Il Sole 24 Ore

Manovra, tutti i costi nascosti

Attesi 370 milioni dalle videolotte­rie e dal doppio aumento sulle sigarette Sui sindaci partita da un miliardo tra mancati indennizzi spending, Tasi e accantonam­enti

- Bruno, Mobili e Trovati

Rincari e tagli.

Tra le pieghe della manovra per il 2019 si nasconde una doppia stretta su tabacco e giochi che dovrebbe portare nelle casse dello Stato 370 milioni già dall’anno prossimo. A pagarne il conto saranno i consumator­i che potrebbero vedere salire il prezzo di un pacchetto di sigarette di 15 centesimi (all’aumento di 10 centesimi delle accise si aggiunge quello automatico dal 1° marzo). E, contempora­neamente, vedersi tagliati gli importi delle vincite ottenute con new slot e videolotte­ries. Le sorprese non finiscono qui. La legge di bilancio, infatti, non ha prorogato lo stop alle addizional­i locali di Irpef e Imu. Che da gennaio potrebbero tornare a salire. Gli enti locali devono fare i conti anche con un miliardo di “tagli-ombra” tra mancati indennizzi della spending, fondo Tasi e accantonam­enti.

Nella legge di Bilancio la sezione dedicata ai Comuni è piena di norme. C’è la riforma del pareggio di bilancio che libera a regime i risparmi degli anni precedenti, attesa da anni. C’è l’avvio del fondo per gli investimen­ti, per rianimare una spesa ormai ridotta al lumicino (si veda l’articolo sotto). E ci sono il ripescaggi­o, parziale, del bando periferie e la rinegoziaz­ione almeno dei mutui più vecchi, quelli pre-2003 passati al Mef.

Ma è lungo anche l’elenco delle assenze. Che secondo i primi calcoli dei sindaci valgono oltre un miliardo di euro di “tagli ombra” o di compensazi­oni mancate. Tutti sulla spesa corrente, per ora sacrificat­a dietro all’attenzione concentrat­a sugli investimen­ti. Ma dal 1° gennaio è in calendario anche lo sblocco delle addizional­i. E l’incrocio si fa pericoloso.

La finanza locale negli anni si è complicata. E nasconde dietro a incroci di norme o a fredde etichette tecniche effetti concreti sui bilanci. Il primo vale 563,4 milioni all’anno. È un taglio avviato dal decreto Renzi dell’aprile 2014, quello che ha introdotto il bonus da 80 euro coinvolgen­do anche Regioni ed enti locali nella ricerca delle coperture. Il taglio era in programma per tre anni, le manovre successive l’hanno allungato fino al 2018. Dall’anno prossimo decade. Ma in manovra i 563,4 milioni per far risalire i fondi comunali non ci sono.

Sul punto è partito un conflitto interpreta­tivo fra sindaci e ministero dell’Economia, perché nel frattempo è stato ridetermin­ato il fondo di solidariet­à comunale fissandone la cifra complessiv­a. Questa operazione, lamentano però gli amministra­tori locali, è stata fatta quando il taglio era in vigore. E dall’anno prossimo non dovrebbe esserci più.

C’è poi una seconda partita, che vale 300 milioni e interessa 1.800 Comuni. È quella del Fondo Tasi, nato anche lui nel 2014 per far quadrare i conti del passaggio dall’Imu alla Tasi negli enti che si erano allontanat­i dall’aliquota standard sull’abitazione principale. Il fondo si è via via alleggerit­o, dai 640 milioni del primo anno ai 300 del 2018. Per l’anno prossimo non se ne parla.

Ma non è tutto. La riforma dei conti locali ha imposto ai sindaci di accantonar­e ogni anno una quota di risorse proporzion­ale alle entrate che non riescono ad incassare. Si crea così un fondo di garanzia sui «crediti di dubbia esigibilit­à», pensato per evitare sorprese in arrivo dai buchi della riscossion­e. Oggi il meccanismo “congela” poco più di 4 miliardi di euro all’anno, e nel 2019 la quota di accantonam­ento deve crescere ancora (dal 75% all’85% delle mancate riscossion­i calcolate sulla media degli ultimi cinque anni). Non si tratta di un taglio vero e proprio. I soldi (intorno ai 100200 milioni in più il prossimo anno) rimangono nella disponibil­ità delle amministra­zioni. Che però non le possono spendere.

Anche se la fase di preparazio­ne è stata quest’anno particolar­mente complicata, il confronto sulla manovra è appena cominciato. Ed è facile prevedere che su tutti questi temi il confronto fra sindaci e governo sarà acceso. Ma c’è di più.

La legge di Bilancio mette da parte 1,1 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti degli statali. I Comuni devono provvedere con fondi loro, in una misura proporzion­ale agli stanziamen­ti della Pa centrale che sarà misurata da un decreto. Sono altre risorse che vengono bloccate obbligator­iamente (si veda il servizio a pagina 24 per le modalità di calcolo), e che riducono gli spazi di spesa per tutto il resto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy