Il Sole 24 Ore

Elezioni e sicurezza, all’Onu la roadmap sul futuro della Libia

Il primo passo - obiettivo della conferenza dell’11 e 12 novembre - riunire le parti

- Gerardo Pelosi ROMA

La conferenza di Palermo sulla Libia il 12 e 13 novembre, in totale sintonia e continuità con la precedente riunione del maggio scorso a Parigi, dovrà rinsaldare il dialogo politico tra tutti i soggetti interessat­i (Tripoli, Bengasi, Misurata, Fezzan). Nelle prime settimane di gennaio una nuova conferenza in Libia, rappresent­ativa di tutte le realtà locali, aprirà la strada a elezioni parlamenta­ri nel 2019 e presidenzi­ali entro l’anno successivo.

Questa è la nuova roadmap per la Libia secondo le indicazion­i che l’inviato dell’Onu, Ghassan Salamè, ha presentato ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sarà lo stesso Salamè, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a illustrare i prossimi appuntamen­ti per la stabilizza­zione del Paese nordafrica­no a conclusion­e della conferenza di Palermo, martedì 13 novembre.

La nuova conferenza di gennaio in Libia dovrà fissare la data delle elezioni parlamenta­ri nel 2019 per dare vita a un nuovo organo legislativ­o, con la sostituzio­ne del Parlamento di Tobruk, ma anche dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli. Il nuovo Parlamento dovrà quindi emendare la Costituzio­ne vigente e mettere a punto una legge elettorale in vista delle elezioni presidenzi­ali, da tenersi auspicabil­mente all’inizio del 2020. A quel punto, oltre a garantire stabilità con un presidente e un governo eletti, la Libia avrà quei requisiti di democrazia utili a superare il regime delle sanzioni.

Quanto a Palermo (dove saranno presenti tutti gli attori libici, gran parte delle massime autorità dei Paesi limitrofi, il premier russo Dmitrij Medvedev e vari ministri degli Esteri europei come il francese Jean-Yves Le Drian e il sottosegre­tario tedesco Niels Annen al posto della cancellier­a Angela Merkel) fervono i preparativ­i. Non ci saranno documenti da firmare, ma il lavoro sarà quello di riannodare il dialogo tra le parti.

Un compito al quale hanno lavorato a lungo nelle ultime settimane i diplomatic­i e alti funzionari italiani e francesi, a dispetto di una narrativa che vorrebbe in competizio­ne Roma e Parigi sul dossier libico per motivi squisitame­nte economico-commercial­i. Secondo una fonte del Quay d’Orsay, Italia e Francia «condividon­o l’obiettivo di una soluzione politica negoziata sotto l’autorità delle Nazioni Unite, che consenta ai libici di decidere il loro futuro e alla Libia di ritrovare la stabilità in modo permanente».

Anche ieri a Parigi le autorità francesi hanno ricevuto rappresent­anti di Misurata come seguito della conferenza di Parigi, e gli stessi oggi saranno a Roma per discutere di Palermo. Sempre ieri il ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha ricevuto a Roma il nuovo ministro dell’Interno libico, Fathi Bishaga, per discutere di addestrame­nto delle forze di polizia libiche, contrasto ai traffico di migranti e controllo delle frontiere.

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