Il Sole 24 Ore

Investimen­ti ai minimi da 40 anni

- Davide Colombo

Il rilancio dell’economia con la leva degli investimen­ti deve fare i conti con una strozzatur­a a livello locale. L’anno scorso gli enti territoria­li hanno segnato un nuovo record negativo: 25,8 miliardi (-9,8%). Se si guarda il valore in rapporto al Pil (1,5%), siamo ai minimi da 40 anni, la metà dei livelli pre-crisi. Lo rivela la Banca d’Italia nel nuovo rapporto «L’economia delle regioni italiane».

L’obiettivo del governo di rilanciare l’economia facendo leva su un ampio programma di investimen­ti (tra i 5 e i 6 miliardi l’anno nel prossimo triennio) dovrà fare i conti con un ostacolo importate. L’effettiva capacità delle amministra­zioni locali di effettuare spese in conto capitale nei tempi e per le dimensioni stabilite. Le ultime performanc­e non sono brillanti. L’anno scorso gli enti territoria­li hanno segnato un nuovo record negativo: 25,8 miliardi (-9,8%). Se si guarda il valore in rapporto al Pil (1,5%), siamo ai minimi degli ultimi quarant’anni, la metà dei livelli pre-crisi.

È quanto rivela la Banca d’Italia nella pubblicazi­one «L’economia delle regioni italiane» che sarà diffusa oggi in veste rinnovata. Molteplici del cause di questa debolezza: hanno pesato sicurament­e i costi di adattament­o alla riforma del Codice degli appalti ma, anche, la nuova contabilit­à armonizzat­a degli enti decentrati, a partire dall’applicazio­ne della regola del pareggio di Bilancio.

Il ritardo viene da lontano

L’analisi di Bankitalia è focalizzat­a sulla spesa dei comuni e non tiene dunque in consideraz­ione quella sanitaria. Ne risulta che le nuove regole dell’equilibrio di bilancio che hanno preso il posto del Patto di stabilità interno non hanno liberato capacità effettiva di spesa per investimen­ti sia al Sud, dove le compensazi­oni sono state per lo più utilizzate per coprire vecchi disavanzi, sia nelle Regioni del Nord, dove si è invece concretizz­ata la difficoltà inversa di poter utilizzare gli avanzi contabili. Problemi che con l’ultimo milleproro­ghe dovrebbero essere superati dal prossimo anno.

Il ritardo da colmare viene da lontano. Negli ultimi otto anni il calo degli investimen­ti fissi lordi e dei contributi in conto capitale alle imprese (un aggregato che comprende anche le spese e i trasferime­nti fatti da soggetti esterni al perimetro delle Pa locali) è stato del 45%, a 20,7 miliardi, contro i 30,7 miliardi del 2009. Anche gli investimen­ti in opere pubbliche si sono ridotti di circa un terzo tra il 2011 e il 2016: nel Centro Nord la flessione è stata più forte per le opere ambientali ed energetich­e, mentre nel Mezzogiorn­o il calo è stato maggiore nelle infrastrut­ture di trasporto e nei progetti di più piccola dimensione.

Dalle spese alle entrate, il rapporto di Bankitalia fotografa gli effetti del calo dei trasferime­nti che ha riguardato in particolar­e le Regioni in connesioni alla stretta sulla spesa sanitaria, mentre le entrate tributarie sono lievemente cresciute, sospinte dall’Irap (+8,9% a 22,2 miliardi) e dalle imposte regionali e provincial­i sugli autoveicol­i (+5,9% a 10,7 miliardi). Su questo fronte la distanza tra macro-regioni è tutta legata alle basi imponibili: maggiori nelle Regioni del Nord, più esigue nel Centro e nel Sud.

I cittadini del Sud pagano di più

Dal 2016 la facoltà dele amministra­zioni locali di aumentare i tributi propri è stata bloccata tranne per le tasse dovute per finanziare il servizio rifiuti. Risultato: negli ultimi anni il peso di questo prelievo è cresciuto di più dove è maggiore il costo del servizio, ovvero nei capoluoghi delle province del Centro, quelli meridional­i e delle isole. Dove gli impanti di smaltiment­o sono minori, meno efficienti o più lontani, o dove sono decollati con meno velocità gestioni consortili o tramite Unioni di Comuni, le tasse rifiuti sono state più salate.

Lo scorso anno nei comuni del Sud e in quelli del Centro si è arrivati, rispettiva­mente, fino a 377 e 346 euro per una famiglia di tre persone residente in un’abitazione di 100 metri quadrati. Nei comuni del Nord-orientali ci si è invece fermati su medie molto più basse (260 euro circa per la stesa tipologia di nucleo).

La spesa in opere pubbliche si è ridotta di un terzo dal 2011 al 2016

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