Tecnici per le imprese italiane, Tunisi inaugura la prima scuola
La regia è di Asigitalia, il finanziamento delle aziende pari a 500mila euro Le imprese italiane in Tunisia sono 871 e danno lavoro a 70mila persone
Una villa storica nel quartiere residenziale di Nasser, alla periferia di Tunisi. Cinquecentomila euro finanziati dalle imprese italiane per organizzare i corsi. E una piattaforma - presto online - per intercettare la domanda di lavoratori qualificati proveniente sia dalle aziende tunisine che da quelle italiane che investono in Tunisia.
Nasce così, il “Centro italiano per la formazione professionale” che verrà ufficialmente inaugurato i primi di novembre con un convegno-evento dedicato alle imprese delle due sponde del Mediterraneo. La regia dell’operazione è di Asigitalia, l’associazione imprenditoriale italiana per gli scambi economici e la cooperazione con l’Asia e il Mediterraneo: «Le aziende italiane hanno interesse a formare i giovani tunisini perché così possono investire nel Paese», spiega la presidente dell’associazione Rossana Rodà, che in questi giorni è a Tunisi per firmare gli ultimi protocolli necessari ad avviare il centro.
Entra ed esce dai ministeri: quello dello Sviluppo e degli investimenti, quello dell’Agricoltura, quello della Formazione professionale e del lavoro. Al centro italiano il governo di Tunisi ha assicurato la propria collaborazione, così come un supporto finanziario. «La Regione Lombardia è il nostro primo partner istituzionale - aggiunge Rossana Rodà - mentre fra pochi giorni sarò a Bruxelles per definire anche il supporto da parte della Commissione europea».
E il governo italiano? Per il momento sta alla finestra, ma l’interesse per questo esperimento - il primo di questo genere fatto dall’Italia - è alto.
L’operazione nasce indubbiamente dalle imprese e per le imprese, ma la filosofia alle spalle è quella del «Formiamoli, ma a casa loro». Un modo per favorire la crescita economica dei Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo e allo stesso tempo contrastare l’immigrazione illegale, per quanto dalla Tunisia dicono dall’Ambasciata - da gennaio a oggi non si sono contate che 4.800 partenze. Ma il dossier immigrazione è senz’altro caro al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che il 27 di settembre è volato a Tunisi per incontrare tanto il suo omologo quanto il presidente tunisino Essebsi. Italia e Tunisia sono attivamente al lavoro per stemperare le recenti tensioni anche se, ammette l’ambasciatore italiano a Tunisi, Lorenzo Fanara «in calendario al momento non ci sono nuovi incontri ufficiale tra i due governi».
Nella villa storica del quartiere Nasser verranno formati giovani, donne e anche futuri formatori, e i corsi saranno di volta in volta mirati alle esigenze delle singole imprese: da quelli sanitari per le cliniche private a quelli per le società di logistica, dai tecnici per gli impianti di depurazione delle acque reflue agli esperti delle industrie meccaniche e della trasformazione alimentare.
Ogni anno la Tunisia sforna 30mila laureati, ma il tasso di integrazione del mercato del lavoro è solo del 60 per cento: con una formazione più mirata le percentuali di occupazione dei giovani tunisini potrebbero essere migliori.
Oggi le imprese italiane in Tunisia, 871 in tutto, danno lavoro a 70mila persone. Le ultime aziende ad aver investito nel paese sono state la Sideralba, con un sito produttivo a Biserta, e Ansaldo, che ha appena inaugurato il cantiere per una centrale energetica. L’Italia è il secondo partner commerciale di Tunisi dopo la Francia: nel 2017 l’interscambio bilaterale si è attestato intorno ai 5,6 miliardi di euro. Da febbraio dell’anno scorso tra Italia e Tunisia è in vigore un memorandum di intesa sulla cooperazione allo sviluppo, che per il periodo 20172020 ha messo a disposizione ulteriori 165,5 milioni di euro, in aggiunta ai 200 milioni già stanziati.
Se l’esperimento andrà bene in Tunisia, che è attualmente il Paese più stabile (e di certo il più democratico) di tutto il Nordafrica, Asigitalia potrebbe replicare lo schema anche in Algeria e in Marocco.
A Tunisi, invece, Il centro italiano per la formazione non è il primo in assoluto: «Recentemente ho firmato con il ministro della Cooperazione tedesco un protocollo per la nascita di un centro a Biserta per la formazione professionale nel settore tessile, e anche la Francia ha avviato iniziative simili», racconta Samir Majoul, il presidente dell’Utica, la Confindustria tunisina, anch’essa tra i sostenitori dell’iniziativa.
Del resto «Formarli, ma a casa loro» potrà diventare una strategia efficace solo se riuscirà a coinvolgere il maggior numero possibile di Paesi europei.