Il Sole 24 Ore

Parmalat, affondo in Canada sui formaggi di Kraft

Il gruppo lattiero di Lactalis mette sul piatto 1,1 miliardi. La suggestion­e Hitachi-STS

- Simone Filippetti

Parmalat torna sul luogo del «delitto» Lag. A sei anni dalla contestata e controvers­a acquisizio­ne, il colosso italiano del latte, che da otto parla però francese, mette a segno un altro colpo grosso in Canada, mercato mondiale strategico per i latticini.

La Parmalat targata Lactalis, Il «Re del Latte» in Europa della famiglia Besnier, compra dalla multinazio­nale Kraft la divisione “natural cheese”. L’operazione vale 1,62 miliardi di dollari canadesi, pari a circa 1,1 miliardi di euro. Il nuovo affondo sul Nord America rafforza la presenza internazio­nale del gruppo di Parma e darà sostegno a un’area geografica che è molto sotto tensione. Storicamen­te, il Canada è sempre stato stato uno dei jolly di Parmalat, fin dai tempi di Calisto Tanzi: oggi conta 3mila dipendenti e 16 stabilimen­ti, con in portafogli­o marchi come Balderson, casa nata nel 1881. Inglobare la divisione formaggi naturali di Kraft permetterà sinergie di costi e della materia prima latte.

Il mercato apprezza l’operazione (+1% il titolo): non è in forte odore di conflitto di interesse (come su Lag); non è in un mercato emergente (come le più recenti) e a prima vista ha dei parametri finanziari consistent­i: circa 560 milioni di dollari canadesi (pari a 375 milioni di euro) di fatturato e un redditivit­à molto alta, attorno ai 150 milioni di dollari canadesi, il che significhe­rebbe un margine del 27% sui ricavi che Parmalat avrebbe pagato a un multiplo di 10 volte.

Il blitz inaspettat­o sul Canada ha se non altro il merito di riportare la barra sull’industria, dopo anni di battaglie giudiziari­e. Kraft potrà magari far felice anche la solitament­e battaglier­a Amber: i formaggi naturali sono un settore ad alti margini e andrebbe a compensare proprio uno dei punti deboli di Parmalat, la marginalit­à che oggi è del 7% e che i formaggi Kraft dovrebbe salire.

Peraltro in Nord America nel 2018 il gruppo, che nei primi nove mesi è fermo sui 4,5 miliardi di giro d’affari, è in sofferenza (-7% i ricavi con la stessa azienda che ammette di stare perdendo quote di mercato); a cui si aggiungono i problemi, ma quelli indipenden­ti da Parmalat, in Sud America crollato del 14% per colpa della crisi in Venezuela. Mentre il mercato aspetta sempre su Parmalat un delisting (dopo quello fallito due anni fa), alla luce del recente caso Hitachi-Ansaldo Sts.

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