello a 7 anni è stato del 3,28% (+74 centesimi), quello sul 15 anni ha raggiunto il 3,66% e il trentennale il 3,79%. Sulla scadenza triennale gli interessi sono raddoppiati: per ogni miliardo emesso 25 milioni (dai 12 di settembre). In totale, per i 3,5 miliardi sulla scadenza a 3 anni, il servizio del debito è 88 milioni l’anno. Nuove tensioni sul fronte spread: il differenziale BTP-Bund è risalito a 306 punti. La situazione sui mercati è ancora sotto controllo, ma in Europa c’è chi comincia ad evocare il rischio contagio del 'caso Italia'. L’Fmi si unisce alle richieste di rispetto delle regole e fonti vicine alla Bce hanno fatto sapere che Francoforte «non potrà soccorrere l’Italia in caso di crisi di liquidità a meno che Roma non entri in un piano di salvataggio Ue».
I bond.
La giornata.
Il Tesoro chiude con successo la settimana d’aste fissando però tassi evidentemente più alti rispetto ai collocamenti del mese scorso e ancora più alti rispetto ai livelli dello scorso aprile, quando il mercato era concentrato solo sui fondamentali del Paese e non (come adesso) sull’ipotesi di un downgrade delle agenzie di rating in scia ai dubbi degli investitori sui contenuti della manovra di bilancio.
Dopo aver venduto mercoledì BoT a 12 mesi per un controvalore di 6 miliardi (allo 0,946%) il Tesoro ha ieri proseguito con i titoli a medio-lungo termine raccogliendo nel complesso altri 6,5 miliardi di euro. Più nel dettaglio sono stati collocati BTp a 3 anni per 3,5 miliardi. Il tasso - allineandosi ai movimenti già visti sul mercato secondario - è balzato al 2,51%, 131 punti base in più rispetto all’asta precedente e ben 246 in più sui livelli di aprile. Particolarmente negativo il dato sulla domanda: il rapporto di copertura (domanda/offerta) è stato di 1,26, il livello più basso per un governativo italiano da quasi due anni. Più alte le richieste invece sugli altri BTp immessi sul mercato ieri, con duration più elevate. Il titolo a 7 anni (controvalore 1,5 miliardi) ha registrato una domanda quasi doppia (bid to cover 1,9) a fronte dell’elevato tasso spuntato dagli investitori, 3,28%, 74 punti base in più rispetto all’asta di settembre e 201 in più nel raffronto con i livelli di aprile. Non entusiasmante invece la domanda sui titoli a 15 anni (rapporto di copertura 1,44, a fronte di un importo assegnato di 944 milioni) “piazzati” al 3,66% (121 punti base in più rispetto ai tassi primaverili). Infine, a giudicare dalla domanda (bid to cover 1,9) i mercati hanno apprezzato il BTp a 30 anni (ma con vita residua 19) collocato al 3,79% per un controvalore di 558 milioni. Nel complesso, le aste di questa settimana genereranno per le casse del Tesoro un sovracosto (da spalmare su tutti gli anni di durata dei titoli venduti) di quasi 1 miliardo di euro, in confronto a quella che sarebbe stata la spesa per interessi con i tassi che “giravano” sui monitor ad aprile.
Da un punto di vista del timing il calendario era favorevole (lato domanda) perché sono in imminente scadenza BTp per 12 miliardi di euro. Ovviamente (lato tassi) lo era meno considerato che in questo momento - come detto - gli investitori non stanno prezzando solo i fondamentali macro del Paese (che vanta il terzo più grande surplus commerciale della Ue, senza dimenticare svariati anni consecutivi di avanzo primario) ma anche la sostenibilità futura dell’elevato debito pubblico in rapporto al Pil (131%) a fronte dell’ipotesi di uno scontro con la Commissione europea sull’approvazione della legge di bilancio. È questo l’elemento che ha spinto in alto anche i cds (credit default swap), sorta di polizze che coprono gli investitori dal fallimento del titolo sottostante. Quelli sull’Italia (con scadenza 5 anni) ieri “valevano” 272 punti, 7 in più delle precedenti 24 ore e quasi 200 in più rispetto agli 85 di aprile. La tensione si riflette anche sullo spread BTp-Bund in alto di quasi 200 punti nel confronto con la primavera. Ieri il differenziale BTp-Bund ha chiuso a 306 punti (in primavera era a 120). I rendimenti dei decennali sono saliti dal 3,51% al 3,58% e restano sui livelli più alti degli ultimi cinque anni. Va detto che lo spread è aumentato non solo per fattori esogeni ma anche per dinamiche legate al Bund, i cui rendimenti ieri sono scesi di 3 punti base allo 0,52%.Il titolo tedesco in questo momento è tirato da due forze contrapposte. Da un lato c’è una spinta agli acquisti come bene rifugio. Spinta che sta aumentando in conseguenza sia delle tensioni sulla carta italiana ma soprattutto della volatilità sui mercati finanziari che si è impennata nelle ultime sedute (l’indice Vix - che misura la volatilità - è balzato di quasi il 100% da 12 a 23 punti). Dall’altro sul Bund ci sono pressioni contrarie e in vendita, legate al movimento di rialzo dei tassi del mercato obbligazionario mondiale, innescato dal recente balzo dei tassi dei Treasury a 10 anni che viaggiano intorno al 3,2%, i livelli più alti da sette anni. Questi movimenti sono anche alla base della forte volatilità delle Borse (ieri Piazza Affari ha perso l’1,8% in linea con il calo dell’Eurostoxx 50) su cui è anche in atto una rotazione di portafoglio (gli investitori iniziano a privilegiare settori più esposti al rialzo dei tassi) e che a livello generale sono le prime a soffrire nei momenti in cui i rendimenti obbligazionari (storici rivali delle azioni) salgono. Intanto il bilancio comincia a farsi pesante: nell’ultimo mese la capitalizzazione globale dei bond è scivolata di 1.000 miliardi di dollari.