Alitalia, piano di salvataggio in stallo Attesa per il confronto fra Mise e Mef
L’inglese easyJet conferma di essere interessata ma dopo la ristrutturazione Vestager (Concorrenza Ue): Bruxelles ha già chiesto alcuni chiarimenti all’Italia
Primo: fare chiarezza nelle cifre. Secondo: definire il ruolo di Fs e di Cdp. Terzo: dove troveranno il Mef e le sue società gli almeno 750 milioni di euro necessari per avere il 51% della nuova Alitalia? Senza le risposte a queste tre domande il salvataggio pubblico di Alitalia non potrà decollare.
Sarà necessario un lavoro approfondito del governo, con un confronto tra il Mef e il Mise che hanno visioni diverse, per mettere a punto il salvataggio. La portavoce del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha detto che «si esaminerà il progetto di rilancio di Alitalia, ognuno per la sua parte di competenza, il Mise per il progetto industriale, il Mef per il suo ruolo». Questa settimana le Fs, dopo la manifestazione di interesse non vincolante inviata il 12 ottobre, avranno accesso ai primi dati.
Alitalia perde circa 1,73 milioni di euro al giorno (fa eccezione il trimestre estivo, in utile per 2 milioni). La compagnia non sarà in grado di rimborsare il prestito statale di 900 milioni (più 100 milioni di interessi) entro la data del 15 dicembre. Questo potrebbe essere un problema con la Ue, che vieta gli aiuti di Stato. Alla base dei discorsi da fare c’è l’affermazione del ministro dello Sviluppo economico del M5S, Luigi Di Maio, nell’intervista al Sole 24 Ore del 12 ottobre, che si farà una nuova Alitalia, una «Newco con una dotazione iniziale tra 1,5 e 2 miliardi, partecipata dal governo, grazie alla conversione in equity di parte del prestito ponte da 900 milioni concesso dal precedente esecutivo».
Chi metterà i soldi? Secondo Di Maio il governo potrebbe avere il 15% , il resto dovrebbero averlo Fs e «un importante partner tecnico industriale». Per il 15% servirebbero tra i 225 e i 300 milioni. Di Maio ipotizza la conversione in patrimonio di una quota del prestito statale. Bisognerebbe poi trovare ulteriori 540-700 milioni, per far arrivare i soci italiani almeno al 51% del capitale. In pista, sollecitate da Di Maio, ci sono solo le Fs. Ma Tria ha messo dei paletti, in accordo con l’a.d. Gianfranco Battisti: solo operazioni industriali, non finanziarie.
Improbabile che le Fs possano sborsare una somma simile. L’altra società pubblica chiamata in causa è Cdp. Per Di Maio «potrebbe assistere l’operazione finanziaria di acquisto e noleggio dei nuovi aerei». Cdp però, come le Fs,ha chiesto al Mef di chiarire quale sarebbe il suo ruolo.
Domande ancora senza risposta. Non si sa chi metterebbe il resto del capitale. Eni e Poste si sono sfilate. Soci privati non se ne vedono. Di Maio parla di un «partner tecnico». La pista Boeing si è raffreddata. Compagnie aeree disposte a investire non ce ne sono. Le tre che si erano dette interessate mesi fa (ma senza offerte vincolanti) chiedono una ristrutturazione di Alitalia. Una condizione confermata ieri da easyJet «come parte di un consorzio». Lufthansa sarebbe interessata, ma solo con una pesante ristrutturazione.
La commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha detto che la Ue, nell’indagine sul prestito pubblico, ha chiesto all’Italia «chiarimenti» sull’apertura a Fiumicino di una sala d’attesa (lounge) di lusso di Alitalia e sulle nuove uniformi del personale.