Il Sole 24 Ore

È tregua, prescrizio­ne in vigore tra un anno

Nuova misura solo dopo la riforma del processo penale Sciopero dei penalisti Nell’accordo anche la blindatura del reddito di cittadinan­za

- Barbara Fiammeri Manuela Perrone

Più che un’intesa una tregua. E fragile. Un vertice mattutino di appena mezzora ieri a Palazzo Chigi è stato sufficient­e per concordare la via d’uscita dall’impasse sulla prescrizio­ne e per le ultime nomine Rai sui direttori di rete. Il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini e i ministri Bonafede e Bongiorno hanno dato il disco verde all’emendament­o M5S al Ddl anticorruz­ione che sospende la prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado. Ma la norma entrerà in vigore soltanto dal 2020 e solo dopo, sottolinea­no dalla Lega, la riforma del processo penale, che partirà (questa almeno l’intenzione) nei prossimi giorni al Senato con un disegno di legge delega.

Lo scambio consente a Di Maio di rivendicar­e la bandiera della guerra «ai furbetti», seppur postdatata, e a Salvini di poterla legare a « tempi certi e brevi per i processi», incassando anche il sì a un pacchetto di emendament­i sull’anticorruz­ione che alleggeris­cono l’aggravamen­to delle pene accessorie per il peculato. Il leader del M5S, insieme a Bonafede, la definisce una vittoria, anche perché avrebbe ricevutoga­ranzie sulla rapida partenza del reddito di cittadinan­za e il via libera a . Eppure ha bisogno di rafforzare i temi identitari come il “restitutio­n day “e il taglio degli stipendi dei parlamenta­ri. Tra gli stessi Cinque Stelle, infatti, emergono giudizi tutt’altro che lusinghier­i. La senatrice dissidente Elena Fattori ironizza: «Prescrizio­ne dal 2020? Allora perché non anche decreto Salvini in sicurezza dal 2020? Che lo scambio almeno sia equo». Critico anche il deputato Andrea Colletti. «L’entrata in vigore al 2020 è un errore tecnico e politico», sostiene l’autore del Ddl di riforma della prescrizio­ne che per paradosso sarà abbinato all’anticorruz­ione per giustifica­rne l’allargamen­to del perimetro. Ampliament­o contro cui si sono scagliate tutte le opposizion­i alla Camera. Sul piede di guerra pure i penalisti, che scioperera­nno dal 20 al 23 novembre contro «le sciagurate iniziative» della maggioranz­a.

Con il nuovo emendament­o gialloverd­e si tornerà al testo voluto da Bonafede, aggiungend­o soltanto la vacatio fino al 2020. Inevitabil­e lo slittament­o dei tempi: come deciso dalla capigruppo, l’approdo del testo in Aula sarà posticipat­o di una settimana (a lunedì 19) per essere varato entro il 21.

La soluzione comunque è un pannicello caldo per evitare un ulteriore scontro in un momento di gelo tra Lega e M5S. Ormai l’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne non è più un tabù. Nonostante le rassicuraz­ioni di Salvini («Si voterà tra 5 anni»), lo stesso Di Maio lo ha evocato qualora non si fosse raggiunta un’intesa. E ieri dopo l’accordo il ministro pentastell­ato Fraccaro è stato esplicito: «Anche se dovesse cadere il Governo la prescrizio­ne entrerà in vigore comunque dal primo gennaio 2020». Ma è una tesi che per la Lega non regge. «Va legata alla durata certa dei processi», insiste la ministra Bongiorno. Come dire: se non ci sarà il nuovo processo non ci sarà neppure la nuova prescrizio­ne.

Il gelo, insomma, resta. Con Di Maio che per la prima volta mette il pollice verso sul Ddl Pillon caro alla Lega sulla riforma dell’affido condiviso. Un altro tentativo di uscire dal cul de sac in cui è finito il M5S, che deve fronteggia­re anche la protesta delle associazio­ni dei risparmiat­ori truffati dalle banche. Ieri hanno attaccato il sottosegre­tario al Mef Alessio Villarosa per le modalità dei rimborsi previste nella legge di bilancio. Proteste che hanno indotto il Governo a rivedere la norma.

Tutt’altra musica in casa leghista. A fine giornata è lampante come sia il Carroccio a portare a casa il risultato migliore. Il decreto sicurezza arriverà in porto entro la fine di novembre, giusto in tempo per la manifestaz­ione a piazza del Popolo prevista l’8 dicembre. E Salvini conta di incassare subito anche la legittima difesa.

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