Il Sole 24 Ore

Lombardia informatic­a, inchiesta sugli appalti Indagato l’ex presidente

- —Sara Monaci

Ancora un’inchiesta nella sanità lombarda. L’ultimo capitolo di una lunga storia riguarda i vertici di Lombardia informatic­a, partecipat­a della Regione, che, secondo la procura di Milano e la Guardia di finanza di Lodi, avrebbero commesso una turbativa d’asta nell’ambito di una gara per l’acquisto di computer e software da impiegare nelle strutture ospedalier­e. Indagati l’ex presidente Giorgio Caielli, conosciuto anche per essere l’ex segretario della Lega a Gallarate (Varese), un consulente informatic­o e due responsabi­li della società Service Trade (che però non ha vinto la gara). Secondo gli inquirenti, i responsabi­li della società Service Trade avrebbero tentato di vincere l’appalto per i servizi informatic­i promettend­o in cambio a Caielli la conferma del proprio posto nella controllat­a del Pirellone. La gara in questione è stata indetta nell’ottobre 2017 e assegnata un mese fa, per un valore di 287 milioni. Ma così come Service Trade non ha vinto, Caielli, nominato nel cda di Lombardia Informatic­a nel luglio 2017, non ha ottenuto la conferma alla presidenza. Ci sarebbero però state, per i pm, vari tipi di pressioni. Lombardia Informatic­a si dichiara parte lesa.

Il settore della sanità lombarda è evidenteme­nte pieno di insidie: ogni anno, da almeno un quinquenni­o, emerge un’inchiesta di ampia portata. I casi San Raffaele e Maugeri hanno travolto la giunta di centrodest­ra di Formigoni (e lui stesso condannato in appello a sette anni e mezzo per corruzione); le ultime indagini, relative alle case di cura dell’ex assessore Mantovani o ai giri d’affari di protesi e dentiere, hanno colpito anche l’amministra­zione Maroni. Il fatto più evidente è che il settore sanitario lombardo rappresent­a, con il suo 80% dell’intero bilancio regionale, un business da 17 miliardi l’anno. E sempre la Lombardia, con le sue eccellenze ospedalier­e, è il territorio con maggiore affluenza di “turismo sanitario” . La patologia del malaffare ha nel tempo sfruttato il metodo scelto per i rimborsi finanziari. Nel ventennio “formigonia­no” - periodo nel quale l’attività privata si è rafforzata - sono stati impiegati i cosiddetti “Drg”, ovvero dei parametri fissi per ogni tipo di intervento svolto negli ospedali, ma anche le “funzioni non tariffabil­i”, cioè una valutazion­e da effettuare a posteriori per chi fa ricerca e per i risultati ottenuti. Ogni anno una delibera stabiliva quanto e a chi. Da qui la «distrazion­e di fondi pubblici» che per il San Raffaele ha pesato 28 milioni e per la clinica Maugeri di Pavia almeno 40. La discrezion­alità di questi rimborsi, motivata con il principio della meritocraz­ia, è stato ridimensio­nato dalla giunta Maroni per limitare gli abusi. Obiettivo non del tutto raggiunto: l’ex assessore Mario Mantovani è sotto processo per aver intascato soldi pubblici per le sue onlus; a Monza due anni fa è scoppiato il caso dell’azienda di protesi che avrebbe corrispost­o ai medici beni o utilità per promuovere l’uso dei prodotti; a Bergamo Fabio Rizzi, ex presidente della commission­e regionale Sanità, è stato arrestato per gli appalti in odore di tangenti nel campo odontoiatr­ico.

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