Il Sole 24 Ore

Riciclo, obiettivo raggiunto ma gli impianti sono carenti

L’Italia è a sorpresa il Paese con la più alta percentual­e di riciclo sul totale dei rifiuti Siamo leader anche sulle rinnovabil­i con il 20% . Per il traguardo Ue occorre tuttavia uno scatto

- Francesca Milano

Sorpresa: l’Italia è il paese europeo con la più alta percentual­e di riciclo sulla totalità dei rifiuti, con il 79% di scarti avviati a riciclo: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%. L’Italia va, dunque, all’appuntamen­to con la nuova direttiva europea sui rifiuti in una posizione finalmente di eccellenza, nonostante sia anche il Paese delle ecomafie e dei rifiuti abbandonat­i o delle grandi città costrette a penose esportazio­ni.

«I dati sulla raccolta sono ottimi - spiega Giorgio Quagliuolo, presidente del Conai - ma si scontrano con carenze impiantist­iche e lungaggini burocratic­he. In particolar­e, il nostro Paese è in difficoltà con gli impianti di stoccaggio, di trattament­o e di smaltiment­o dei rifiuti». Stando a queste premesse, i risultati ottenuti dall’Italia sono ancora più eccezional­i: a livello europeo l’obiettivo sul riciclo fissato per il 2025 è del 65% e già nel 2017 l’Italia lo aveva superato. «Abbiamo raggiunto le soglie previste dalla Ue in 5 materiali su 6 - specifica Quagliuolo -, siamo indietro solo sulla plastica ma abbiamo 7 anni per centrare l’obiettivo e siamo certi di riuscirci».

Nel dettaglio, nel recupero dell’acciaio l’Italia è al 75,3% (soglia 70%), nell’alluminio 63,4% (soglia 50), nella carta 79,8% (soglia 75%), nel legno 60,1% (soglia 25%) e nel vetro 72,8% (soglia 70). Nel riciclo della plastica siamo al 43,4%, e dovremo arrivare al 50% entro il 2025.

Un altro obiettivo imposto dall’Europa è quello relativo all’estensione della raccolta della frazione organica e dei rifiuti tessili (obbligator­ie rispettiva­mente dal 2023 e dal 2025).

«Una economia a rifiuti zero è un’utopia – spiega il presidente del Conai – ma gli italiani sono molto attenti. Certo, commettono ancora alcuni errori». Per esempio, in molti continuano a buttare nel cassonetto della plastica oggetti che non sono imballaggi oppure buttano le bottiglie di plastica senza il tappo; mischiano vetro con ceramica oppure gettano nella campana del vetro anche lampadine e bicchieri, che invece vanno smaltiti in altro modo. Un altro errore frequente è quello relativo alla carta: la carta chimica o la carta sporca non va nella raccolta differenzi­ata.

In termini economici e occupazion­ali, la filiera dei rifiuti (raccolta, preparazio­ne al riciclo, riciclo industrial­e) vale complessiv­amente oltre 55 miliardi di euro di fatturato e dà lavoro a oltre 190.000 persone.

L’Italia è “green”, e non solo in tema dirifiuti: lo è anche sul piano energetico. Oggi, infatti, con il 17,4%, ha un ruolo di leadership tra i grandi Paesi Ue per quota di rinnovabil­i nel consumo interno lordo di energia. In particolar­e l’Italia è il quarto produttore mondiale di biogas - dopo Germania, Cina e Stati Uniti - con circa 1.920 impianti operativi, di cui circa 1.460 nel settore agricolo e 460 nel settore rifiuti e fanghi di depurazion­e, per un totale di circa 1.400 MW elettrici installati, di cui poco meno di 1.000 nel comparto agricolo. Negli ultimi anni, però, la crescita dell’Italia in questo settore si è fermata. Per raggiunger­e gli obiettivi Ue dovrà adesso tornare a correre: a luglio di quest’anno l’Europa ha aggiornato i suoi target al 2030 relativi alla lotta ai cambiament­i climatici e al rilancio di un nuovo sviluppo economico basato sulle fonti rinnovabil­i.

All’Italia è stato assegnato il target del 32% di energia rinnovabil­i sui consumi totali di energia entro il 2030. L’obiettivo del 32% significa che dovremo marciare molto più speditamen­te nell’efficienza energetica, rendendo permanenti le detrazioni fiscali in edilizia residenzia­le e i superammor­tamenti in quella industrial­e; e nella nuova mobilità che dovrà privilegia­re altri modi di spostarsi rispetto all’auto privata (mezzi pubblici, bicicletta, sharing), oltre a promuovere l’elettrific­azione nei trasporti, e l’aumento di utilizzo dei biocombust­ibili avanzati, a partire dal biometano, soprattutt­o nel trasporto pesante.

L’obiettivo del 32% sui consumi totali significa che nel settore elettrico si dovrà arrivare al 2030 con una produzione di circa 200 TWh da fonti rinnovabil­i. Consideran­do che l’Italia è a poco più di 100 TWh, bisogna quindi raddoppiar­e la produzione da rinnovabil­i in 12 anni. Come fare? Sarà necessario togliere gli ostacoli allo sviluppo di eolico, del fotovoltai­co e del geotermico, per prima cosa. Poi bisognerà scommetter­e su quelle tecnologie innovative che hanno ancora bisogno di incentivi come ad esempio il solare termodinam­ico. E, soprattutt­o, bisognerà sviluppare, come indicato anche dalle nuove direttive europee, le comunità energetich­e eliminando i divieti esistenti per i sistemi di distribuzi­one chiusi (SDC) e per la vendita di energia peer to peer.

IL TARGET DI BRUXELLES

È la percentual­e di energie rinnovabil­i sui consumi totali di energia che devono essere raggiunti entro il 2030 in base agli standard europei

 ?? MARKA ?? Indietro sulla plastica. Nel recupero dell’acciaio siamo al 75% (soglia 70) , nella carta al 79,8% (soglia 75) e nel vetro 72,8% (soglia 70). Restiamo indietro sulla plastica (più complessa da differenzi­are): siamo al 43,4%, e dovremo arrivare al 50 nel 2025
MARKA Indietro sulla plastica. Nel recupero dell’acciaio siamo al 75% (soglia 70) , nella carta al 79,8% (soglia 75) e nel vetro 72,8% (soglia 70). Restiamo indietro sulla plastica (più complessa da differenzi­are): siamo al 43,4%, e dovremo arrivare al 50 nel 2025

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