Tim, profondo rosso con maxi svalutazioni
Il cda rettifica gli attivi italiani: sui 9 mesi perdite per 800 milioni L’ad Genish regge alla prova del consiglio. Niente assemblea prima di aprile
Telecom svaluta per 2 miliardi gli avviamenti, che scendono così a 27 miliardi, con un intervento tutto relativo allla business unit Italia. Il cda, che avrebbe dovuto iniziare intorno a mezzogiorno, era ancora in corso nella tarda serata di ieri. E solo verso le 19 i consiglieri hanno votato sulla svalutazione, con due astensioni tra le fila dei francesi. La rettifica si è resa necessaria alla luce del peggiorato contesto competitivo sul mercato domestico, dello scostamento negativo di qualche centinaia di milioni rispetto all’Ebitda che era previsto a fine anno, e dei tassi in crescita.
Telecom svaluta per 2 miliardi gli avviamenti, che scendono così a 27 miliardi, con un intervento tutto relativo alla business unit Italia. Il cda, che avrebbe dovuto iniziare intorno a mezzogiorno, era ancora in corso nella tarda serata di ieri. E solo verso le 19 i consiglieri hanno votato sulla svalutazione, con due astensioni tra le fila dei francesi. La rettifica si è resa necessaria alla luce del peggiorato contesto competitivo sul mercato domestico, dello scostamento negativo di qualche centinaio di milioni rispetto all’Ebitda che era previsto a fine anno, e dei tassi in crescita. La perdita di valore è da considerare “duratura”, secondo la perizia del professor Enrico Laghi, incaricato dalla società di condurre l’impairment test. Normalmente le società tendono a rinviare decisioni di questo tipo all’impairment di fine esercizio, in modo di poter verificare se - con l’aggiornamento del piano industriale - sia possibile riassorbire la perdita con la previsione di congrui flussi di cassa futuri. Ma il comitato controllo e rischi, che alla vigilia aveveva discusso per ore sul tema, ha portato nel board la valutazione di dover procedere a “rettificare” i conti già dopo i primi nove mesi. E alla fine, anche l’ad Amos Genish, che aveva cercato di evitare l’amaro calice, si è allineato alla maggioranza del consiglio, votando a favore.
I conti si tingono dunque di rosso. Il risultato netto dei primi nove mesi che sarebbe stato positivo per 1,2 miliardi prima della svalutazione, diventa così negativo di 800 milioni. L’Ebitda “organico” nel periodo si attesta a 6,2 miliardi, frutto di una crescita del Brasile del 12,5% e di un calo del mercato domestico del 2,3%, ma nel complesso sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima. I ricavi consolidati si attestano a 14,2 miliardi (+1,1% su base “organica”).
L’indebitamento finanziario netto rettificato si attesta a fine settembre a 25,19 miliardi. Considerato l’andamento calante dell’Ebitda, Telecom ha avvisato che non sarà rispettato il target net debt/Ebitda di 2,7 che era previto per quest’anno.
Discussioni accese in cda - sull’entità “effettiva” dello scostamento, ma anche sulla politica di freno agli investimenti (dai 4,5 miliardi dell’anno scorso si scenderà a 3 quest’anno) nella rete d’accesso fisso e mobile - ma alla fine non si sarebbe andati alla conta nel misurare la fiducia all’ad, che detiene tutti i poteri operativi. Se si fosse arrivati a ritirare la fiducia all’ad, l’unica soluzione praticabile nella governance atipica che si è venuta a determinare col ribaltone promosso da Elliott sarebbe stata quella di affidare i poteri di ordinaria amministrazione al presidente Fulvio Conti, affiancandolo con un direttore generale interno, visto che la carica è ricoperta dallo stesso Genish.
Una situazione comunque complicata, che sta facendo emergere le contraddizioni di una governance frutto di un forzato compromesso. Nessuno dei dieci amministratori espressi dal fondo di Paul Singer - che costituiscono la maggioranza del board - potrebbe infatti assumere deleghe operative perchè, perdendo l’indipendenza, sarebbe revocabile. E Vivendi non mancherebbe di farlo valere, visto che non c’è dialogo tra i due blocchi azionari.
La resa dei conti, comunque per ora è rinviata. Anche sull’assemblea per la nomina dei revisori il consiglio ha deciso di farla confluire nell’assemblea di bilancio di aprile. Se Vivendi dovesse porre sul tavolo il tema del rimpasto del cda, dovrebbe quindi chiedere un’assemblea ad hoc, cosa che allo stato pare improbabile. Confermato il mandato a Rothschild per la cessione di Sparkle, mentre su Persidera c’è stata solo un’informativa, considerato che Genish ha comunque tutti i poteri per procedere nel negoziato in esclusiva con ISquared.
Infine, ai primi di dicembre, a quanto si apprende, dovrebbe essere presentato il budget per il prossimo anno.
Deciso un taglio degli investimenti dai 4,5 miliardi del 2017 a 3 miliardi per quest’anno