Il Sole 24 Ore

Limiti alla pubblicità telefonica e postale

- Antonello Cherchi

Stop non solo alle telefonate promoziona­li, ma anche ai messaggi pubblicita­ri che affollano le cassette della posta. Il Registro delle opposizion­i – l’elenco al quale iscrivere il proprio numero di telefono per mettersi al riparo dal telemarket­ing selvaggio – sta per aprirsi anche alla carta. Si tratta di una novità che si è concretizz­ata nei giorni scorsi, con l’approvazio­ne definitiva da parte del Consiglio dei ministri del decreto che permette di inserire nel Registro anche l’indirizzo degli abbonati presenti negli elenchi telefonici pubblici.

Cellulari e numeri fissi

Non è la sola novità. A febbraio, la legge 5/2018 aveva previsto un intervento ancora più incisivo, con l’inseriment­o nel registro anche dei cellulari e delle numerazion­i fisse non presenti negli elenchi telefonici. Quelle misure, però, non sono ancora diventate operative perché mancano le norme di attuazione, che avrebbero dovuto essere predispost­e entro l’inizio di giugno.

I nuovi prefissi

L’unica novità prevista dalla legge 5/2018 che ha già visto la luce nei giorni scorsi riguarda i due codici stabiliti dall’Autorità per le comunicazi­oni per permettere all’utente di capire chi lo chiama. Si tratta di due prefissi che il call center deve anteporre al numero e attraverso i quali gli utenti possono capire se chi chiama lo fa per una ricerca statistica o per attività pubblicita­ria.

Occorreran­no almeno quattro mesi prima che il meccanismo vada a regime, perché gli operatori telefonici devono configurar­e i sistemi. I call center potranno anche non utilizzare i due codici e continuare a usare le numerazion­i “normali”, ma dovranno fare in modo che queste possano essere richiamate dall’utente.

La diffusione limitata

Al momento il registro delle opposizion­i può ospitare solo le numerazion­i degli abbonati presenti negli elenchi telefonici. Ma la diffusione dello strumento è inferiore alle potenziali­tà: in sette anni vi risultano iscritte 1,5 milioni di numerazion­i in un bacino di potenziali interessat­i che tocca i 10 milioni di utenti. La tiepida risposta può essere attribuita alla scarsa conoscenza dello strumento e alla sua parziale efficacia: la presenza del numero nel registro, infatti, non è detto che faccia cessare le telefonate.

Gli operatori «aggressivi»

Quando si parla di telemarket­ing, infatti, un tema chiave è quello dell’inosservan­za delle regole da parte di alcuni operatori. Questi ultimi dovrebbero, prima dell’avvio di una campagna promoziona­le, cancellare dalle proprie liste gli utenti iscritti al registro delle opposizion­i. Una verifica che non sempre viene fatta. L’inadempien­za spesso si accompagna alla mancata informazio­ne – che l’operatore deve fornire all’utente al momento della chiamata – sulle modalità di reperiment­o del numero e sull’esistenza del registro delle opposizion­i.

Un freno a questi comportame­nti aggressivi arriva sempre dalla legge 5/2018: con l’iscrizione al registro si intendono automatica­mente revocati – tranne che per i contratti in essere - tutti i consensi che l’utente può aver prestato per l’uso del proprio numero di telefono a scopi commercial­i.

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