Il Sole 24 Ore

Mancano ancora gli elenchi dei Comuni

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La mancanza di elenchi ufficiali complica la cedolare secca al 10 per cento. La tassa piatta ad aliquota ridotta si applica sull’affitto a canone concordato delle case situate nei Comuni ad alta tensione abitativa e in quelli colpiti da calamità con stato d’emergenza deliberato tra il 28 maggio 2009 e il 27 maggio 2014. Il problema è che, per una ragione o per un’altra, districars­i tra le diverse tipologie di Comuni è tutt’altro che agevole. Ma andiamo per gradi.

Comuni colpiti da calamità

Il quinquenni­o in cui dev’essere avvenuta la deliberazi­one dello stato d’emergenza è stato fissato, a ritroso, dalla legge di conversion­e del decreto casa (Dl 47/2014) e non è più stato modificato. Così che restano esclusi gli eventi precedenti (il terremoto dell’Aquila, aprile 2009) e tutti quelli successivi alla legge. Anche con questa lacuna, comunque, i Comuni interessat­i sono circa 3mila (si veda Il Sole 24 Ore del 14 luglio 2014). L’assenza di una lista ufficiale, però, impone ai locatori di informarsi con il fai-da-te o tramite le associazio­ni di categoria.

Peraltro, una volta individuat­i Comuni, la cedolare al 10% non è in dubbio, come confermato da diversi interpelli (Dre Friuli Venezia Giulia 908-3/2016 e Dre Lombardia 904-355/2018, commentato sul Sole 24 Ore del 14 giugno scorso).

Alta tensione abitativa

Lo stesso decreto casa prevedeva l’aggiorname­nto della lista dei Comuni ad alta tensione abitativa entro fine giugno 2014.

La revisione non è mai avvenuta, perché la proposta approvata a suo tempo dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni era stata ritenuta troppo costosa dal Mef. Ora, in una lettera dell’8 ottobre al Centro studi giuridici dell’Uppi (Unione piccoli proprietar­i immobiliar­i), la direzione generale per la condizione abitativa del ministero delle Infrastrut­ture annuncia una riattivazi­one del confronto: «La scrivente Direzione procederà a convocare, a breve, a livello tecnico, le Regioni per giungere ad un auspicato aggiorname­nto dell’elenco».

I nuovi accordi locali

In attesa di vedere se e quando sarà rivisto l’elenco, c’è un altro inconvenie­nte con cui si sono confrontat­i gli addetti ai lavori: la mappatura delle città in cui le intese locali tra proprietar­i e inquilini sono state rinnovate per allinearle al decreto che ha recepito la nuova convenzion­e nazionale (il Dm 16 gennaio 2017). La questione è anche pratica, perché nei Comuni dove ci sono le nuove intese i contratti a canone concordato stipulati senza l’assistenza delle associazio­ni devono ricevere una specifica attestazio­ne.

La Consulta dei Caf ha chiesto, nei mesi scorsi, la pubblicazi­one di un elenco ufficiale, che al momento non è ancora disponibil­e.

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