La Francia accusa gli Stati Uniti sulle nuove sanzioni all’Iran
Il ministro Le Maire: «Non possono essere i poliziotti del commercio mondiale» Parigi vuole che la Ue tenga aperti i canali economici con Teheran
Parigi contro Washington. Il ripristino delle sanzioni americane contro l’Iran, voluto da Donald Trump, ha approfondito il solco diplomatico tra la Casa Bianca e gli alleati europei. E all’interno della Ue, la Francia sta assumendo la leadership nel fronteggiare con forza la linea di Trump. Non solo in politica estera, ma anche in ambito economico, puntando a rafforzare il ruolo dell’euro come antagonista del dollaro sui mercati internazionali.
Non poteva essere altrimenti. Trump aveva sempre definito l’intesa sul nucleare iraniano (Jpcoa), firmata nell’estate del 2015 dal gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania), «il peggior accordo mai firmato dagli Stati Uniti». Dopo aver denunciato per mesi le violazioni iraniane del Jpcoa, in maggio ne è uscito unilateralmente. L’Unione Europea, che ha sempre salutato l’accordo come un grande risultato è intenzionata – mostrandosi compatta - a mantenerlo in vita.
Due giorni dopo l’entrata in vigore del secondo round di sanzioni, è sceso in campo il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire. La sua posizione, espressa al Financial Times, mette in luce la volontà francese, ed europea, di aprire una sfida, le cui conseguenze sono però imprevedibili. «L’Europa si rifiuta di permettere agli Stati Uniti di fungere da poliziotti del commercio mondiale», ha dichiarato Le Maire, che non ha esitato a usare espressioni forti come «affermare la nostra indipendenza» e «sovranità economica».
Nessuno lo ha mai detto, neanche il ministro francese, ma l’esenzione dell’Italia dall’embargo petrolifero contro l’Iran, anche se solo per sei mesi, sembra rispondere all’ennesimo tentativo di Trump di dividere gli alleati europei. Scegliendo l’Italia, Trump premia un Governo dell’eurozona già ai ferri corti con Bruxelles sulla gestione dell’immigrazione oltreché sulle regole di bilancio. Le Maire ha spiegato che il piano europeo per creare un canale finanziario capace di mantenere in vita il commercio tra Europa ed Iran sarebbe a buon punto. Una strategia, precisa il ministro, il cui obiettivo finale è rendere l’euro potente come il dollaro nell’arena del commercio internazionale. Funzionari Ue hanno indicato un piano per denominare i contratti energetici in euro anziché in dollari. Il sogno europeo si scontra tuttavia con la realtà. Che è più complessa di quanto il ministro francese vuole mostrare.
Molte compagnie europee che erano accorse in Iran con entusiasmo quando erano state rimosse le sanzioni nel 2016, si sono già ritirate. Altre lo stanno già facendo. D’altronde, per quanta potenzialità possa avere il mercato iraniano, quasi tutte le aziende europee non vogliono sfidare l’ira di Washington, con il rischio di perdere il ben più remunerativo mercato americano. Politicamente la Ue non vuole cedere alla logica dell’embargo. Le compagnie però hanno già ceduto. Lo si è visto martedì, il giorno dopo l’entrata in vigore del secondo round di sanzioni, quando il sistema internazionale di trasferimento finanziario Swift,la cui sede è in Belgio, ha sospeso i servizi a diverse banche in Iran.
Il trend dal 2008 al 2017 e i principali partner dell’interscambio 2017.
INTERSCAMBIO
UE - IRAN
5 Olanda
7 Belgio