Tria al lavoro per mediare: Pil ridotto e tetto al deficit
Il nuovo programma. Sul tavolo revisione della crescita, tetto anti-sforamenti del deficit, più deroghe per le calamità. Conte-Centeno: «Dialogo costruttivo»
Obiettivi di crescita, spese eccezionali dopo i danni del maltempo, peso degli interessi sul debito e clausole esplicite per garantire a priori di non sforare il deficit al 2,4%. Che è confermato perché autorizzato come tetto massimo dal Parlamento. Sono le variabili su cui si lavora al ministero dell’Economia in vista del nuovo Documento programmatico di bilancio che Roma deve inviare martedì a Bruxelles.
Il programma «non cambia nei suoi pilastri». Ieri il ministro dell’Economia Tria lo ha ribadito in mattinata in audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato. Anche perché, ha aggiunto poche ore dopo, al temine dell’incontro con il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, per rispettare alla lettera gli obiettivi concordati l’anno scorso con la commissione «dovremmo fare una restrizione fiscale fortissima, e sarebbe un suicidio» ora che la congiuntura rallenta. Ma questo non significa confermare alla lettera il progetto di ottobre. E dopo gli incontri pubblici della mattina Tria e la prima linea del Mef hanno lavorato a una serie di correttivi nel tentativo di evitare il muro contro muro. «Risultati positivi sono nell’interesse di tutti», ha detto Centeno dopo gli incontri con Tria e il premier Conte. Ma per ottenerli bisogna «togliere i dubbi di partner e investitori su una strategia portata avanti con una serie di costi per lo Stato, le aziende e i cittadini».
In che modo? Proprio la frenata dell’economia potrebbe portare nel nuovo Dbp un obiettivo di crescita inferiore all’1,5% finito sotto la pioggia di critiche Ue dopo la mancata validazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio. «Le stime italiane sono state fatte in settembre – ragiona Tria -, e ora ci sono altri dati che stiamo tenendo sotto controllo». E che concordano nell’indicare un rallentamento ulteriore nella crescita, che a fine anno potrebbe fermarsi poco distante dall’1% e sotto all’1,2% scritto nella NaDef.
Una revisione degli obiettivi 2019 non spingerebbe il deficit oltre al 2,4%, perché il dato è calcolato su un Pil tendenziale ancorato a un +0,9%. Il nuovo Dbp lo spiegherà nel dettaglio, provando a chiarire uno dei punti di frizione con la commissione e offrendo nuove ragioni per cui una flessione del Pil non può comunque portare al 2,9% indicato da Bruxelles. Il dato fondamentale, spiega Tria, è «l’impatto della manovra sulla crescita», in un contesto in cui «le condizioni economiche peggiorano». Elemento, questo, che «rafforza le ragioni a sostegno della nostra manovra», «espansiva» anche se solo «moderatamente».
Una mossa di questo tipo sarebbe traducibile come un segnale d’attenzione a Bruxelles. Anche se non cambierebbe il giudizio europeo basato su un deficit strutturale 2019 che la Commissione indica al 3% contro l’1,7% (comunque fuori regola) italiano. Sul punto resta incolmabile la distanza fra Roma e Bruxelles. Distanza nei toni, dopo le accuse di «defaillance tecnica» lanciate ieri da Tria; ma anche nei numeri su inflazione (il deflatore del Pil, alla base della bocciatura Upb, è all’1,6% per Roma e all’1,2% per Bruxelles), domanda interna e investimenti, che portano la crescita nominale dal 3,1% calcolato in Italia al 2,4% a cui si ferma la Commissione.
Il programma di bilancio, che viaggeràinsieme alla risposta sui« fattori rilevanti» per il mancatori spetto degli obiettivi di debito attesa sempre per martedì dalla U e, metterà sul tavolo argomenti ulteriori a sostegno delle cifre italiane. Ma non si fermerà lì. Al Tesoro è ripreso il lavoro sulla clausola esplicita sulla spesa, un meccanismo per garantire da sfora menti del deficit se le cose andassero peggio del previsto. In manovra i fondi per reddito e pensioni sono tetti di spesa (e coprono quota 100 generalizzata solo per il 2019; si veda Il Sole 24 Ore del 23 ottobre ), e per il reddito Tria ipotizza un bivio tra D dl collegato e decreto, in una alternativa che sembra escludere emendamenti in manovra. Ma perora c’ è solo una previsione generica sulla« possibilità» di dirottare ai saldi di bilancio i risparmi eventuali.Nel nuovo programmasi proverà ad andare oltre, con un sistema che dovrà tradursi in un correttivo alla manovra. Trai fatti nuovi di cui tener conto ci sono id annida tre miliardi prodotti secondo le prime stime dal maltempo. Si lavora quindi alla possibilità di allargare lamini-richiesta (0,05% del P il) già contenutanelDpbdi ottobre perilc rollo del Ponte Morandi.