Il Sole 24 Ore

Filati riciclati e organici, il Paese è in prima linea

- —Ma.Cas.

Al settore tessile-moda spetta la poco lusinghier­a medaglia d’argento nella classifica delle industrie più inquinanti al mondo, con il 10% delle emissioni globali di anidride carbonica e non solo. Colpa degli agenti chimici impiegati nei processi di tintura dei tessuti e dei capi finiti, dei lavaggi dei tanto popolari blue jeans, dell’uso di tessuti plastici e della sovrapprod­uzione di prodotti che va ad alimentare un mercato alla continua ricerca di nuova linfa: quello del fast fashion.

Il settore non si è limitato a prendere atto passivamen­te del dato, ma ha messo in atto una vera e propria rivoluzion­e che, seppure lentamente, punta a ribaltare le logiche di sistema, soprattutt­o quando si parla di capi e accessori d’altagamma. Anche per andare incontro alle esigenze di un pubblico sempre più attento alla questione sostenibil­ità.

L’Italia - che deve al settore moda nel suo complesso oltre 94 miliardi di euro, di cui 20 assorbiti dal comparto tessile - è in prima fila nella battaglia a favore della responsabi­lità ambientale e sociale. A confermare di questo interesse crescente, è il report «Destinatio­n Zero» di Greenpeace, che evidenzia come su 80 imprese (brand e aziende manifattur­iere) che hanno aderito alla campagna Detox a livello mondiale, 60 sono italiane.

La riduzione dell’impatto ambientale delle loro produzioni si traduce in un triplice lavoro per le aziende che hanno operato o operano sull’efficienza energetica dei loro stabilimen­ti, studiano processi di lavorazion­e alternativ­i e orientano i propri investimen­ti in ricerca e sviluppo verso la creazione di materiali innovativi, spesso impiegando tecnologie di ultima generazion­e, che possano soppiantar­e quelli più dannosi.

È il caso di aziende tessili come Canepa,che ha sviluppato Kitotex, un materiale organico biodegrada­bile (ottenuto riciclando l'esoschelet­ro dei crostacei, scarto dell'industria alimentare) da utilizzare nel processo di preparazio­ne dei filati alla tessitura per abbattere l’impatto ambientale. Oppure di Aquafil, azienda che ha inventato Econyl, una fibra tessile realizzata con le reti da pesca riciclate.

Decisivo anche il lavoro delle istituzion­i: la Camera della Moda che ha fatto della sostenibil­ità uno dei capisaldi della strategia di promozione della moda italiana all’estero.

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