Snam lancia la svolta verde con un piano da 5,7 miliardi
Focus sulla sostenibilità. Alverà: «Leva fondamentale per il lungo termine» Per il 2018 cedola di 0,22 euro con incremento medio del 5% annuo
È la svolta “verde” di Snam perché, come spiega l’ad, Marco Alverà, la sostenibilità, filo rosso del piano 2018-2022 da 5,7 miliardi presentato ieri (il 10% in più rispetto alla strategia precedente), «è una leva fondamentale del business per il lungo termine». E la società vuole sfruttarla per cavalcare la transizione energetica che candida i gestori del sistema di trasporto del gas (Tso) come Snam a una posizione di primo piano in Italia e in Europa.
Ecco perché l’aggiornamento diffuso ieri conferma innanzitutto la volonta di migliorare le attività core: la fetta principale dello sforzo sarà perciò destinata alla rete (4,8 miliardi) e allo stoccaggio (700 milioni). Con Alverà che ribadisce la tabella di marcia del Tap, il gasdotto che porterà in Europa il gas azero, («i lavori sono completati all’80% e l’avvio del primo gas è confermato per il 2020»), aggiunge poi che entro fine anno sarà perfezionata l’acquisizione della greca Desfa e, guardando alla Sardegna, dove l’alleanza con Sgi è stata approvata dall’Antitrust, chiarisce che la dorsale «vale 300 milioni» e che i tempi di realizzazione dipenderanno «dalle scelte della politica». Quanto al gas americano e al ruolo che potrà giocare Snam in Europa, Alverà, sollecitato da una domanda del Sole 24 Ore, la mette giù cosi: «Penso che finirà soprattutto sui mercati asiatici, dove i prezzi sono decisamente più alti, e ciò che approderà in Europa arriverà soprattutto d’estate perché disponiamo di grandi capacità di stoccaggio e di rigassificazione. E noi, come Snam, siamo pronti a metterle a disposizione».
La Borsa plaude alla virata (+2,5%), come gli analisti che apprezzano in particolare la politica sui dividendi che prevede per l’esercizio 2018 una cedola di 0,22 euro (con un acconto del 40%) e fissa in un 5% annuo l’incremento medio nell’arco di piano. Dove non manca l’ulteriore scommessa sulla transizione energetica: 200 milioni di investimenti distribuiti tra infrastrutture per la produzione del biometano da rifiuti e scarti agricoli , nuove stazioni di rifornimento di metano e biometano e almeno quattro liquefattori. Uno sforzo che s’inserisce in un progetto più ampio da 850 milioni (Tec, Tomorrow’s Energy Company) per intercettare tutte le opportunità offerte dall’evoluzione del sistema energetico, rimarca il ceo anche davanti agli analisti affiancato dalla cfo Alessandra Pasini e dal chief industrial assets officer Massimo Derchi. Sfruttando tali leve, dunque, Snam è convinta di far avanzare tutti i target da qui al 2022: dall’utile netto, che si stima salirà di oltre il 4% come media annua (mentre l’incremento dell’utile netto per azione è atteso sopra il 5% medio annuo), alla Rab consolidata, la cui crescita media annua per i ricavi 2017-2022 è fissata attorno al 2,5%. Partendo dai buoni conti dei primi nove mesi, chiusi con un utile netto adjusted di 793 milioni (+5%), un Ebit adjusted di 1,09 miliardi (+2,5%) e ricavi per 1,87 miliardi (+3,1%), mentre il debito è di 11,7 miliardi (11,5 miliardi a fine 2017) e ha un costo medio di circa 1,5%, su cui la società continuerà a lavorare. Come su tutta la finanza, mettendo sul piatto della svolta “verde” anche la trasformazione in “sustainable loan” delle linee di credito sindacate da 3,2 miliardi.