Il Sole 24 Ore

Telecomuni­cazioni, in vendita 5mila torri di Wind Tre

Incarico a Morgan Stanley che in settimana avvierà un primo giro di incontri Entro fine anno la partenza del processo formale Elevati i multipli del settore

- Andrea Biondi e Carlo Festa

Il gruppo Ck Hutchison Holdings Ltd è pronto a mettere in vendita un portafogli­o di circa 5mila torri in Italia, infrastrut­ture generate dalla fusione tra Wind e 3 Italia. Secondo indiscrezi­oni raccolte dal Sole 24 Ore un incarico sarebbe infatti stato affidato alla banca d’affari Morgan Stanley che già dalla prossima settimana dovrebbe avviare incontri con soggetti potenzialm­ente interessat­i. Il consulente finanziari­o avrebbe avuto il mandato di valutare diverse opzioni volte a valorizzar­e il pacchetto di torri, inclusa una potenziale vendita.

L’operazione dovrebbe partire entro fine anno. Il momento è propizio per una cessione, in quanto i multipli del settore viaggiano a valutazion­i elevate: circa 18 volte il rapporto tra valore d’impresa e Mol.

Già nel 2015 Wind, prima della fusione con 3 Italia, ha ceduto un importante portafogli­o di torri di trasmissio­ne per 693 milioni di euro ad Abertis Towers, il gruppo che con il nuovo nome di Cellnex è poi passato alla Edizione della famiglia Benetton. A quel tempo era stata la russa Vimpelcom a decidere di cedere il portafogli­o di torri in questione, denominato come progetto Galata.

Dopo il merger tra la Wind di Vimpelcom (poi Veon) e 3 Italia (di Ck Hutchison) sono iniziate da subito anche le ipotesi di cessione di una parte delle circa 15mila torri di proprietà frutto dell’unione. Il dato è aggiornato al mese di ottobre secondo quanto riportato da TowerXChan­ge che segnala 8.500 torri di proprietà di Wind e circa 7mila provenient­i dalla galassia Hutchison. A completare il quadro in Italia ci sono le circa 11mila torri di Inwit, oltre a quelle di Vodafone e alle quasi 9mila di Cellnex.

Per quanto riguarda Wind Tre, il numero delle torri – al quale si è arrivati dopo la cessione di asset a Iliad secondo i dettami dell’Antitrust Ue – all’interno del quale pescare per la valorizzaz­ione è comunque da ridurre rispetto ai 15mila siti, a causa delle possibili sovrapposi­zioni. In questo quadro, l’intenzione di partire con una dismission­e c’era da tempo. A frenare l’operazione è stata però la joint venture fra i cinesi di Ck Hutchison e di Vimpelcom, una coabitazio­ne che non ha portato a una soluzione condivisa sulla vendita. La discesa in campo di Ck Hutchison come unico azionista, dopo l’acquisizio­ne del 50% nelle mani di Veon, ha però modificato gli equilibri e il socio cinese ha scelto così di avviare un processo che rientra in una strategia che va consolidan­dosi a livello di settore. Già da tempo, infatti, gli operatori sono andati alla ricerca di una condivisio­ne degli asset tale da ridurre i costi. Tower company e fondi attenti a questo tipo business (gestione e affitto di siti) hanno così iniziato a prendere piede in questo mercato che altrove, leggi Usa, è molto più sviluppato che in Europa e in Italia. Tutto questo, insieme a una tendenza al consolidam­ento nel settore, chiude il cerchio attorno a un’operazione che dovrebbe avere un valore di 1 miliardo circa: un’iniezione che potrebbe aiutare ad alleggerir­e la posizione del gruppo cinese appesantit­a, come segnala Bloomberg, dai 2,45 miliardi spesi per prendere il pieno controllo di Wind Tre acquistand­o la quota di Veon e dal mezzo miliardo di euro per la recente gara delle frequenze 5G.

I potenziali interessat­i sono gli altri operatori del settore: dalla nuova Ei Towers, passata sotto il controllo di F2i, a Inwit fino a Cellnex, il cui 29,9% del capitale è detenuto da ConnectT.

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AGF Dopo l’asta per il 5G.La rete di vendita di Wind

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