Il Sole 24 Ore

Design, sinergie tra le filiere per continuare ad essere leader

È nella fase di ideazione di un prodotto che si coniugano estetica, fruibilità e materiali

- Marco Cappellini Domenico Sturabotti

Correva l’anno 1952 quando Ernesto Nathan Rogers coniò, nell’ambito del XIII congresso dell’Icsid (Internatio­nal Council of Societies of Industrial Design), l’oramai celebre slogan dal Cucchiaio alla città per indicare, non senza ironia, l'ampio spettro disciplina­re del design.

Sono passati meno di settant’anni e quel perimetro, nel frattempo ampiamente superato, torna ad essere oggetto di una profonda revisione da parte del design, chiamato a rispondere ad una nuova equazione: creare più benessere, per molte più persone, in un contesto di risorse limitate, rispettand­o l’ambiente.

Una sfida epocale che cambierà radicalmen­te la geografia di beni e servizi, con grandi ricadute sull’economia. La Commission on the New Climate Economy ha recentemen­te stimato in 26 trilioni di dollari l’indotto che verrà generato dalla sola lotta al global warming, oltre 65 milioni di nuovi posti di lavoro low carbon, equivalent­i ad oltre un terzo dell’occupazion­e dell’Unione Europea a Ventotto.

Una sfida che ha spinto negli ultimi cinque anni oltre 345mila imprese italiane a investire in innovazion­i di processo e di prodotto per migliorare il profilo ambientale di beni e servizi e che chiama le oltre 29mila imprese del design italiano a formulare soluzioni per un mondo più sostenibil­e. Si, perchè è proprio nella fase di ideazione di prodotti e servizi che si disegna il loro futuro, anche nel mercato, e la sostenibil­ità ambientale ed economica del sistema.

Proprio per questo sono in molti a prevedere che nel medio periodo coabiteran­no diverse modalità di fruizione dei beni fisici: acquistabi­li, utilizzabi­li come servizi o. Anche per i materiali potrebbe prospettar­si un nuovo futuro, da risorse da acquistare a risorse da affittare da coloro che producono manufatti per un arco di tempo coincident­e con il ciclo di vita dei prodotti.

Una prospettiv­a di cambiament­o veramente ampia che, grazie proprio al support del design, sta già ridisegnan­do cicli produttivi e interconne­ttendo tra loro filiere: così le filiere degli pneumatici iniziano a dialogare con quelle degli sport, quelle agricole con quelle dell’arredament­o e del tessile, quelle dell’abbigliame­nto con quelle dell’edilizia.

Una prospettiv­a che già oggi premia coloro che investono sia in design che in green technologi­es come dimostrano le imprese italiane che nel periodo 2014-2017 hanno fatto investimen­ti di questo tipo, premiate da performanc­e economiche due volte superiori rispetto a coloro che non fanno questo tipo di investimen­ti. Numeri che dimostrano che questo è il campo della competizio­ne. Per tutti questi motivi, le nostre imprese e il sistema del design italiano sono chiamati ad un salto di qualità: la bellezza delle produzioni deve convergere sempre più con la sostenibil­ità. Questa è una delle sfide più importanti, e allo stesso tempo, più promettent­i, alla quale è chiamato, ora, il made in Italy.

Mobilità smart. Secondo l’Osservator­io nazionale sulla sharing mobility, i servizi di condivisio­ne sono aumentati del 50% nel triennio 2015-17, e riguardato 18 milioni di italiani

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