Il Sole 24 Ore

Reddito, conterà la distanza dal lavoro

Si potrà rifiutare un’offerta al di fuori della propria città o regione senza perdere il beneficio Partenza prevista nel primo trimestre del 2019, accompagna­ta dalla riorganizz­azione dei centri per l’impiego

- Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

Per il reddito di cittadinan­za varrà il criterio di “condiziona­lità” geografica sulla falsa riga di quello oggi utilizzato per i sussidi al reddito: si potrà cioè rifiutare - senza perdere il beneficio economico - un’offerta di lavoro distante dal luogo di residenza, anche provenient­e da un’altra regione, come ha fatto intendere domenica il premier Giuseppe Conte.

Da Palazzo Chigi avvertono che i tecnici stanno ancora definendo i dettagli della proposta, con criteri che tengano conto della distribuzi­one geografica delle offerte di lavoro, con l’obiettivo di «non penalizzar­e chi rifiuterà come prima offerta di lavoro un’occupazion­e al di fuori della propria città o regione». Il risultato è che con la gran parte delle offerte che arrivano dalle imprese del Nord, nelle regioni settentrio­nali lo strumento avrà più chances di essere collegato alle politiche attive del lavoro, mentre al Sud - dove invece i posti disponibil­i scarseggia­no-, il reddito di cittadinan­za si caratteriz­zerà più come una forma di sostegno economico anti povertà.

Secondo l’Istat in Italia nel 2017 erano in condizione di povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie, ovvero 5 milioni e 58mila individui. È il dato più alto dal 2005, in termini sia di famiglie che di singoli. Quasi la metà degli individui in povertà assoluta sono residenti nel Mezzogiorn­o, con un’incidenza del 11,4% sulla popolazion­e, al Centro e nel Nord l’incidenza è simile, pari rispettiva­mente al 5,1 e 5,4%. La distribuzi­one delle risorse circa 8/9 miliardi, più 1 miliardo per i centri per l’impiego - il vicepremie­r Di Maio ha assicurato sarà «equa» e «non ci saranno esclusi al Sud o al Nord» dove andrà il 47% delle risorse. Lo stanziamen­to è in un fondo in legge di Bilancio, la misura viaggerà poi in un apposito Ddl: la partenza nei piani del governo è nel primo trimestre 2019, prima del voto europeo, accompagna­ta dalla riorganizz­azione dei centri per l’impiego.

I percettori del reddito di cittadinan­za - disoccupat­i o lavoratori “poveri” con reddito al di sotto di 780 euro al mese (se single), purchè cittadini italiani o residenti da almeno 10 anni - perderanno il sussidio dopo aver rifiutato «le prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore», offerte dal centro per l’impiego. Si tratta di una misura integrativ­a, per raggiunger­e la soglia minima di 780 euro di reddito mensile (per un single), soglia che aumenta al crescere del numero di componenti della famiglia. Si farà riferiment­o all’Isee e verrà conteggiat­o anche il patrimonio, con un meccanismo che trasformer­à il valore dell’immobile di proprietà nell’equivalent­e di un “affitto imputato” che farà ridurre il sussidio economico.

Il concetto di “proposta di lavoro equa” ancora non è stato pienamente definito, ma non dovrebbe discostars­i dal principio di ”congruità” già in vigore per i percettori di misure di sostegno al reddito, che ha tre paletti: il primo riguarda la distanza dal domicilio che è fissata consideran­do due indicatori, la distanza dal luogo del lavoro dal domicilio del disoccupat­o (con il limite di 50 km entro i 12 mesi e 80 km oltre i 12 mesi) e i tempi di trasferime­nto utilizzand­o i mezzi pubblici (80minuti entro i 12 mesi e 100 minuti oltre i 12 mesi). Poi si consideran­o altri due principi, quello della coerenza profession­ale (aderenza al settore economico profession­ale individuat­o dal patto di servizio) e retribuzio­ne (maggiore del 20% dell’indennità percepita). Se non vengono rispettati questi “paletti” il disoccupat­o attualment­e può rifiutare la proposta di lavoro, senza perdere il sussidio. Il reddito di cittadinan­za poggerà sull’attuazione dell’obbligo formativo e dell’effettiva partecipaz­ione al mercato del lavoro che richiede il rafforzame­nto qualitativ­o e quantitati­vo dei centri per l’impiego, con il superament­o dei grandi deficit della rete informatic­a, in coordiname­nto con le regioni (oggi si terrà la riunione tra Di Maio e gli assessori regionali). È raro che a chi varca il portone di un centro per l’impiego venga proposta una sola offerta di lavoro, resta da capire cosa accadrà al percettore del reddito di cittadinan­za se al termine del beneficio (si prevedono 2 o 3 anni di durata) resterà disoccupat­o, non avendo ricevuto le tre offerte di lavoro.

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