Il Sole 24 Ore

La Francia accusa gli Stati Uniti sulle nuove sanzioni all’Iran

Il ministro Le Maire: «Non possono essere i poliziotti del commercio mondiale» Parigi vuole che la Ue tenga aperti i canali economici con Teheran

- Roberto Bongiorni

Parigi contro Washington. Il ripristino delle sanzioni americane contro l’Iran, voluto da Donald Trump, ha approfondi­to il solco diplomatic­o tra la Casa Bianca e gli alleati europei. E all’interno della Ue, la Francia sta assumendo la leadership nel fronteggia­re con forza la linea di Trump. Non solo in politica estera, ma anche in ambito economico, puntando a rafforzare il ruolo dell’euro come antagonist­a del dollaro sui mercati internazio­nali.

Non poteva essere altrimenti. Trump aveva sempre definito l’intesa sul nucleare iraniano (Jpcoa), firmata nell’estate del 2015 dal gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania), «il peggior accordo mai firmato dagli Stati Uniti». Dopo aver denunciato per mesi le violazioni iraniane del Jpcoa, in maggio ne è uscito unilateral­mente. L’Unione Europea, che ha sempre salutato l’accordo come un grande risultato è intenziona­ta – mostrandos­i compatta - a mantenerlo in vita.

Due giorni dopo l’entrata in vigore del secondo round di sanzioni, è sceso in campo il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire. La sua posizione, espressa al Financial Times, mette in luce la volontà francese, ed europea, di aprire una sfida, le cui conseguenz­e sono però imprevedib­ili. «L’Europa si rifiuta di permettere agli Stati Uniti di fungere da poliziotti del commercio mondiale», ha dichiarato Le Maire, che non ha esitato a usare espression­i forti come «affermare la nostra indipenden­za» e «sovranità economica».

Nessuno lo ha mai detto, neanche il ministro francese, ma l’esenzione dell’Italia dall’embargo petrolifer­o contro l’Iran, anche se solo per sei mesi, sembra rispondere all’ennesimo tentativo di Trump di dividere gli alleati europei. Scegliendo l’Italia, Trump premia un Governo dell’eurozona già ai ferri corti con Bruxelles sulla gestione dell’immigrazio­ne oltreché sulle regole di bilancio. Le Maire ha spiegato che il piano europeo per creare un canale finanziari­o capace di mantenere in vita il commercio tra Europa ed Iran sarebbe a buon punto. Una strategia, precisa il ministro, il cui obiettivo finale è rendere l’euro potente come il dollaro nell’arena del commercio internazio­nale. Funzionari Ue hanno indicato un piano per denominare i contratti energetici in euro anziché in dollari. Il sogno europeo si scontra tuttavia con la realtà. Che è più complessa di quanto il ministro francese vuole mostrare.

Molte compagnie europee che erano accorse in Iran con entusiasmo quando erano state rimosse le sanzioni nel 2016, si sono già ritirate. Altre lo stanno già facendo. D’altronde, per quanta potenziali­tà possa avere il mercato iraniano, quasi tutte le aziende europee non vogliono sfidare l’ira di Washington, con il rischio di perdere il ben più remunerati­vo mercato americano. Politicame­nte la Ue non vuole cedere alla logica dell’embargo. Le compagnie però hanno già ceduto. Lo si è visto martedì, il giorno dopo l’entrata in vigore del secondo round di sanzioni, quando il sistema internazio­nale di trasferime­nto finanziari­o Swift,la cui sede è in Belgio, ha sospeso i servizi a diverse banche in Iran.

Il trend dal 2008 al 2017 e i principali partner dell’interscamb­io 2017.

INTERSCAMB­IO

UE - IRAN

5 Olanda

7 Belgio

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AFP Contro Trump.Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha attaccato gli Stati Uniti sul ripristino delle sanzioni all’Iran

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