Anche Inwit guarda al dossier
Le mosse condizionate dalle valutazioni Telecom su strategie e debito
Interessati al dossier delle torri Wind-Tre ci sono almeno tre operatori su piazza. C’è Cellnex che da Wind ha già comprato il primo pacchetto di siti che ha permesso lo sbarco in Italia. C’è F2i che ha appena rilevato il controllo di EiTowers e ha intenzione di giocare anche sul tavolo del consolidamento delle torri tlc (per raccogliere capitali ha già in cantiere il quarto fondo). E c’è Inwit che già si era fatta avanti - con una lettera recapitata a Mediobanca, uno degli advisor dell’operazione F2i-EiTowers - per le mille torri di tlc della società ex-Mediaset nel caso in cui avesse deciso di dismetterle. In questo momento però nessuno dei tre operatori vuole vendere, ma tutti sono in attesa che qualcuno lo faccia per poter salire di scala e sprigionare le sinergie “immobiliari” connesse alle operazioni di consolidamento. Spesso, infatti, basta una torre per servire i clienti di due, tagliando così la metà dei costi d’affitto.
Inwit però deve fare i conti col gruppo a cui appartiene, che è anche il suo principale cliente. Telecom si è appena impegnata a pagare 2,4 miliardi per le frequenze del 5G. Le 5mila torri di Wind-Tre sono valutate sul mercato nell’intorno di un miliardo. Inwit, che è sottolevereggiata, potrebbe agevolmente finanziare l’operazione a debito, ma questo vorrebbe dire aumentare l’indebitamento consolidato e rischiare di mettere ancor più sotto pressione il livello del rating Telecom che senz’altro non tornerà all’investment grade quest’anno.
Quel che conta, tuttavia, più che il debito in assoluto è il rapporto net debt/Ebitda, quanto cioè di Ebitda in più potrebbero portare le nuove torri a fronte di un aumento del debito. Telecom deve però ancora decidere cosa fare di Inwit, di cui oggi controlla il 60%. Il cda sta passando in rassegna tutte le partecipate nell’ambito di una valutazione complessiva delle strategie. Le ultime indicazioni portano a ritenere che non voglia perdere il controllo della società delle torri, che oggi contribuisce per 200 milioni all’Ebitda di gruppo: al massimo l’ipotesi sarebbe quella di cedere il 20% sul mercato (per un incasso di circa 700 milioni). A sostegno di questa posizione ci sono considerazioni strategico-industriali. Le torri possono servire per mettere a frutto da subito le costose frequenze del 5G con collegamenti wi-fi, come fanno per esempio Linkem o Eolo. E tenere il controllo può servire anche a guidare una possibile operazione carta contro carta, se Vodafone scegliesse di valorizzare le sue torri in Italia in questo modo. Restano le valutazioni finanziarie da fare, soprattutto circa i riflessi delle diverse opzioni sul grado di indebitamento. In casa Telecom, si sa,le decisioni non sono mai semplici.