Reddito, conterà la distanza dal lavoro
Si potrà rifiutare un’offerta al di fuori della propria città o regione senza perdere il beneficio Partenza prevista nel primo trimestre del 2019, accompagnata dalla riorganizzazione dei centri per l’impiego
Per il reddito di cittadinanza varrà il criterio di “condizionalità” geografica sulla falsa riga di quello oggi utilizzato per i sussidi al reddito: si potrà cioè rifiutare - senza perdere il beneficio economico - un’offerta di lavoro distante dal luogo di residenza, anche proveniente da un’altra regione, come ha fatto intendere domenica il premier Giuseppe Conte.
Da Palazzo Chigi avvertono che i tecnici stanno ancora definendo i dettagli della proposta, con criteri che tengano conto della distribuzione geografica delle offerte di lavoro, con l’obiettivo di «non penalizzare chi rifiuterà come prima offerta di lavoro un’occupazione al di fuori della propria città o regione». Il risultato è che con la gran parte delle offerte che arrivano dalle imprese del Nord, nelle regioni settentrionali lo strumento avrà più chances di essere collegato alle politiche attive del lavoro, mentre al Sud - dove invece i posti disponibili scarseggiano-, il reddito di cittadinanza si caratterizzerà più come una forma di sostegno economico anti povertà.
Secondo l’Istat in Italia nel 2017 erano in condizione di povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie, ovvero 5 milioni e 58mila individui. È il dato più alto dal 2005, in termini sia di famiglie che di singoli. Quasi la metà degli individui in povertà assoluta sono residenti nel Mezzogiorno, con un’incidenza del 11,4% sulla popolazione, al Centro e nel Nord l’incidenza è simile, pari rispettivamente al 5,1 e 5,4%. La distribuzione delle risorse circa 8/9 miliardi, più 1 miliardo per i centri per l’impiego - il vicepremier Di Maio ha assicurato sarà «equa» e «non ci saranno esclusi al Sud o al Nord» dove andrà il 47% delle risorse. Lo stanziamento è in un fondo in legge di Bilancio, la misura viaggerà poi in un apposito Ddl: la partenza nei piani del governo è nel primo trimestre 2019, prima del voto europeo, accompagnata dalla riorganizzazione dei centri per l’impiego.
I percettori del reddito di cittadinanza - disoccupati o lavoratori “poveri” con reddito al di sotto di 780 euro al mese (se single), purchè cittadini italiani o residenti da almeno 10 anni - perderanno il sussidio dopo aver rifiutato «le prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore», offerte dal centro per l’impiego. Si tratta di una misura integrativa, per raggiungere la soglia minima di 780 euro di reddito mensile (per un single), soglia che aumenta al crescere del numero di componenti della famiglia. Si farà riferimento all’Isee e verrà conteggiato anche il patrimonio, con un meccanismo che trasformerà il valore dell’immobile di proprietà nell’equivalente di un “affitto imputato” che farà ridurre il sussidio economico.
Il concetto di “proposta di lavoro equa” ancora non è stato pienamente definito, ma non dovrebbe discostarsi dal principio di ”congruità” già in vigore per i percettori di misure di sostegno al reddito, che ha tre paletti: il primo riguarda la distanza dal domicilio che è fissata considerando due indicatori, la distanza dal luogo del lavoro dal domicilio del disoccupato (con il limite di 50 km entro i 12 mesi e 80 km oltre i 12 mesi) e i tempi di trasferimento utilizzando i mezzi pubblici (80minuti entro i 12 mesi e 100 minuti oltre i 12 mesi). Poi si considerano altri due principi, quello della coerenza professionale (aderenza al settore economico professionale individuato dal patto di servizio) e retribuzione (maggiore del 20% dell’indennità percepita). Se non vengono rispettati questi “paletti” il disoccupato attualmente può rifiutare la proposta di lavoro, senza perdere il sussidio. Il reddito di cittadinanza poggerà sull’attuazione dell’obbligo formativo e dell’effettiva partecipazione al mercato del lavoro che richiede il rafforzamento qualitativo e quantitativo dei centri per l’impiego, con il superamento dei grandi deficit della rete informatica, in coordinamento con le regioni (oggi si terrà la riunione tra Di Maio e gli assessori regionali). È raro che a chi varca il portone di un centro per l’impiego venga proposta una sola offerta di lavoro, resta da capire cosa accadrà al percettore del reddito di cittadinanza se al termine del beneficio (si prevedono 2 o 3 anni di durata) resterà disoccupato, non avendo ricevuto le tre offerte di lavoro.