Design, sinergie tra le filiere per continuare ad essere leader
È nella fase di ideazione di un prodotto che si coniugano estetica, fruibilità e materiali
Correva l’anno 1952 quando Ernesto Nathan Rogers coniò, nell’ambito del XIII congresso dell’Icsid (International Council of Societies of Industrial Design), l’oramai celebre slogan dal Cucchiaio alla città per indicare, non senza ironia, l'ampio spettro disciplinare del design.
Sono passati meno di settant’anni e quel perimetro, nel frattempo ampiamente superato, torna ad essere oggetto di una profonda revisione da parte del design, chiamato a rispondere ad una nuova equazione: creare più benessere, per molte più persone, in un contesto di risorse limitate, rispettando l’ambiente.
Una sfida epocale che cambierà radicalmente la geografia di beni e servizi, con grandi ricadute sull’economia. La Commission on the New Climate Economy ha recentemente stimato in 26 trilioni di dollari l’indotto che verrà generato dalla sola lotta al global warming, oltre 65 milioni di nuovi posti di lavoro low carbon, equivalenti ad oltre un terzo dell’occupazione dell’Unione Europea a Ventotto.
Una sfida che ha spinto negli ultimi cinque anni oltre 345mila imprese italiane a investire in innovazioni di processo e di prodotto per migliorare il profilo ambientale di beni e servizi e che chiama le oltre 29mila imprese del design italiano a formulare soluzioni per un mondo più sostenibile. Si, perchè è proprio nella fase di ideazione di prodotti e servizi che si disegna il loro futuro, anche nel mercato, e la sostenibilità ambientale ed economica del sistema.
Proprio per questo sono in molti a prevedere che nel medio periodo coabiteranno diverse modalità di fruizione dei beni fisici: acquistabili, utilizzabili come servizi o. Anche per i materiali potrebbe prospettarsi un nuovo futuro, da risorse da acquistare a risorse da affittare da coloro che producono manufatti per un arco di tempo coincidente con il ciclo di vita dei prodotti.
Una prospettiva di cambiamento veramente ampia che, grazie proprio al support del design, sta già ridisegnando cicli produttivi e interconnettendo tra loro filiere: così le filiere degli pneumatici iniziano a dialogare con quelle degli sport, quelle agricole con quelle dell’arredamento e del tessile, quelle dell’abbigliamento con quelle dell’edilizia.
Una prospettiva che già oggi premia coloro che investono sia in design che in green technologies come dimostrano le imprese italiane che nel periodo 2014-2017 hanno fatto investimenti di questo tipo, premiate da performance economiche due volte superiori rispetto a coloro che non fanno questo tipo di investimenti. Numeri che dimostrano che questo è il campo della competizione. Per tutti questi motivi, le nostre imprese e il sistema del design italiano sono chiamati ad un salto di qualità: la bellezza delle produzioni deve convergere sempre più con la sostenibilità. Questa è una delle sfide più importanti, e allo stesso tempo, più promettenti, alla quale è chiamato, ora, il made in Italy.
Mobilità smart. Secondo l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, i servizi di condivisione sono aumentati del 50% nel triennio 2015-17, e riguardato 18 milioni di italiani