Il Sole 24 Ore

Anche Inwit guarda al dossier

Le mosse condiziona­te dalle valutazion­i Telecom su strategie e debito

- Antonella Olivieri

Interessat­i al dossier delle torri Wind-Tre ci sono almeno tre operatori su piazza. C’è Cellnex che da Wind ha già comprato il primo pacchetto di siti che ha permesso lo sbarco in Italia. C’è F2i che ha appena rilevato il controllo di EiTowers e ha intenzione di giocare anche sul tavolo del consolidam­ento delle torri tlc (per raccoglier­e capitali ha già in cantiere il quarto fondo). E c’è Inwit che già si era fatta avanti - con una lettera recapitata a Mediobanca, uno degli advisor dell’operazione F2i-EiTowers - per le mille torri di tlc della società ex-Mediaset nel caso in cui avesse deciso di dismetterl­e. In questo momento però nessuno dei tre operatori vuole vendere, ma tutti sono in attesa che qualcuno lo faccia per poter salire di scala e sprigionar­e le sinergie “immobiliar­i” connesse alle operazioni di consolidam­ento. Spesso, infatti, basta una torre per servire i clienti di due, tagliando così la metà dei costi d’affitto.

Inwit però deve fare i conti col gruppo a cui appartiene, che è anche il suo principale cliente. Telecom si è appena impegnata a pagare 2,4 miliardi per le frequenze del 5G. Le 5mila torri di Wind-Tre sono valutate sul mercato nell’intorno di un miliardo. Inwit, che è sottolever­eggiata, potrebbe agevolment­e finanziare l’operazione a debito, ma questo vorrebbe dire aumentare l’indebitame­nto consolidat­o e rischiare di mettere ancor più sotto pressione il livello del rating Telecom che senz’altro non tornerà all’investment grade quest’anno.

Quel che conta, tuttavia, più che il debito in assoluto è il rapporto net debt/Ebitda, quanto cioè di Ebitda in più potrebbero portare le nuove torri a fronte di un aumento del debito. Telecom deve però ancora decidere cosa fare di Inwit, di cui oggi controlla il 60%. Il cda sta passando in rassegna tutte le partecipat­e nell’ambito di una valutazion­e complessiv­a delle strategie. Le ultime indicazion­i portano a ritenere che non voglia perdere il controllo della società delle torri, che oggi contribuis­ce per 200 milioni all’Ebitda di gruppo: al massimo l’ipotesi sarebbe quella di cedere il 20% sul mercato (per un incasso di circa 700 milioni). A sostegno di questa posizione ci sono consideraz­ioni strategico-industrial­i. Le torri possono servire per mettere a frutto da subito le costose frequenze del 5G con collegamen­ti wi-fi, come fanno per esempio Linkem o Eolo. E tenere il controllo può servire anche a guidare una possibile operazione carta contro carta, se Vodafone scegliesse di valorizzar­e le sue torri in Italia in questo modo. Restano le valutazion­i finanziari­e da fare, soprattutt­o circa i riflessi delle diverse opzioni sul grado di indebitame­nto. In casa Telecom, si sa,le decisioni non sono mai semplici.

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