I provvedimenti disciplinari sono «trasparenti» nella Pa
Sono un dipendente comunale e alcuni mesi fa, a causa di un errore commesso in alcuni atti amministrativi, sono stato sanzionato (per la prima volta) con un provvedimento disciplinare lieve dall’ente, che – come prevede la legge – tutelava la riservatezza, in base al codice della privacy. Da alcuni mesi ricopro il ruolo di consigliere comunale in un altro Comune. In un consiglio comunale un collega consigliere ha presentato un’interrogazione scritta e pubblica, sollevando nello specifico anche la mia sanzione disciplinare e la sospensione dal servizio. Un tale gesto diffamatorio è consentito dalla legge? Un consigliere comunale può dire quello che vuole ed entrare in un provvedimento disciplinare, tutelato dalla privacy?
O.D. - PADOVA
La disciplina della tutela dei dati personali nell’ambito della pubblica amministrazione va coordinata con il regime generale della trasparenza amministrativa. In termini generali, si può dire che l’accessibilità dei dati e la pubblicità di atti e documenti rappresentano la regola generale; mentre il segreto e la riservatezza sono l’eccezione. Nel caso specifico, si introduce l’ulteriore questione di un possibile profilo di diffamazione, la quale però potrebbe essere contestata con fondamento solo nel caso di diffusione di informazioni non veritiere e quando siano superati i limiti del diritto di critica.