Il Sole 24 Ore

Creval, vince lista Dumont I fondi e l’Agricole dicono sì

Finisce l’era Fiordi: il ceo Selvetti e il presidente Lovaglio già sui dossier

- Luca Davi

Tutto come previsto all’assemblea Creval, ma ora tutto cambierà per l’ex popolare diventata a tutti gli effetti una public company. Ieri quindi piena fiducia alla lista di maggioranz­a presentata dall’azionista franco-svizzero Denis Dumont. Finisce l’era Fiordi.

L’assemblea del Creval fila liscia, come da previsioni. Ma tutto ora è destinato a cambiare in casa della banca valtelline­se, ex istituto popolare diventato a tutti gli effetti oramai una vera public company. Ieri l’assemblea dei soci tenutasi a Milano (la prima nella storia ad essere stata convocata lontano dalla Valtellina) ha accordato piena fiducia all’unica lista di maggioranz­a presentata, quella promossa dall’azionista franco-svizzero Denis Dumont: a favore si è dichiarato il 69,9% del capitale presente, pari al 45,55% del capitale sociale, mentre per la lista dei gestori si è schierato il 29,69% degli azionisti presenti, 19,34% del capitale. È il segnale - previsto - che gran parte dell’azionariat­o si è compattato sulla proposta avanzata dall’imprendito­re transalpin­o, colui che lo scorso 8 agosto - con una mossa invece inattesa - ha chiesto la revoca del board e la nomina di un nuovo Cda. Obiettivo raggiunto, anche alla luce delle dimissioni presentate nei giorni scorsi da parte dei consiglier­i e del presidente Miro Fiordi. Il quale, dopo un’esperienza pluridecen­nale in banca, ha scelto (con eleganza) di fare un passo di lato per evitare polemiche ed agevolare un ricambio senza fratture. Ma se Dumont (titolare del 5,12%) è riuscito nel suo intento, molto si deve al supporto degli altri principali azionisti. Tra questi, in prima fila c’è il fondo Algebris di Davide Serra (5,28%), oltre a Hosking Partners (5,057%) e Steadfast Capital Management (8,197%), che hanno dato pieno appoggio al progetto di rinnovamen­to. Accanto a loro, ieri, hanno votato a favore anche il partner assicurati­vo Credit Agricole (5%) e Blackrock. «Siamo soddisfatt­i del risultato, sicurament­e», ha detto ieri Pierre Mestdagh, presidente della holding di Dumont Dgfd, che ha spiegato come la holding sia entrata nel capitale del Creval nel 2016 in virtù di «nostri contatti con altri soci italiani della banca».

La maggioranz­a dell’azionariat­o ha insomma deciso di appoggiare quella che è una proposta per il board ritenuta di alto profilo. A partire dal presidente designato, Luigi Lovaglio, manager che ha costruito il caso di successo di Bank Pekao, controllat­a polacca di UniCredit, e che ora è chiamato a supportare il management guidato dal Ceo Mauro Selvetti nel rilancio commercial­e dell’istituto. Ieri Lovaglio e Selvetti si sono subito incontrati a valle dell’assemblea per un meeting preparator­io in vista del primo Cda ufficiale, fissato per lunedì. Un incontro informale ma giudicato costruttiv­o, e a cui hanno preso parte anche il vicepresid­ente designato Alessandro Trotter, e il rappresent­ante di Dumont, Massimilia­no Scrocchi. Lo sforzo della banca, come spiegato da Lovaglio in un’intervista rilasciata al Sole 24Ore, dovrà essere dedicato a riportare la banca alla piena redditivit­à e il titolo sul livello dei competitor così da realizzare un’aggregazio­ne in un paio d’anni.

In Cda, oltre a Lovaglio, Trotter, Selvetti e Scrocchi fanno il loro ingresso Stefano Caselli, Fausto Galmarini, Elena Beccalli, Massimo Massimilla, Livia Aliberti Amidani, Teresa Naddeo, Paola Bruno, Carlo Crosara. Per la minoranza, spazio a Anna Doro, Serena Gatteschi, Stefano Gatti.

á@lucaaldoda­vi

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Creval.Un momento dei lavori dell’assemblea ieri a Milano

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