Pernigotti, Di Maio entra in gioco
La proprietà turca chiarisce: «Non delocalizziamo, esternalizziamo in Italia»
Le attività dello stabilimento di Novi Ligure chiuderanno, ma la produzione non verrà delocalizzata in Turchia: verrà esternalizzata altrove in Italia. Dopo l’annuncio della Cigs per 100 dipendenti, i vertici di Pernigotti - di proprietà della turca Toksoz dal 2013 - ieri hanno voluto precisare in una nota che «l’intenzione dell’azienda è dare corso all’esternalizzazione delle proprie attività produttive unicamente presso il territorio nazionale. La società sta procedendo all’individuazione di partner industriali in Italia a cui affidare la produzione, coerentemente con l’obiettivo di cercare di ricollocare il maggior numero possibile di dipendenti».
Su richiesta pressante delle istituzioni locali, dalla Regione al Comune di Novi Ligure, e di alcuni parlamentari, il ministero dello Sviluppo economico ha convocato per giovedì prossimo, 15 novembre, alle 10 il tavolo di crisi, presieduto dal vicecapo di Gabinetto Giorgio Sorial, per discutere della situazione produttiva e occupazionale della Pernigotti.
«Sulla delicata situazione della società il Governo è presente e lavora per trovare al più presto una soluzione. Non lasceremo soli i dipendenti in questo momento di crisi», hanno dichiarato in una nota anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, e il capogruppo Lega alla Camera, Riccardo Molinari.
Intanto, nella fabbrica di Novi Ligure - dove oltre a 100 dipendneti sono impiegati un’ottantina di interinali - la produzione è bloccata da mercoledi, e dopo due notti di occupazione i lavoratori sono in assemblea permanente. «Non delocalizzano? Sono anni che certi prodotti, come per esempio la crema spalmabile, vengono già fatti in Turchia», sostiene Marco Malpassi, della FlaiCgil di Alessandria, che sta seguendo la vicenda in prima linea e che accusa l’azienda di gestione fallimentare, visti i 50 milioni di perdite accumulate. «E comunque esternalizzare vuol dire affidare la produzione a contoterzisti, piccole imprese o cooperative che siano: in un caso o nell’altro, i 100 lavoratori dello stabilimento di Novi Ligure perderanno il lavoro».
Oggi verrà convocato il tavolo territoriale, dove i sindacati respingeranno la richiesta dell’azienda di una Cigs per chiusura: l’intenzione è di sedersi al tavolo del Mise per ottenere la cassa integrazione straordinaria per situazione industriale complessa: significano uno o due anni di ammortizzatori sociali, finalizzati al rilancio dell’azienda. I capitali necessari potrebbero anche arrivare da alcuni imprenditori del territorio: alcune manifestazioni di interesse sarebbero già informalmente pervenute sul tavolo.