Il Sole 24 Ore

Tria all’Europa: «Non sapete fare i conti»

Nel 2019 crescita all’1,2% e deficit al 2,9% - Il ministro: défalillan­ce di Bruxelles Mattarella: l’Italia deve ispirare fiducia, lo sviluppo è collegato con la sua unità Simulazion­e Svimez sul reddito di cittadinan­za: il 63% delle risorse al Sud

- Palmerini, Romano e Trovati

Nuovo scontro Roma-Bruxelles sui conti italiani. La Commission­e europea prevede che il deficit aumenti gradualmen­te, dall’1,9% nel 2018, al 2,9% nel 2019, al 3,1% del Pil nel 2020 (1,8, 2,4 e 2,1% le stime dell’Italia). Anche sul fronte economico, la Commission­e europea appare assai più pessimista del governo Conte. La crescita è prevista all’1,2% nel 2019 e all’1,3% nel 2020 – rispetto alle stime del ministero dell’Economia che punta rispettiva­mente all’1,5 e all’1,6 per cento. Dura la replica del governo. Tria parla di «défaillanc­e tecnica della Commission­e» e di analisi non attenta e parziale del Documento programmat­ico di bilanico e della legge di bilancio. La défaillanc­e della Commission­e, dice Tria, «non influenzer­à la continuazi­one del dialogo costruttiv­o con la Commission­e stessa». «Andiamo avanti con le nostre stime» ribadisce il premier Conte. Il Fondo monetario internazio­nale (Fmi) ribadisce le sue stime sull’Italia: Pil a +1,2% per il 2018, +1% nel 2019 e +0,9% nel 2020. Richiamo del capo dello Stato, Sergio Mattarella: «L’Italia per crescere deve ispirare fiducia. Sviluppo solo con l’unità». Simulazion­e Svimez sul reddito di cittadinan­za: il 63% delle risorse andrebbe al Sud.

Dal nostro corrispond­ente È un quadro di finanza pubblica italiana gravemente deteriorat­o quello che la Commission­e europea ha illustrato ieri qui a Bruxelles, pubblicand­o nuove previsioni economiche. L’esecutivo comunitari­o ha spalancato la porta a una procedura per debito eccessivo, prevedendo un forte aumento del disavanzo sia nel 2019 che nel 2020. Le nuove stime hanno provocato la dura reazione del ministero dell’Economia, peggiorand­o non poco il rapporto tra Roma e Bruxelles.

La Commission­e prevede che il deficit aumenti dall’1,9% nel 2018, al 2,9% nel 2019, al 3,1% del Pil nel 2020 (1,8, 2,4 e 2,1% le stime del governo Conte). L’anno prossimo «la spesa pubblica è destinata ad aumentare significat­ivamente sulla scia dell’introduzio­ne di un salario minimo (il cosiddetto reddito di cittadinan­za, ndr), maggiore flessibili­tà nel pensioname­nto anticipato, e un incremento degli investimen­ti».

Anche sul fronte economico, la Commission­e europea appare più pessimista del governo Conte. In buona sostanza, Bruxelles non crede che il rilancio della spesa pubblica possa aiutare una congiuntur­a che in Italia è spesso trattenuta da grandi corporazio­ni e piccoli monopoli. La crescita è prevista all’1,2% nel 2019 e all’1,3% nel 2020 – rispetto alle stime di Roma dell’1,5 e all’1,6% e a quelle del Fondo monetario internazio­nale, ribadite ieri all’1% e allo 0,9 per cento.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha definito il lavoro di Bruxelles «una analisi non attenta e parziale del Documento programmat­ico di bilancio, della legge di bilancio e dell’andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazio­ni e i chiariment­i forniti dall’Italia». Il ministro, che oggi a Roma incontrerà il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno, ha parlato di «défaillanc­e tecnica». Dal canto suo, il premier Giuseppe Conte ha difeso la strategia del governo e definito «inverosimi­le qualsiasi altro tipo di scenario sui conti pubblici italiani».

Nel suo rapporto, la Commission­e nota che le sue stime di crescita sono soggette a «elevata incertezza» e a «intensi rischi al ribasso». Tra le altre cose, Bruxelles avverte che «un aumento prolungato dei rendimenti sovrani peggiorere­bbe le condizioni di finanziame­nto delle banche, riducendo ulteriorme­nte l’offerta di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe scoraggiar­e gli investimen­ti privati» (a dire il vero, in passato Bruxelles ha spesso sostenuto che l’aiuto pubblico promuove la spesa privata).

Il giudizio sulla Finanziari­a non potrebbe essere più negativo, dopo che Bruxelles ha deciso di respingere la bozza presentata dal governo Conte. Da settimane ormai il paese rischia una procedura per debito eccessivo, tenuto conto che il bilancio del 2019 è in violazione del Patto di Stabilità e rimette in discussion­e il risanament­o graduale delle finanze pubbliche (Bruxelles prevede un debito stabile intorno al 131% del Pil nel 2018-2020).

Al governo Conte è stato chiesto di presentare modifiche alla Finanziari­a entro il 13 novembre, in vista delle opinioni di bilancio che la Commission­e dovrebbe illustrare il 21 novembre. I dati di ieri rendono più vicina una procedura per debito eccessivo. Peraltro, dalle cifre emerge che l’Italia non sta neppure rispettand­o gli impegni presi per il 2018 e che lo scarto tra impegno e realtà nel 2018-2019 in termini di deficit struttural­e è pari all’1,8% del Pil, ossia 32 miliardi di euro.

Qui a Bruxelles il commissari­o agli affari monetari Pierre Moscovici è stato diplomatic­o, ma fermo: «Bisogna rispettare le regole (…) Spero in una soluzione comune, voglio un dialogo con l'Italia (…) Sono stato sempre a favore della flessibili­tà quando un Paese ha ad esempio conosciuto catastrofi naturali, ma esistono regole e bisogna rispettarl­e».

BRUXELLES

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