Generali, capitale solido nonostante l’impatto dei BTp
Non farà ricorso alle misure transitorie concesse da Ivass per assorbire l’effetto spread Nei nove mesi l’utile netto balza del 26,8% a 1,8 miliardi grazie anche alle cessioni
Gli occhi del mercato sono già puntati sul piano industriale che verrà presentato il prossimo 21 novembre e così i conti dei nove mesi delle Generali hanno superato l’esame di Piazza Affari. Complice anche il fatto che i numeri hanno centrato le attese degli analisti posizionandosi nella mediana del consensus. Unico elemento distintivo la solidità patrimoniale. Il Regulatory Solvency Ratio si è attestato al 200% mentre l’Economic Solvency Ratio si è posizionato al 221% (da 230% alla fine dello scorso anno). Due valori superiori alle stime degli esperti, sono nella fascia alta del consensus, ma soprattutto in linea con i dati della semestrale (201%) che ancora non scontava la recente dinamica dello spread. Volatilità, ha spiegato il cfo Cristiano Borean, che nei tre mesi tra fine giugno e settembre «ha fatto calare il Solvency di 3-4 punti». Discesa tuttavia compensata «con gli utili generati».
In ragione anche di questo, hanno spiegato dal Leone, Generali non farà ricorso alle misure transitorie rese percorribili dall’Ivass con una recente circolare che consentono di mitigare tra le altre cose gli effetti negativi del balzo del differenziale. D’altro canto, come ha sottolineato il general manager, Frédéric de Courtois, la compagnia ha appena approvato conti «solidi» e per questo ha confermato i target al 2018 aggiungendo che il gruppo intende crescere in Russia. de Courtois, in particolare, ha risposto «no comment» ai giornalisti sulle indiscrezioni riguardo un possibile rafforzamento in Ingosstrakh, compagnia in cui Generali detiene il 38,5%, ma ha fatto notare che la Russia è un paese interessante per il Leone, che non a caso ha appena aperto una sede a Mosca. L’Italia, inoltre, ha aggiunto il general manager, non è una fonte di preoccupazione: «Siamo assolutamente fiduciosi sulla solidità del paese». Il gruppo assicurativo, stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal cfo Borean in tema di titoli di stato italiani, «ha poco meno di 60 miliardi di euro di esposizione nel semestre che a fine settembre ammontavano a 58 miliardi ai valori di mercato».
Quanto ai conti, il Leone ha ottenuto un risultato operativo di 3,6 miliardi (+3,9%), raggiunto «grazie al contributo di tutti i segmenti di business» e premi in ascesa del 6,1% a quasi 50 miliardi «per effetto del positivo sviluppo» sia del danni che del vita, con il primo che si è attestato a quota 15,4 miliardi, in linea con il dato del passato esercizio che poteva però contare su un perimetro più ampio, e il secondo che ha segnato una raccolta netta in crescita a 8,6 miliardi (+3,3%). L’utile netto è risultato in aumento del 26,8% a 1,855 miliardi grazie alla positiva performance non operativa e al risultato delle dismissioni che hanno contribuito per 157 milioni. I profitti ante attività cessate hanno comunque registrato un incremento del 4,8%.
Nei nove mesi l’operating roe medio è risultato pari al 13,4%, in linea con il target strategico che punta a un dato superiore al 13% mentre l’operating roe annualizzato si è attestato al 12.7%. Infine, sul fronte danni il combined ratio si è attestato al 92,8%, su «ottimi livelli», ma peggiore rispetto alle stime del mercato che ipotizzava al massimo un 92,7%.