Il Sole 24 Ore

Chi perde paga le spese di lite

La prassi di compensarl­e può vanificare lo scopo di aver agito in giudizio

- Laura Ambrosi

La compensazi­one delle spese di lite potrebbe tradursi in una violazione del diritto di difesa del contribuen­te: l’incidenza delle stesse, infatti potrebbe vanificare lo scopo di aver agito in giudizio per evitare un ingiusto pagamento. Ad affermare questi principi è la Cassazione con l’ordinanza 25594 depositata ieri.

Un contribuen­te impugnava un avviso di mora per il quale non era stata notificata la prodromica cartella di pagamento. Il giudice di primo grado disponeva la compensazi­one delle spese e sul punto il contribuen­te proponeva appello, lamentando un vizio di motivazion­e della sentenza.

Anche il collegio di seconde cure confermava la compensazi­one, precisando però che data la natura e il valore della controvers­ia, non c’era la necessità di una esplicitaz­ione delle ragioni giustifica­trici, in quanto comunque desumibili dal contenuto stesso della decisione.

Il contribuen­te ricorreva così in Cassazione.

La Suprema Corte ha rilevato che al momento della decisione vigeva l’articolo 15 del Dlgs 546/92 che rinviava all’articolo 92, Codice di procedura civile, secondo il quale il potere discrezion­ale di disporre la compensazi­one parziale o totale delle spese di lite era subordinat­o o alla sussistenz­a della soccombenz­a reciproca o alla concorrenz­a di altri giusti motivi esplicitat­i nella motivazion­e. Nella specie, il contenuto della sentenza di appello non consentiva il controllo sulla congruità delle ragioni.

La Cassazione ha precisato che soprattutt­o nelle liti di modesto valore, l’incidenza delle spese potrebbe vanificare ciò che il ricorrente con la propria impugnazio­ne voleva evitare, ossia il pagamento di somme non dovute. Secondo i giudici di legittimit­à, quindi, un’immotivata compensazi­one delle spese, si sostanzia con un pregiudizi­o concreto dell’esercizio del diritto di difesa costituzio­nalmente garantito (articolo 24, Costituzio­ne).

La decisione è particolar­mente importante, atteso che contrasta una prassi ormai costante di molte commission­i tributarie. La Suprema Corte ha chiarament­e evidenziat­o che in caso di soccombenz­a integrale dell’Ufficio, la compensazi­one delle spese di lite si traduce in una violazione della legge costituzio­nale (il diritto di difesa) poiché, di fatto, esclude un giusto ristoro al contribuen­te che è stato costretto ad adire in giudizio per evitare un indebito pagamento di somme all’erario.

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