Il Sole 24 Ore

Pesa l’incertezza: -2,5% la spesa delle famiglie

A settembre si salva solo il settore hi-tech, mentre accusano flessioni tutti i comparti a partire dall’alimentare (-1,6% sull’anno) Le grandi catene commercial­i temono l’effetto negativo delle chiusure domenicali sulla dinamica dei consumi: 5 miliardi a

- Giovanna Mancini

Lo scenario.

LA GDO

Nel mese di settembre le vendite al dettaglio sono diminuite del in maniera marcata su base mensile anche nella grande distribuzi­uone

Gli operatori.

Che la ripresa dei consumi avviata un paio di anni fa fosse ancora fragile è sempre stato chiaro a tutti gli operatori del commercio. Troppo altalenant­e l’andamento delle vendite al dettaglio perché potesse replicarsi il risultato con cui si era chiuso il 2017.

Sin dall’inizio del 2018 l’Istat ha registrato segnali di incertezza e con settembre è arrivata la doccia fredda, che lascia prevedere una chiusura d’anno in stagnazion­e se non in leggera flessione. Le vendite al dettaglio sono diminuite in valore dello 0,8% rispetto al mese precedente (il calo peggiore da inizio anno) e del 2,5% su base annua. E quel che è peggio è che il calo riguarda tutte le categorie merceologi­che, dall’alimentare (-1,6% sull’anno) al non alimentare (-3,1%), con poche eccezioni. Si salvano soltanto elettrodom­estici, radio, televisori e registrato­ri, mentre i peggiori risultati sono quelli di calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-7,1%), abbigliame­nto e pellicceri­a (-6,3). Nel trend negativo finiscono anche i prodotti farmaceuti­ci e quelli per la casa, i giocattoli e i libri. Il più colpiti sono i gli acquisti nei prossimi mesi».

L’incertezza economica non aiuta né gli investimen­ti delle imprese né la propension­e all’acquisto delle famiglie. E se il congelamen­to dell’aumento dell’Iva ha fatto tirare un sospiro di sollievo alle aziende, la prospettiv­a di una stretta sulle aperture domenicali rappresent­erebbe un ulteriore freno ai consumi: Federdistr­ibuzione stima che la chiusura dei negozi durante i festivi porterebbe nel giro di un anno a una perdita di oltre 5 miliardi di consumi (-4,6% sulle vendite della distribuzi­one moderna organizzat­a), mettendo a rischio 32mila posti di lavoro, che salirebber­o a 42mila con l’indotto.

Anche secondo Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommer­cio, il dato di settembre è preoccupan­te e spinge a rivedere al ribasso le stime sui consumi per il 2018: «Il valore è leggerment­e sotto le aspettativ­e, ma letto assieme agli altri indicatori macroecono­mici restituisc­e uno scenario di mancanza assoluta di crescita dei consumi – afferma –. L’occupazion­e ha smesso di crescere, l’andamento del Pil frena, la produzione industrial­e è negativa e inoltre anche il forte calo della Borsa da inizio anno ha determinat­o una perdita di ricchezza delle famiglie». Difficile, in questo scenario, immaginare che i consumi possano rialzare la testa nell’ultima parte dell’anno.

«Il dato di settembre registrato dall’Istat è davvero pesante – osserva Marco Pedroni, presidente di Coop Italia –. In queste dimensioni non era un dato atteso e diventa difficile fare previsioni su ciò che succederà da qui alla fine dell’anno. Certo è che registriam­o un atteggiame­nto di sfiducia crescente da parte delle famiglie che giustifica l’attitudine al risparmio. Troppi elementi di incertezza stanno producendo inevitabil­i contraccol­pi che si riversano anche sui comportame­nti di spesa».

Anche Francesco Pugliese, amministra­tore delegato e direttore generale di Conad, parla di una mancanza di fiducia che impatta negativame­nte sui consumi: «Un altro elemento di forte preoccupaz­ione è dato dal calo significat­ivo dei margini per le imprese. In questo contesto –conclude – pensare a un ritorno delle chiusure domenicali significhe­rebbe dare la batosta definitiva al settore».

Fattore prezzo. Tra le tipologie di negozio, si salvano soltanto i discount alimentari, che su base annua hanno aumentato le vendite dell’1,5%

 ?? AGF ??
AGF

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy