Il boom di carta che «rifece gli occhi» agli italiani
Il risveglio del dopoguerra, in Italia, coincide con la Liberazione che è certamente quella dal fascismo e dalle sue componenti più bieche, maè soprattutto una rinascita estetica, con le macerie del conflitto che vengono rimosse da uno slancio collettivo verso il progresso: l’Italia degli anni 50 è un Paese che crede nel futuro, nell’industria e tra poco conoscerà il boom. Si spende di più, l’occupazione è massima, l’ascensore sociale funziona. Nelle difficoltà di una nazione che conosce il tramonto della società contadina e punta verso l’industria, allineandosi con il resto dell’Occidente, la gioia di vivere si esprime in mille modi. E le possibilità di consumo sono a concreta portata di mano: si risparmia e si investe. Gli italiani si fanno la casa, la arredano, mangiano di più e meglio, nascono i supermercati, almeno nelle grandi città, che sostituiscono i “pizzicagnoli” di quartiere, ci si lava con prodotti di pronto uso, ci sono occasioni sociali, si beve, si esce, si va al cinema: e la pubblicità deve convincere delle nuove opportunità e possibilità: il prossimo decennio sarà il vero boom. E infatti la mostra a Treviso (Museo Collezione Salce, via Carlo Alberto, 31) «Verso il boom! 19501962» (fino al 17 marzo 2019) che chiude la trilogia di «Illustri persuasioni», dedicata a come gli italiani hanno conosciuto i prodotti commerciali attraverso la pubblicità (soprattutto cartacea), è la testimonianza di una esplosione di qualità artistica e progettuale, che innerva quegli anni.
Il catalogo della mostra, bellissima, curata da Marta Mazza, direttrice della Collezione, dalla quale arrivano tutte le opere in mostra, comprende 92 opere (manifesti, locandine, tabelle e cartoni sagomati e montati tridimensionalmente) ed è una parata di meraviglie. Ci sono i grandi autori dell’epoca: i reduci della cartellonista storica che sanno rivedere i loro fasti (Boccasile, Dudovich), e ci sono nuove, e modernissime, leve. Basti pensare ai manifesti di Nizzoli per la Olivetti, o a quelli di Carboni per Barilla o a un lavoro molto significativo come il Munari per Pirelli. E poi gli stranieri, che “scendono” a Milano, capitale economica nella quale prende vita il sogno di un’Italia diversa. La scuola svizzera, con Lora Lamm o Max Huber, un olandese come Bob Noorda, i francesi Cassandre, Morvan e Savignac, geni del poster ingaggiati dalle aziende italiane. Che dire poi, della strepitosa irruzione, in questo mondo, di un vero genio della comunicazione pubblicitaria come Armando Testa? Abbiamo ancora tutti negli occhi, e sì che sono passati decenni, i suoi capolavori, qui puntualmente presenti. La serie dei personaggi che brindano per la Carpano, la qualità grafica del Punt e Mes. «L’incontenibile entusiamo progettuale di quegli anni – dice Marta Mazza – si diffonde capillarmente nel Paese. E la pubblicità anticipa, sottolinea, enfatizza questo sentimento, vivendo un momento di straordinaria effervescenza». Nulla di più vero: ma, sfogliando il catalogo (edito da Silvana Editoriale, pagg. 188, € 34,00) – ottima idea per un prossimo regalo natalizio, magari in trio con i precedenti, per gli appassionati – quello che salta agli occhi è anche la qualità di autori meno noti: Gian (Carlo) Rossetti, Nico Edel, Pesa (Gino Pesavento), le donne di Jeanne Grignani: un insieme di artigiani del gusto che, lo diciamo senza nostalgia, hanno «rifatto gli occhi» degli italiani. E in che modo superbo!