LA FED POST VOTO HA POCO O NULLA DA FESTEGGIARE
Alla Fed avranno brindato ai risultati elettorali come hanno fatto i mercati? È improbabile. Una banca centrale che molto dipende dalla politica ha tutto da perdere, se i prossimi due anni - come tutti si aspettano - saranno di perenne campagna elettorale negli Stati Uniti. Di riflesso, ogni aumento di incertezza e instabilità colpirà tutti gli altri Paesi, Europa inclusa.
La riunione del consiglio della banca centrale americana( F ed) come previsto non ha prodotto alcuna novità. Nonostanteciò, l’ attenzione di tutti gli analisti è ora concentrata sulla F ed: il percorso di normalizzazione della sua politica monetaria sarà una variabile chiave per comprendere le prospettive congiunturali prossime venture. In realtà, sono le scelte delpr esi dent eT rump che dovranno essere osservate con maggiore attenzione: la politica monetaria americana dipende in modo decisivo da quelle che sono le scelte presidenziali.
Per cui la prima domanda è: l’ attuale presidente intende presentarsi per un secondo mandato? Se la risposta è po siti va,Trump disegnerà un apolitica economica il cui obiettivo sarà quello di massimizzare la probabilità di essere rieletto. Da questo punto di vista, l’esito delle elezioni di tre giorni fa sono una pessima notizia perla F ed, se questo significherà una perenne campagna elettorale nei due anni che ci separano dalle elezioni presidenziali del 2020. Si dice che i mercati abbiano festeggiato alla notizia che l’ esito delle elezioni possa essereriassunto con un sostanziale pareggio tra repubblicani e democratici: l’ interpretazione è che il pareggio possa smussare gli aspetti più aggressivi della politica economica finora concepita e messa in atto daTrump. In realtà, qualunque sia la reazione diTrumpall’ e sito elettorale, l’ unica cosa certa è che-se desidera essere rieletto-aumenterà la pressione politica sulla Fed.
La pressione politica viene esercitata dal governo in carica ogni qualvolta la politica monetaria può essere utilizzata per aumentare il consenso elettorale. È una situazione dei rapporti tra esecutivo e banca centrale cruciale per comprendere l’ evoluzionedella politica monetaria. Nel contempo, è un evento difficile da catturare empiricamente, perché si tratta di trasformare fatti e dichiarazione dei due“duellanti” in una variabile oggettiva.Anche perché la sudditanza della politica monetaria ai voleri del governo in carica può essere massima, e quindi per il presidente di turno non c’ è alcun bisognodi esercitare pressione. Gli studi sulla
I PRESIDENTI A CACCIA DI VOTI RIESCONO A INFLUENZARE LA POLITICA MONETARIA USA
pressione politica ci raccontano due fatti interessanti. In primo luogo, studiando 118 Paesi nel periodo che va dal 2010 al 2018, si scopre che il 39% delle banche centrali ha dovuto gestire almeno una volta una situazione di pressione politica,e che, in un dato anno, per ciascun adi esse la probabilità di essere “aggredita” dal rispettivo governo è del 10 percento. In secondo luogo, la probabilità di aggressionesi alza in presenza di alcune caratteristiche del Paese in esame; in particolare, il“rischio aggressione” è più alto in presenza di quattro caratteristiche: quando il governo incarica vuol mettere in atto politiche re distributive, oppure ci sia un sistema democratico con pesi e contrappesi indeboliti, oppure il governo tende ad assumere atteggiamenti nazionalistici, oppure desidera chela politica monetaria sia più espansiva.
È allora interessante chiedersi quali di tali caratteristiche saranno presenti negli Stati Uniti di Donald Trump nei prossimi due anni. Riguardo la strategia di politica monetaria, già ora Trump ha mostrato che - quando gli occorre per ragioni elettorali-è pronto ad attaccare la F ed per un percorso di politica monetaria“sbagliato ”; nelle scorse settimane l’ accusa è stata appunto di eccesso di restrizione. Inoltre un tipico tratto degli annunzi del presidente americano è quello del sentimento “anti-élite”, che ha come riflesso di politica economica il tema della redistribuzione di reddito e ricchezza. Infine, le scelte diTrump sulle nomine-in particolare alla Corte Suprema-sonostate oggetto di una accusa di indebolimento del meccanismo vigente negli Stati Uniti dipesi e contrappesi. Per non parlare dell’ aggressione nei fatti alla -presunta-indipendenza della F ed. Sul nazionalismo di Trump vale per tutto il suo slogan America First.
Insomma: tutti gli indizi portano a credere che la pressione politica di TrumpsullaF ed sia destinata ad aumentare. Dall’altra parte, è la storia che racconta l’ evoluzione della politica americana nel tempo: quando il presidente ha bisogno di un apolitica monetaria, la impone, o comunque l’ appoggia. Quando negli anni 70 ilpr esi denteRichardN ix on aveva bisogno di una politica monetaria espansiva per passare indenne alle elezionidel 1972, la impose all’ allora governatore ArthurBurns. Nello stesso modo, quandone gli anni 80 ilpr esi denteJimmyCarterebbe bisogno di dare una impronta anti-inflazionistica alla su apolitica economica, diede tuttala copertura politicapossibileall’azionedelgovernatore Paul Volcker. Perché Trump dovrebbe essere diverso?